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Codice Mercury - Mercury Rising
Anno: 1998
Regista: Harold Becker  ;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 06-05-1998


Prime inquadrature del film: una banda di rapinatori si nasconde in uno stabile ma e' assediata dalla polizia. In mezzo a loro, un agente dell'FBI in incognito gestisce le operazioni come meglio puo', non riuscendo pero' ad evitare la carneficina. L'agente e' Art Jeffries (Bruce Willis), valido e intelligente ma troppo emotivo per i gusti dei suoi superiori...
Cambio di scena. Un bambino autistico, Simon, riesce a decifrare una frase su un giornalino stile "La settimana enigmistica". Chiama la redazione del giornale per vincere il premio, ma dall'altra parte del filo trova due crittografi di un'agenzia governativa: quella messa a mo' di test sul giornalino altro non e' che una frase crittata con un codice costato parecchie migliaia di dollari, il codice Mercury, a protezione del quale c'e' un colonello dei servizi di sicurezza degli Stati Uniti, Kudrow (Alec Baldwin).
Altra scena: un agente si reca a casa di Simon con la motivazione di voler interrogare i genitori del bambino in merito ad un sospetto di molestie sessuali di cui si sarebbe macchiato l'autista dello scuolabus di Simon, ma appena entrato in casa l'uomo estrae una pistola e uccide la coppia. Il bambino pero' gli sfugge.
Nuova scena: sul luogo del delitto entra Jeffries, che riesce a scovare dove si era nascosto il bambino. Da questo momento, ha inizio la fuga: Jeffries, che come detto prima non ha fama di avere un carattere molto stabile, e' braccato da tutti, e nessuno sembra volergli credere che e' in atto una cospirazione il cui scopo finale e' eliminare Simon.

La sensazione piu' forte che ho provato guardando questo film e' stata quella di "deja vu": "Codice Mercury", pur partendo da un'idea di partenza che poteva avere un suo fascino, altro non e' se non un collage di due ore di immagini e richiami di film visti e rivisti, da quelli della serie dell"ispettore Callaghan, cui il personaggio di Jeffries volutamente si rifa', a "Witness" passando per "Rain Man", "Il cliente" e "Chi protegge il testimone?". Bruce Willis, peraltro molto bravo, qui pare passato senza reale soluzione di continuita' dal cast di "The Jackal" a quello di questo film: sta diventando troppo uguale in tutti i film che fa, se non riuscira' in tempi brevi a reinventarsi un personaggio la sua credibilita' come attore ne risentira' parecchio.
Non c'e' possibile suspence ne' vera tensione, e' tutto troppo scontato e banale, e davvero poco o nulla credibile: di occasioni per uccidere il bambino i servizi di sicurezza ne avrebbero a bizzeffe nel corso del film, ma guarda un po' non lo uccidono, ma non era quella la loro missione? Per non parlare di Jeffries che decide di lasciare in custodia un bambino braccato dalla forza piu' potente del paese ad una donna mai vista in vita sua. Quanto ad Alec Baldwin, che ho la sfortuna di aver visto mentre si sforza di recitare non riuscendoci per la seconda volta in dieci giorni, non ho molto da aggiungere a quanto gia' scritto a proposito di "L'urlo dell'odio": un uomo insignificante.

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Ma, a proposito di Baldwin, ecco lo stralcio di un'intervista al regista del film, che ho reperito su internet:

Nel settembre del 1997 la Commissione presidenziale Marsh ha stabilito che pochissime istituzioni americane sono al sicuro dall'essere violate dai pirati informatici... E' assolutamente un caso perche' il film e' stato ispirato da un libro uscito qualche anno fa e scritto da Ryne Douglas Peardon e intitolato Simple Simon. In fondo sa: i codici informatici sono fatti per essere decifrati. La stessa cosa accadde durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi credevano di avere ideato un codice inviolabile, mentre gli inglesi a Londra l'avevano gia' decifrato. Oggi ci sono i computer per decriptare i codici e - grazie a Dio - c'e' ancora il cervello che e' il computer piu' complesso che ci sia capace di capire qualsiasi segreto. Chi sa come funziona il cervello di un bimbo autistico? Certo e' che lui i codici riesce davvero a leggerli come se nulla fosse.
Alec Baldwin ha recentemente dichiarato di volere fare il politico a tempo pieno abbandonando l'attivita' di attore. In Italia ci sono al cinema due film: L'urlo dell'odio e Codice Mercury e in entrambe le pellicole Baldwin ha il ruolo del cattivo. Non e' un inizio esaltante per una carriera politica...

(Ride)... Ma non e' colpa mia, e' colpa della distribuzione se Baldwin prendera' pochi voti... E' la seconda volta che lo dirigo e lo trovo un ottimo attore. Francamente non pensavo che l'avrei utilizzato per questo film, ma quando ne ho avuto la possibilita' sono stato contento perche' e' un uomo estremamente intelligente, che poteva ricordare una versione migliorata di Oliver North il colonnello dei marines coinvolto nello scandalo Iran-Contras. Ho pensato che andasse veramente bene per la parte perche' grazie alla sua intelligenza sarebbe riuscito ad andare oltre il cliche' offerto dal ruolo.
Credo che Alec interpreti bene la ferrea logica "se faccio questo, dico quello" propria degli uomini capaci di sacrificare la vita di un piccolo bambino pur di salvare quella dei propri uomini, esprimendola semplicemente con lo sguardo. Con Codice Mercury, Alec Baldwin e Bruce Willis hanno avuto una buona occasione di confrontarsi tra di loro e di dividersi quasi equamente la scena.