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Marécages
Anno: 2011
Regista: Guy Édoin;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Canada;
Data inserimento nel database: 05-09-2011


“Bella estate, vero?” Non è affatto una bella estate quella di di Jean, Marie e del figlio adolescente Simon. Siamo nel Quebec, aperta campagna. Le distese e le distanze sono elevate. La famiglia gestisce una grande fattoria, ma come tanti colleghi hanno problemi economici. Non c’è nulla da fare, la siccità, la natura sono implacabili, tutto sembra perso. Il ragazzo Simon vive una vita in solitudine. Passa il suo tempo ad aiutare i genitori. Non ha amici, è turbato, in confusione. E’ impaurito per le sorti della famiglia, il fallimento è vicino. La madre cerca di assecondarlo, mentre con il padre il rapporto è costituito da sguardi rancorosi. L’isolamento è confermato dalla immensa vegetazione, dalle paludi, dal fiume, dal lago. Il lavoro ripetitivo e affannoso. La realtà della morte della giumenta è crudele. La fattoria appare come una fortezza assediata. I colori verdi, bianchi accentuano i problemi. Improvvisamente un incidente mortale al padre costringerà la madre ed il figlio a ridisegnare i propri ruoli all’interno del nucleo familiare. La paura è sostituita dal dolore, dalle sofferenze e dalle tensioni. Simon rappresenta il perno del film. E’ il suo carattere quello a cui si affeziona il regista. Per questo appare in scena con una bucolica masturbazione sul ramo di un albero. Non comprende bene la realtà, perché ai suoi occhi di ragazzo tutto è deformato, come di fronte uno specchio magico. La sua asocialità, nata nella sperduta e provinciale realtà di un paesino del Canada è accresciuta dalle difficoltà familiari; non riesce a trovare uno sbocco, una via di fuga. Avrebbe bisogno di qualcosa, nessuno sa quale. Qualcosa di oscuro lo mette in discussione. Il dubbio di cui è circondato lo soffoca. Forse le sue pulsioni più vere sono quelle di fronte alla nudità di un ragazzo. Non è una scelta sessuale ma unicamente registrazione di una agitazione ed ansia personale. Il film concede una possibilità di dubbio finale, ma in noi la certezza della innocenza è scaraventata nel lago dove la morte ha già colpito. La purezza è vana quando nasce da una ambientazione sociale chiusa e quando il senso di colpa aleggia perennemente nelle stanze della fattoria. Film emozionante, con una abilità creativa in grado di toccare i punti drammatici della storia.