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Soul Kitchen
Anno: 2009
Regista: Fatih Akin;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Germania;
Data inserimento nel database: 21-01-2010


“Razzisti del palato”. La cucina è sicuramente un ambiente ricco di umanità e di seduzione. Non solo perché si inventano cibi capaci di alimentare il corpo ma soprattutto lo spirito e l’anima. La corporeità che si crea nello spazio fisico della cucina è notevole. Diventa una metafora della vita e delle sue sfaccetature umane con tutti i vizi e pregi che abbiamo nella realtà di tutti i giorni. Il capo cuoco è solitamente un dittatore e amante del proprio ruolo. Intorno a lui girano tante varie umanità che si integrano o si scontrano con il capo cuoco e fra loro. Il cibo ed il cinema sono da sempre un’unione fantastica, ricca di allegorie e metafore. I film sulla cucina sono tanti. Dal mitico la Grande abbuffata ai più recenti Ratatouille, Sapori e dissapori, Fuori menù e Julie & Julia. A questi si aggiunge il bellissimo Soul Kitchen, la cucina dell’anima di Fatih Akin. Regista tedesco di origine turca, che abbiamo apprezzato nel drammatico La sposa turca, angosciante film sulla difficile condizione di inserimento dei turchi in Germania. Qui Fatih Akin gioca con il cinema in modo delizioso, divertendosi e divertendo. Location un ritorante malridotto per camionisti senza soldi ed una cucina messa ancor peggio. E fin a qui tutto bene. Le stranezze iniziano perché il proprietario Zinos è un tedesco di origine … greca. Così c’è di più scandaloso per un turco di immedesimarsi in un greco? Il gioco continua creando dei personaggi leggendari, dei caratteri che illuminano la scena di una luce ironica e divertente. Esemplare è il vecchio marinaio Sokrates in subbaffitto moroso da mesi da Zinos di cui è la sua ombra nonostante i reciproci dispetti. L’unico cuoco che può avere questo ristorante di squilibrati schizofrenico, che gira con un coltello da cucina che sarebbe l’invidia di Rambo. Però è un vero maestro della cultura del cibo e anche della filosofia di vita. E’ lui che urla ad un gruppo di clienti che gli chiedono cottolette fritte “Razzisti del palato”. Il tutto è mescolato con una regia veloce, senza lasciare spazio alla ragione o ad un noioso politicamente corretto sulla difficile condizione degli immigrati in Germania. Abbiamo uno spaccato della una cultura greca vista con gli occhi di un turco e uno sfondo di un’Amburgo attuale. Non c’è nessun piagnisteo, non c’è una nessuna autocomiserazione, non c’è nessun razzismo, salvo quello del palato. I greci non si sentono vittime dei tedeschi, hanno tutti gli stessi problemi, anzi è il greco Zinos ha tutti camerieri tedeschi. Divertente, ironico, pungente sui vizi dei greci alla pari di quelle dei tedeschi, i luoghi comuni vengono vissuti come veri ma sappiamo bene che non lo sono. Fatih Akin in questa brillante commedia si avvale di bravissimi attori. Fra tutti Birol Ünel lo schizofrenico filosofo cuoco Shayn Weiss e Demir Gökgöl il marinaio Sokrates, la coscienza di Zinos.