L’infernale
Quinlan. Orson Welles. 1958. USA.
Attori: Charlton
Heston, Orson Welles, Janet Leigh, Marlene Dietrich, Joseph Calleia, Akim
Tamiroff, Ray Collins, Dennis Weaver, Zsa Zsa Gabor
Durata: 93’
Titolo
originale: Touch
of evil
Tijuana. Frontiera tra gli Stati
Uniti (California) ed il Messico. Un uomo stringe una bomba ad orologeria fra
le mani. La mette in una macchina sulla quale sale una coppia. La macchina
parte e si dirige verso il posto di frontiera. Sulla strada Mike Vargas e
Susan, appena sposati, si baciano poco prima di passare la frontiera, mentre
l’auto che li ha preceduti esplode. Vargas è un messicano, capo della
commissione panamericana della narcotici, che decide di interessarsi al caso
perché la macchina è uscita dal territorio di sua competenza. Poiché però
l’omicidio è avvenuto sul territorio americano, decide di occuparsi del caso
anche il comandante Hank Quinlan. Susan viene affiancata in strada da un
giovane messicano e condotta di nuovo sul territorio appena lasciato dove ad
attenderla c’è Joe Grande, uno dei pochi esponenti di una famiglia di
delinquenti scampata alla retata fatta da suo marito Mike. Mentre Quinlan fa
qualche sopraluogo nella zona messicana, dove incontra Tanya, una prostituta alla
quale una volta era molto legato, Joe prova a spaventare Susan per costringere
Vargas a rilasciare i suoi parenti arrestati a Città del Messico. La ragazza
non lo teme e raggiunge Mike, al quale non racconta nulla. Quinlan intanto va
in una miniera e scopre che Manelo Sanchez, un ex dipendente, ha sottratto
alcuni candelotti di dinamite e che la ditta di lavori è della vittima.
Raggiunto nel suo appartamento Sanchez si fa scoprire in compagnia di Maria, la
figlia dell’uomo fatto saltare in aria, e Quinlan lo accusa di omicidio. Contro
di lui non ci sarebbero prove, fino a che però nel bagno non vengono scoperti
due candelotti. Mike, che poco prima aveva usato il bagno, intuisce che si
tratta di prove false e decide di mettersi contro Quinlan. Susan viene
accompagnata in albergo e Joe, scoperto a pedinarla, viene portato da Quinlan.
Grande propone a Quinlan di trovare un accordo per liberarsi di Mike. Nel motel
dove Susan si è sistemata, si presentano i ragazzi di Grande i quali dapprima
cercano di tenere svegli per tutta la notte Susan e poi la rapiscono,
inscenando un festino a base di marijuana. La stessa sera Mike si presenta
nella fattoria di Quinlan dove scopre un ordine stampato per un carico di
dinamite. Mike accusa ufficialmente Quinlan il quale, allontanatosi con alcuni
colleghi, dice di aver scoperto che Susan è una drogata e il marito un
trafficante. Studiando vecchi verbali, Vargas scopre che non è la prima volta
che Quinlan ha fatto arrestare altri messicani con l’uso di prove false.
Tornato in albergo trova la camera da letto in disordine, tracce di marijuana,
e soprattutto scopre che Susan è stata rapita. La donna è stata portata a casa
di Grande dove c’è anche Quinlan. Il comandate, dopo aver avvertito la polizia,
strozza Grande inscenando un omicidio del quale vorrebbe accusare Susan, sul
letto ancora stordita. Mentre Mike è costretto a fare a botte in un night per
sapere che fine ha fatto sua moglie, sopraggiungono alcuni poliziotti che lo
informano che la donna è stata arrestata con l’accusa di omicidio. Pete, amico
fidato di Quinlan, mostra a Vargas il bastone del capitano ritrovato a casa di
Grande e si convince che Quinlan non è un uomo pulito e che lo ha usato per
tutti quegli anni per far condannare presunti innocenti. Quinlan, ubriaco, va a
casa di Tanya dove chiede di farsi leggere le carte mentre Pete si fa mettere
addosso un microfono grazie al quale Vargas potrebbe inchiodare Quinlan. Pete
si presenta a casa di Tanya e portando all’esterno Quinlan gli fa confessare le
sue colpe. Quinlan scopre però il doppio gioco e spara a Pete con la pistola
sottratta a Vargas nella stanza d’albergo. Quinlan accusa Vargas dell’omicidio
di Pete ma quest’ultimo, non ancora morto, spara proprio al comandante.
