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Dodes'ka-den Anno: 1970 Regista: Akira Kurosawa; Autore Recensione: Roberto Matteucci Provenienza: Giappone; Data inserimento nel database: 15-10-2010
“È proprio vero che il mondo è pieno di matti.”
Dodes'ka-den è un film bellissimo, un film stupendamente pieno di matti.
Perché un povero è un matto.
La seconda guerra mondiale è finita da poco.
Il Giappone è distrutto, in macerie: fisicamente e psicologicamente.
In una periferia di Tokyo ci sono delle baracche dove vivono sfollati della guerra, reduci, borghesi ridotti in miseria dal conflitto.
La guerra per il Giappone è stata tremenda ma vissuta come una collettività vera.
Esteriormente tutti continuano la loro vita, con molta dignità e senza vergogna.
Il ragazzo Roku-chan guida il suo tram immaginario per le vie della bidonville.
Con molta poesia, è lui l’elemento unificante fra le tante storie, drammatiche e divertenti vissute con forza d’animo in quelle decrepite abitazioni.
“Dodes'ka-den” urla il ragazzo fra quelle persone.
L’urlo richiama tutti al proprio dovere e alla propria condizioni di vita.
In un altro paese il film sarebbe stata una pellicola di condanna sociale; Kurosawa invece investe i vari personaggi di un compito più forte, quello di essere se stessi, di vivere una vita misera con un solo grido tra la povertà: “Dodes'ka-den”.
La condanna sociale non appartiene a Kurosawa, egli ci concede un delizioso affresco corale, dove la colpa del Giappone non è separata dalla propria.
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