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Baarìa
Anno: 2009
Regista: Giuseppe Tornatore;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italy; France;
Data inserimento nel database: 05-01-2010


Baarìa è sicuramente un film che merita di vincere il premio Oscar. Piacerà sicuramente agli americani, rientra nel loro gusto e nelle loro corde. Non si può negare che Giuseppe Tornatore sia un autore egocentrico. In Nuovo Cinema Paradiso è lui stesso bambino che ci racconta il suo amore per il cinema. Nell’uomo delle stelle parla di cinema e del suo fascino. In Malena l’occhio è sempre di un ragazzo siciliano e del suo percorso umano. Capisaldi del suo cinema sono la sua vita ed i suoi ricordi. La nostalgia della Sicilia di quando era un ragazzo. Il cinema inteso come il più grande spettacolo del mondo. I bambini che con occhio ingenuo guardano il mondo. Se amalgamiamo il tutto viene fuori Baarìa. Il problema è che con la cottura il tutto cresce considerevolmente e non basta tagliare a piene mani. La storia è semplice. Il personaggio è tutto il secolo Novecento. Il ritratto che ne viene fuori è un veloce riassunto, un bignami. D’altronde i fatti accaduti nel secolo non sono pochi. C’è una malinconia di fondo e la nostalgia di quel tempo come carico di passioni originarie e sincere. Tornatore non vuole ritagliarsi un pezzetto di questa storia, no la vuole raccontare tutta. Altro personaggio è la Sicilia. Una Sicilia nostalgica, da amare. La fotografia esalta questa terra, la luce sarà sempre accecante, forte. D’altronde la Regione Sicilia partecipa al finanziamento del film con ben 4,5 milioni di euro. Si può sicuramente dire che sono soldi sono spesi bene perché il risultato del film è sicuramente una bella cartolina da spedire ai nipoti dei nostri emigrati in America. Altro protagonista è lo stesso Tornatore e la sua epica vita. Un vero self made man, come un vero americano. Un uomo fatto da se. Il suo messaggio è chiaro a noi poveri comuni mortali, avete visto che io da nulla sono diventato un premio Oscar. Sono partito giovanissimo da questa povertà e sono diventato un uomo potente. Altro protagonista sono le donne della Sicilia. Tutte belle, anzi bellissime. Vere martiri del lavoro sia in casa che fuori. Sono loro che guidano la famiglia, sono loro che dispensano saggezza. Gli attori sono tantissimi, con piccole parti ad importanti interpreti del cinema italiano. Praticamente ci sono tutti, una vera chiamata di correo. Vuole fare un film corale, sociale, invece ne esce un film frastagliato, a singhiozzi. Sinceramente il ritmo è lento. E’ normale egli segue una strada di campagna, fatta di ostacoli, curve, dossi. Viene quasi il mal di auto o peggio un po’ di noia. Non facciamo in tempo ad ambientarci che a tempo di record siamo di fronte ad un altro sketch. Ma è cinema o televisione? Alcuni di questi caratteri vogliono essere forzatamente ironici. Raramente riesce perché sempre fuori da un contesto e con scarsa libertà di espressione. Solo i trenta secondi dedicati a Monica Bellucci sono beffardi e pungenti. E’ anche difficile fare un film del genere in Italia. Si rischia sempre di essere Felliniani e di non poter uscire dagli schemi di Amarcod. Infatti, Tornatore ne rimane prigioniero. Come rimane prigioniero di un’altra saga italiana quella di Bertolucci di Novecento. Cerca di sgomitare per dare la sua pennellata. E’ sicuramente un film sopra le righe. Forse troppi soldi. Forse troppa la voglia di costruire qualcosa a tavolino ma non c’è partecipazione emotiva. La sceneggiatura scritta solo da Tornatore ne è un esempio. C’è solo una mano e si sente. Manca un altro scrittore che potesse allargargli la visione. E’ comunque l’unico film che potrebbe vincere l’Oscar.