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L'amante inglese - Partir
Anno: 2009
Regista: Catherine Corsini;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 11-03-2010


La condizione della donna sta diventando sempre più drammatica. Suzanne, d’origine inglese, è sposata da tempo con Samuel, medico, ed ha due figli. Una classica famiglia borghese di una città francese. La loro vita si svolge normalmente, fin troppo. E’ una tradizionale familia perbene. Suzanne sta vivendo una situazione incerta. E’ una donna insoddisfatta, succubo del marito. Sotto una parvenza di normalità cerca di elevarsi mettendosi a lavorare. Però la vita non va, si sente alienata. Si aspetta solo il casus belli. Arriva con il nome di Ivan, un robusto operaio di origine spagnolo. Ex carcerato per furto, è padre di una bambina di sei anni. Il suo atteggiamento nei confronti della vita è di delusione dovuta da una sua passività e rassegnazione. Cerca solo una sua nicchia per poter non pensare alle difficoltà della vita. L’incontro fra Suzanne e Ivan fa scoppiare tutti i malcontenti interiori dei personaggi. Dopo “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino, l’amante inglese è un altro film che affronta il disagio delle donne. Sono donne di mezza età, che hanno vissuto dignitosamente, in modo borghese, che non hanno conosciuto la povertà e le difficoltà della vita. Si sono adagiate per lungo tempo, però non hanno saputo costruire un loro spazio e soprattutto non hanno avuto una crescita culturale. Sono donne senza coraggio, hanno vissuto la loro vita e improvvisamente scappano con un uomo. Solitamente lo scelgono di classe inferiore, un operaio, un disadattato come è Ivan, perchéin realtà vogliono essere come gli uomini, i mariti che odiano. Si identificano proprio con i coniugi che abbandonano. Affrontano il loro contrasto in modo classista. Pensano che sia bello essere poveri, che sia romantico, avventuroso, ma non conoscono la fame, la mortificazione della carta di credito bloccata, il lavoro in nero per due soldi. Queste donne sono pronte a tutte per una loro soddisfazione, per appagare la loro lussuria. Sono senza pietà, non pensano, distruggono la vita delle persone, non gli interessa quello che può succedere agli altri, come fa Suzanne con Ivan che lo travolge nel suo egoismo. Una cattiveria di fondo che si basa sulla loro insoddisfazione e sullo smarrimento borghese. La relazione fra Suzanne ed Ivan è la metafora di un confronto di classe e sessista. La donna è il simbolo della borghesia più retrograda. Una donna borghese ed insoddisfata può essere un’arma micidiale per se stessa e per la società. “Voglio i soldi perché ho allevato i TUOI figli”, questo dice Suzanne al marito. Il suo essere donna sparisce, come sparisce la concezione della famiglia e la natura materna della donna. A Suzanne non interessa dei figli vuole solo fuggire da quella casa per un edonismo personale e pericoloso per tutti. Classico film francese con immagini che scorrono in tempo reale. Scenneggiato con la solita lentezza che dovrebbe favorire le caratterizzazioni dei personaggi non viene qua sicuramente aiutato da dialoghi un po’ impastati.