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Shame
Anno: 2011
Regista: Steve McQueen;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: UK;
Data inserimento nel database: 05-09-2011


“Se non ci avessi provato, si sarebbe offesa.” Una scelta anticonformista quella di Steve McQueen. Shame è un film sul sesso. E questo non è particolarmente nuovo. Però. l’omologo dell’attore di Papillon, ci cavalca sopra, lancia una freccia avvelenata, politicamente incorretta. La vita di Brandon è sporca, cattiva, depravata, possiamo provare ripulso, ma mai, e poi mai, ha un segno di debolezza. Forse di colpa, ma mai di pietà. Brandon vive a new York, ha un buon lavoro, un bellissimo e diafano appartamento con vista sul fiume Hudson. Sin dall’inizio scopriamo il suo costante desiderio: è un irrefrenabile satiro. Ha sempre voglia di copulare, di fornicare, ovunque, in tutti i posti, con chiunque, senza il minimo rispetto di una dignità relazionale. Incostante con le donne, è capace di adescare le prede degli amici. Una vera macchina del sesso. E’ aiutato dal suo fascino e dalla sua bellezza. Non a caso il regista inizia proprio con inquadrature della sua micidiale ed implacabile arma: il suo pisello. Non c’è lo risparmia in nessuna forma e posizione. Non sappiamo se è una malattia, il regista – grazie – ci evita le solite menate freudiane sulle cause e del essere un poverino vittima della società, della famiglia ecc ecc. No, il colpevole è lui. Tutto il ritmo del film è sulla sua passione, incapace di resistere ad ogni forma di rapporto si ritrova improvvisamente in un cesso di un bar gay mentre un ragazzo gli pratica un coito orale. Questo è il film. Ma la sua incapacità a discernere potrebbe avergli arrecato dei danni, potrebbe essere stato capace di gesti violenti. L’amore non appare mai, non può essere capace di amare una persona con una deformazione implacabile verso la goduria infinita e unicamente materializzabile. Film notevole, per le capacità dell’attore Michael Fassbender. Il regista descrive un tema violento con tanta caparbietà scenica. Certe scelte ironiche sono leggere ma ben tratteggiate all’interno della tensione costante: il cameriere imbranato del ristorante, i sei sacchi pieni di oggetti e giocattoli porno da lui gettati in un momento di ribellione alla sua passione. Aggiungiamo la ragazza della chat e della sua confidenza con Brandon. La camera è sempre alla ricerca del protagonista, i suoi primi piano vogliosi, i suoi duetti con casuali partner. La città di New York collabora, perché sempre viva e stupenda nei suoi panorami. Sembra nascondere tanti incomprensibili ed irriconoscibili mostri, il regista li accompagna nei parcheggi e nei locali infimi, Vuole essere disteso, perciò si abbandona ai colori chiari, a scelte di un kamasutra americano. Sempre presente tramite al suo attore, le scelte umane sono diverse, mai giudicare, mai abbandonarsi a parole di buonismo.