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I gatti persiani - Kasi az gorbehaye irani khabar nadareh
Anno: 2009
Regista: Bahman Ghobadi;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Iran;
Data inserimento nel database: 19-04-2010


Nella Teheran della rivoluzione verde c’è anche una rivoluzione musicale. La ribellione della musica. Sappiamo che la musica unisce. La stessa canzone che ascoltiamo in Italia si ascolta a New York o a Tokyo, e perché no pure a Teheran. I confini, le barriere, i muri che vengono eretti non possono fermare il suono che si infiltra impalpabilmente. Da Gatti Persiani apprendiamo che a Teheran ci sono tantissimi gruppi musicali che si riuniscono clandestini in case private, in campagna, o in stalle puzzolenti. Il film è un viaggio all’interno di questi gruppi, dei giovani musicisti delle band, delle nuove tendenze musicali del paese ma anche dei tanti utenti che rischiano la gallera per partecipare ad un concerto. C’è pure un rapper persiano che ci canta una lode a Dio. Il film è il sogno di una coppia, che ha già avuto problemi con la polizia per la loro musica, che vuole formare una banda per partecipare a un festival a Londra ed in seguito in Europa. Non è facile ovviamente andare all’estero per un iraniano. Allora bisogna trovare qualcuno che lo aiuti. I ragazzi lo trovano in Nader – il bravissimo Hamed Behdad - un personaggi stravagante ma sincero. Ne esistono tanti ovunque, millantano credito, vantano di conoscere Londra come le proprie tasche. Ci mette il cuore per far ottenere ai ragazzi i documenti che gli possono dare la possibilità di andarsene. E’ un film sull’amore per la musica. Per poterla fare in libertà sarebbe necessario andarsene all’estero, anche se molti per amore di Teheran preferiscono rimanere. Non c’è politica diretta nel film, non si vede il verde del film Woman Without Men, eppure la condanna per il regime è forte e decisa. La pellicola è una sequenze di clip musicali. Le scene che l’accompagnano sono registrate della Teheran che non possiamo vedere. Poveri, emarginati, senza tetto, mendicanti e tanta miseria, sporcizia, topi. Queste immagini accompagnano i suoni delle canzoni. Quando la musica si ferma, si vede solo il tentativo di tanti ragazzi che cercano di farsi comprende, che vogliano lanciare un messaggio per tanti ragazzi come loro. Un messaggio semplice: la grande voglia di vivere normalmente, di potersi divertire, di poter cantare, fare musica, di ballare. Non si comprende il perché la polizia deve arrestare quattrocento persone ad un concerto illegale oppure fare irruzione dentro una casa per fermare una festa privata. Si vuole privare il divertimento come forma di repressione umana e personale. La denuncia arriva ancora più in alto e si fa sentire ovunque come la musica di una canzone. Con tanti giovani non possono mancare i sentimenti classici quali amore ed amicizia. Il regista Bahman Ghobadi narra anche di questi sentimenti. Essi rappresentano un tutt’uno con la musica, non c’è distinzione, come ovviamente non c’è in nessuna parte del mondo. Il film è molto bello. Reale e cattivo. La bellissima colonna sonora ci accompagna per tutto il tempo dando il ritmo al film, costituendo il nerbo essenziale del film stesso..