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Il riccio - Le hérisson
Anno: 2009
Regista: Mona Achache;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: France; Italy ;
Data inserimento nel database: 18-01-2010


Il riccio è un mammifero appartenente all’ordine degli insettivori. Le parti dorsali sono coperte da duri aculei, che aziona automaticamente ogni qualvolta sente l’avvicinarsi di un pericolo. Durante il giorno sta nascosto nella propria tana e svolge le sue attività prevalentemente di notte. Questo riccio sarebbe Renée Michel, un’anziana portiera di un elegante e lussuoso palazzo nel centro di Parigi. Vedova da anni, svolge il suo lavoro con precisione ma anche in modo arcigno e burbero proteggendo così la sua intimità da ogni tentativo di irruzione come se fosse un riccio. Il film è tratto dal famoso best seller L’eleganza del riccio, che non ho letto e quindi sono esente da ogni influenza. Il racconto si svolge con tipici tratti di narrazione cinematografica francese, il ritmo è dato dal dialogo e dalle battute dei vari personaggi del palazzo. Non si perde mai il fiato, come spesso accade nel cinema francese. Qui invece abbiamo sembre una continua crescita anche grazie ai personaggi ,che oltre a Renée, popolano questo microcosmo che è il palazzo francese, metafora forse di una ricca borghesia francese che non riesce neppure a vedere all’interno di se stessa, come non riesce a riconoscere all’interno del palazzo l’esistenza di un riccio che si porta con se il suo segreto. Il filo conduttore viene narrato dalla piccola Paloma ragazza precoce, intelligentissima e molto colta. Figlia di un potente uomo politico francese e di una madre depressa e sotto psicanalisi. Deve compiere dodici anni fra qualche giorno e ha deciso il suo suicidio per quel giorno. Non è facile vivere nella sua casa, per dimostrarcelo ci racconta che i suoi gatti si chiamano simbolicamente Costituzione e Parlamento ? Non si limita a darci una morale con una voce fuori campo lo fa anche con suoi disegni inchiostro e pennello giapponesi, seguendo la tecnica orientale del polso e del vuoto, disegni che prendono vita, si animano come dovrebbe animarsi la sua fantasia di ragazzina. Abbiamo quindi una dinamica narrativa fatta su due fronti e moltissime tematiche e fili di pensiero. I gatti, tutte le famiglie hanno un gatto o due. Essi sono l’immagine delle loro passioni, letterarie in alcuni casi e politiche come abbiamo visto per Paloma. I libri e la lettura. Ci accompagnano in ogni momento, sono presenti sia fisicamente, ingialliti e con la loro polvere quasi a ricordarci il valore dei classici. Il Giappone, ci viene portato con la sua pittura e la sua cucina. L’arredamento e la tavoletta del water elettronico sono dei classici anche essi. Il segreto ed il nascondiglio vanno invece affiancati come chiave di lettura. La vita può essere stressante ed ingiusta e possiamo sicuramente in alcuni momenti avere dello sconforto. Per uscire dalla vorticosa vita possiamo sentire la necessità di nasconderci con i nostri segreti, riflettendo su quello che siamo. Alcuni si nascondono in monasteri e altri si nascondono in una portineria di un palazzo. Abbiamo lo stesso effetto. Alla conclusione quello che ci accompagna sempre è il concetto della morte. Paloma, vuole uccidersi, forse non sa bene perché, forse ha solo bisogno di affetto. Nella sua intelligenza e sensibilità Paloma ha compreso il segreto della portinaia e ha afferrato che fra le sue braccia può trovare quel calore che in una casa assettica come la sua non può trovare. “Se non si possono vedere più che le persone che si amano e loro non possono vedere a noi, allora si che la morte è una tragedia”. Forse se moriamo con il cuore felice e sereno la nostra morte potrebbe non essere tremendamente triste ma avere una sua allegria. Gli attori sono all’altezza del loro compito. La bravissima Josiane Balasko è come una Cenerentola che diventa una bellissima principessa anche perché l’interno del riccio è molle e sensibile e gli aculei sono li per difendersi da una vita difficile e sempre più complicata.