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Happy Family
Anno: 2010
Regista: Gabriele Salvatores;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 17-04-2010


La famiglia ‘’happy’’ di Salvatores è artificiosa, finta, desiderata e sognata. Non sono delle famiglie vere quelle di Vincenzo e Margherita o quella del papa’ e mamma di Marta. Nelle loro famiglie ci sono state delle disavventure, ci sono delle morti, c’è una passione sessuale che è scomparsa, c’è una malattia, però hanno imparato a vivere e a convivere. Non sono famiglie vere anche perché appartengono alla storia di Ezio che sta scrivendo una sceneggiatura di un film. Quindi personaggi veri e finti si intrecciano e la storia perde la sua base reale per un doppio gioco, un doppio ruolo, essere contemporaneamente personaggi ed attori. Quando guardiamo non sappiamo se siamo di fronte all’attore o al suo personaggio e neppure vogliamo saperlo perché la storia ha la sua forza proprio nel miscelare i ruoli. Non è caso che in un momento di stasi della trama Ezio viene chiamato ‘’Pirandello’’. Come in Sei personaggi in cerca di autore gli attori recitano l’essere attori. Salvatores contribuisce con il suo occhio ad accrescere questa finzione. I personaggi parlano direttamente con il pubblico, guardando la telecamera. Sembra che il pubblico deve unirsi agli attori e personaggi. Sceneggiature, costumi, luoghi vengono tutti esagerati. Si vuole utilizzare un lusso a volte demodè altre volte moderno. I colori sono sempre vivaci e costruiti. Prevale un rosso in tutte le sue tinte, ma anche il bianco del ospedale di Panama è forte ed eccessivo. Sono sempre colori intensi, a volte nei posti sbagliati. Devono farci comprendere che anche il mondo, la città, con i suoi palazzi puliti non è altro che un teatro cinematografico. Al centro abbiamo sempre la famiglia. Tante volte denigrata e demonizzata. Considerata fornirtrice di male e di nascondere passione e desideri. Per sua natura conservatrice e tradizionale, è sempre oggetto di critica e tutti ne vorrebbero stare lontani. E poi invece tutti sono lì. Tutti la cercano, tutti la vogliano. I preti vogliono sposarsi, gli omosessuali vogliono sposarsi, i divorziati corrono a sposarsi di nuovo. Tutti ne parlano male ma tutti non vedono l’ora di crearla e di entrarci per essere protetti e costruire almeno all’interno della famiglia un mondo salvo. Questa è la Happy family di Salvatores. Il film è piacevole perché ben fatto e perché tutti gli attori ci mettono del loro nell’essere personaggi e attori contemporaneamente.