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La scuola
Anno: 1995
Regista: Daniele Luchetti;
Autore Recensione: Anna Rita Perri
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 18-08-2008


RECENSIONE FILM: LA SCUOLA


Genere: commedia

Anno produzione: 1995

Durata: 105’

Regia: Daniele Luchetti

Cast: Fabrizio Bentivoglio, Anna Galiena, Silvio Orlando, Enrica Maria modugno, Antonio Petrocelli, Edoardo Saala, Anita Zagara, Anita Laurenzi, Vittorio Cioncalo, Gea Martire.

Distribuzione: Cecchi Gori Group



Alla periferia di Roma, probabilmente in un istituto tecnico, la professoressa Majello, docente di matematica e fisica, prepara l’orario scolastico. Di fronte alla disponibilità della docente, passa un collega dietro l’altro, ognuno con una richiesta diversa, ma di assoluta priorità: chi ha bisogno del sabato per poter andare dall’analista; chi, come il vicepreside, piuttosto intransigente, vuole entrare più tardi e nell’intimo spera di divenire consulente del Ministero; c’è poi il professor Vivaldi, buono e disponibile, che sembra il solo a voler comprendere gli studenti, ma nel frattempo incapace di rendersi conto del sentimento d’amore che la Majello prova per lui. All’improvviso lo scenario cambia, e nell’ultimo giorno di scuola, al momento dello scrutinio, tra un’isteria collettiva (chi promuovere? Chi bocciare?) e persone scomparse(che fine ha fatto la professoressa Serino?) vengono fuori i veri problemi della scuola; gli insegnanti, nella loro continua impazienza, non vedono l’ora di concludere, senza preoccuparsi di porsi degli interrogativi importanti per il futuro dei loro ragazzi e ribadendo nel loro statico atteggiamento il concetto “ la scuola italiana funziona solo con chi non ne ha bisogno”, facendo riferimento ad Astariti, sì il primo della classe ma anche colui che più facilmente si omologa ad un contesto sin troppo scolastico e decadente. Infine, in un ultimo quadro di frustrazione e patetismo, tutti vengono promossi, tranne il Cardini, che con il suo fare la “mosca”viene respinto da una scuola , incapace di accettare il “dissenso” di un individuo nei riguardi di un’esistenza sin troppo ripetitiva.


Il film, basato sui tre libri dell’insegnante-scrittore Domenico Starnone (Ex Cattedra, Fuori Registro e Sottobanco), racconta una scuola ove gli insegnanti si dividono in professori ora ignoranti, ora più sensibili, incapaci però di fronteggiare un lavoro che dovrebbe in primis “saper educare” gli studenti, i quali a loro volta non dimostrano di essere più intelligenti dei loro stessi insegnanti, anzi, sempre più aridi, moralmente e socialmente disagiati. Nonostante il quadro desolante della scuola moderna, in ogni caso Luchetti riesce a far emergere una varietà di caratteri (ci troviamo di fronte a delle “buone macchiette”), che ci riconducono al macchiettiamo pirandelliano, all’umorismo amaro, ad un’ironia che sfiora la satira (gli studenti che in gita scolastica prendono in giro gli insegnanti facendo loro foto con una macchina senza rullino), come afferma sapientemente G.P. Brunetta, “Luchetti adotta la cifra del grottesco per descrivere lo sfacelo in atto nel sistema scolastico”.


LA STRUTTURA NARRATIVA

Il film non presenta una propria linearità, poiché spesso intervengono dei flash-back e delle ellissi (dal primo giorno di scuola ci ritroviamo istantaneamente all’ultimo). Le analessi della storia sono vissute dal professor Vivaldi più che come ricordi dell’anno appena trascorso, soprattutto come chiarimenti riguardanti il rapporto con la professoressa Majello. Grazie ai flash-back, si crea una stretta correlazione tra passato e presente, che sembrano convivere (impossibilmente) nello stesso spazio. È fondamentale dunque, osservare la dimensione temporale del film, che non solo definisce la struttura narrativa, ma approfondisce anche la caratterizzazione dei personaggi. Il prof. Vivaldi vuole far un regalo all’anziana prof.ssa Serino, un astrolabio, strumento per misurare il tempo; nel rapporto tra Vivaldi e la Majello, il tempo gioca un suo ruolo, sembra addirittura “personificarsi” in altro personaggio (es. l’ “orario scolastico” attorno al quale ruota la vita dei due personaggi), e della cui importanza Vivaldi se ne rende conto solo alla conclusione del film: la Majello gli consiglia di controllare l’orario scolastico, per fargli capire che tutte le ore erano state disposte al fine di poter passare un po’ di tempo insieme. Vivaldi non ha più tempo per recuperare, ormai è tardi e resta il solo Cardini, divenuto definitivamente “mosca” che vola sulle aule e nei corridoi, il cui sbandamento è ripreso dalla macchina da presa ( in realtà è una soggettiva, il tutto è osservato dal punto di vista dell’insetto), al quale si accompagna un ronzio che si perde nella desolazione di un ambiente privo di calore umano.