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Simon Konianski
Anno: 2009
Regista: Micha Wald;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Francia; Belgio; Canada ;
Data inserimento nel database: 20-05-2010


Simon Konianski è un ebreo di trentacinque anni e vive in Francia. Ha sposato ed ha un figlio con una goy – una non ebrea – dalla quale è stata recentemente lasciato. Inoltre Simon ha perso il lavoro ed è senza soldi: è costretto a tornare a vivere con il padre. Il padre incarna il classico ebreo: è avaro, redarguisce il figlio perché ha sposato una non ebrea, frastorna il nipote con i racconti del tempo in cui era nel campo di concentramento. Pensa solo a se stesso, vuole il figlio fuori di casa sua e per farlo è disposto a tutto: usa perfino degli amuleti consigliati dal rabbino. I bellissimi primi piani, con i dettagli del suo viso ci fanno comprendere la sua decisione. In questo ambiente familiare inizia il film. La prima chiave di lettura è il conflitto generazionale tra Simon ed il padre. Quando Simon era piccolo il padre gli ha raccontato mille volte ed altre mille volte il suo tempo nel campo di concentramento e dei suoi compagni. Non è facile avere un padre prigioniero dei nazisti, soprattutto quando fa pesare la sua difficile vita. Cosa gli può contrapporre Simon? Solo i suoi continui fallimenti. Simon reagisce come può fare un ragazzo: ribellandosi ed odiando quelle storie. Urla per dispetto: “Mi troverò una ragazza palestinese”. La liberazione avviene con la morte del padre. Nel lungo viaggio con la bara in Ucraina per essere seppellito nel suo paese natale come da desiderio del padre, Simon acquisisce una maggiore consapevolezza di se stesso e comprende il padre. Il film è delizioso. Ha tante trovate, gli ebrei si prendono in giro, la loro ironia è pungente. La moglie di Simon lo ha lasciato per “un razzista”, e poi si scopre essere un atletico ballerino nero. L’avarizia degli ebrei raggiunge forme di parossismo. Poi c’è il la comunità ebrea, la tomba, il viaggio. Micha Wald fa sfoggio di ironia, di dettagli, di primi piani. I personaggi non hanno tregua, non sono mai lasciati soli. Riempiono lo schermo con i loro faccioni e i tanti particolari della loro vita. Anche Simon è un padre, immaturo, ma nel viaggio verso una tomba impara ad essere un buon padre, un buon marito e soprattutto per se stesso un buon figlio.