NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


La donna che canta - Incendies
Anno: 2010
Regista: Denis Villeneuve;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Canada;
Data inserimento nel database: 25-02-2011


«“Egli ucciderà suo padre. Sposerà sua madre”. Per sventare questo oracolo di Apollo, Giocasta, regina di Tebe, abbandona il figlio sulla montagna con i piedi forati e legati » Nawal Marwan muore improvvisamente in Canada. Si è trasferita da molti anni, proveniente dal Libano degli anni settanta, sconvolto dalla guerra civile. Nawal ha due figli gemelli: Jeanne e Simon, dal carattere molto diverso. La tassa di successione dovrebbe essere del cento per cento. Si eviterebbe dispute ereditarie fra fratelli ed aiuterebbe i figli a crescere con le proprie forze. In questo caso però l’eredità ha un valore diverso: sarà un viaggio edificante nella storia della famiglia. Non sappiamo quanti soldi la madre lascia ai ragazzi e non ci interessa. Sappiamo però del tentativo della madre di ingannare i propri ragazzi. Perché la madre è tanto crudele nei confronti dei suoi figli? Perché non raccontare subito la verità: lei la conosce bene? Perché organizza una malvagia caccia al tesoro? Da questo momento la storia comincia a sanguinare come il Libano di Nawal. I perché sono tanti, ma le risposte non ci sono. “Siamo una grande famiglia.” Urla uno dei gemelli! Anche Edipo aveva una grande famiglia. Villeneuve si serve di capitoli con tanto di titolo per raccontarci gli avvenimenti. Il racconto è un intreccio costruito con molta abilità tecnica e di stile. I flash back della gioventù della madre si dissolvono elegantemente ai nostri giorni, diventando un ricamo con l’affannosa ricerca dei due gemelli. Il linguaggio è drammatico e commovente. I primi piani sono intensi e solitari, mentre lo sfondo è incerto e sfocato: la persona prevale su tutto. Comprendono contemporaneamente amore ed odio, possono anche convivere, fino ad integrarsi in un unico sentimento. La cattiveria, la violenza per quanto sconvolgenti, per quanto male possono provocare, trovano sempre un elemento edificatore nell’amore. Denis Villeneuve è abile. Riesce a rendere leggibile tutto, con tanta attenzione al linguaggio. Sconvolge ad esempio l’uso dei simboli religiosi. Il miliziano uccide donne e bambine, sul mitra ha incollato il santino della Madonna; Nawal riuscirà a salvare la sua vita mostrando il crocefisso al collo. Tanti altri sono appese ai muri o tracciate sui muri. Le immagini salvifiche e sacre sono congiunti a gesti di efferata violenza, riportandoci al messaggio della pellicola: l’amore e l’odio possono convivere. Villeneuve oltre a tanti simbolismi usa generi classici: il viaggio, la ricerca, la guerra, il flash back. Il film è bello, nonostante la trama possa provocare molti dubbi. Una esaltazione del femminile. Nawal ha un carattere forte e deciso anche quando sbaglia. Le sue scelte sono dettate dal tumulto personale e dall’anticonformismo. E’ una donna ribelle. Ama un profugo palestinese, sconvolgendo la sua famiglia cristiana. E’ una donna spietata. Non ama la sua famiglia: infatti, non la cercherà nell’epocale sconvolgimento del tempo. E’ una donna improvvisa e volubile. Nelle violenze del tempo da tutte le parti, lei riesce ad individuare il suo nemico con certezza e con altrettanta violenza ad assassinarlo. E’ una donna falsa. Del suo passato nulla racconta hai figli: “L’adolescenza è un coltello trafitto nella gola”. Lei lo toglie dalla sua gola per piantarlo spietatamente in quella dei figli. E’ una donna depressa. Non reagisce alla sua storia. Non osa assumersi le sue responsabilità. Costringe i suoi ragazzi a farlo per lei. L’elaborazione del lutto di Nawall sarà fatto dai gemelli, lei non vuole saperne nulla. Però sa amare e perdonare. Il suo carattere la sconvolge fino a portarla alla morte, cercando egoisticamente di trascinare tutti quanti. Avrebbe potuto continuare nel silenzio e nella falsità, come si è sempre comportata in tutta la sua vita canadese: “A volte è meglio non sapere tutta la verità.” Avrebbe potuto svelare il suo segreto immediatamente, ma non lo fa. Non vuole o non può farlo? Crede di essere una educatrice? Vuole essere solo lei la protagonista, non ammette comprimari. I figli sono schiacciati dalla madre e sono costretti a compiere scelte non proprie. Alla fine non sappiamo se c’è una prova dell’esistenza matematica di Dio, ma sicuramente dopo questo film sappiamo che Dio – per Villeneuve – è femmina.