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Io, loro e Lara
Anno: 2010
Regista: Carlo Verdone;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italy;
Data inserimento nel database: 09-01-2010


Padre Carlo è missionario in Africa da una decina di anni. Dopo questo tempo decide di tornare a casa a Roma, per un momento di crisi più che religiosa, personale. Sono crisi che accadono a tanti, qualsiasi mestiere facciamo. Ovviamente ci fa impressione che un sacerdote possa averne. In realtà i religioso sono delle persone, che nascono come tutti con il peccato originario (come loro dicono) e quindi soggetti anche loro a debolezze e crisi. A Roma Carlo si incontra con la sua famiglia, anzi si scontra. La situazione non è certo delle più agevoli per potersi prendere un periodo di riflessione. Il suo Superiorie religioso sa bene che la vera guerra è proprio qui da noi e quindi proprio per fargli comprendere che forse è meglio l’Africa lo invita a fermarsi ma non nella calma e pace del monastero ma a casa sua. Carlo Verdone non ha saputo resistere di portare sullo schermo, per un intero film, la figura del prete (ha già fatto il frate in viaggio di nozze). Per tanti attori, il prete o la suora sono momenti di forte crescita professionale a cui difficilmente rinunciano. Ricordo per ultimo la suora Merly Strept nel dubbio, il mitico Fernandel in Don Camillo e poi resto in attesa del Papa in cura psicanalitica di Nanni Moretti. Il film è divertente. Padre Carlo viene tratteggiato da Verdone con ironia e misura. Ovviamente questo manierismo, questa attenzione a non strafare può creare un formalismo che alcuni potrebbero non condividere. Io trovo però che, pur con qualche limitazione, il personaggio che ne esce è completo. Prima di tutto un uomo, e poi un prete. Ci aiuta questo a comprendere tanti fatti e situazioni dei giorni d’oggi. L’aspetto sociale di denuncia di tante situazioni italiane non è in secondo ordine. Certo non c’è cattiveria ma una sottile ironia che può far divertire ma anche riconoscere tante persone vicino a noi. La famiglia di Carlo sul bordo della follia viene aiutata a fare un passo avanti da una Lara anche lei nevrotica. E’ facile poi comprendere che quello che pensava il Superiore, cioè che l’Africa, nonostante guerre, fame, problemi a non finire sia un posto più rilassato di un’Italia decadente e con una cultura distrutta in una guerra civile che non lascia prigionieri.