Sopraggiunge la polizia, mentre il corpo di Quinlan cade in acqua morto: Sanchez
ha confessato, è stato lui a far saltare in aria il padre di Maria.
Se esistono buoni modi per
iniziare un film ed introdurre alla storia, quello con cui inizia L’infernale Quinlan è uno dei migliori, e soprattutto perché non introduce ai
fatti soltanto, ma ad un’aria ed a un ritmo che verranno mantenuti costanti per
tutto il film. La macchina presa parte da un dettaglio, quello della bomba
stretta tra le mani, per eseguire un lungo piano sequenza che porta
all’esplosione (fuori campo) proprio mentre quelli che sembrano i due
protagonisti le sono accanto per tutto il tragitto, fino alla frontiera. Sin da
questa prima sequenza è chiara l’intenzione del regista di voler giocare
sull’attenzione del pubblico, distribuendo cause ed effetti in maniera alternata,
capace quindi di stuzzicare l’intelletto quanto l’emotività. È un perfetto
esempio di padronanza del linguaggio cinematografico, dove grazie ad un
movimento di macchina, alla concentrazione dell’oggetto di riflessione,
l’attenzione del pubblico si sposta, passa da un oggetto ad un altro, per accennare
solo ad un’iperbole di ambiguità che sta introducendo. È infatti, il comandante
Quinlan, un perfetto surrogato di altri personaggi wellesiani, “un ottimo investigatore, ma un pessimo
poliziotto, e un grand’uomo” (come lo chiama Tanya nell’epitaffio finale) e
per dirla come il critico Morando Morandini “un
fascista odioso ma di genio”. Razzista (Quinlan odia i messicani perché
forse è stato uno di loro ad uccidergli la moglie strangolandola tanti anni
prima) il capitano è lo sceriffo di un luogo di frontiera, che piega le leggi
(e le prove soprattutto) a proprio piacimento, ma ha un intuito nel quale tutti
maledettamente credono. Se per quasi l’intera pellicola si assiste alla
caricatura del suo intuito (e del suo impegno come poliziotto) è nel finale che
Orson Welles, in punto di morte, sceglie di affondare piuttosto che sentirsi
dire che ancora una volta aveva ragione: Sanchez ha confessato. Quinlan quindi
conosce bene il territorio della frontiera, conosce bene dunque entrambi i lati
della medaglia, ma non si preoccupa delle regole, sebbene egli ne sia il
rappresentante ufficiale (come contravviene alle sue, quelle personali, quando
decide di tornare a bere). Il gioco dei doppi e dei rimandi sembra elevarsi in
maniera esponenziale (Charlton Heston per esempio: attore americano che
interpreta un messicano, su territorio americano, e che è costretto a tornare
ad indagare sul territorio messicano; la telefonata di Charlton Heston a Janet
Leigh, con il primo piano della donna cieca nel negozio) e di conseguenza il
livello di ambiguità ottenuto con l’innesto dei contrari non fa altro che
gettare ombre su un noir dove bene e male s’incontrano senza riconoscersi. Lo
stile visivo poi, ha una sola firma, quella dell’Orson Welles più barocco,
perchè il film è davvero ben girato. È questa ancora una volta la
caratteristica principale del film di Welles, questa plasticità della quale
egli è assolutamente padrone (il film per giunta è quasi tutto in grandangolo e
la macchina da presa è raramente in asse, spesso anzi è puntata dal basso verso
l’alto) ben si adatta ad una sceneggiatura nera forse anche troppo classica, perché
ispirata ad un racconto minore (Contro
tutti) di Whit Masterson (e già trasformato in sceneggiatura da Paul Monash
per un film di serie B [i]), e
che Orson Welles ha sporcato fino a renderla nerissima. Quinlan è il confine
della giustizia, è l’ambiguità di una decisione, come la condanna di un essere
umano, oppure Quinlan è forse solo un trofeo, la testa di un toro attaccata
alla parete, e sul quale manto peloso sono ben conficcate tutte le banderillias
che lo hanno accompagnato alla sua decapitazione. Prima di questo film il
regista era stato lontano dal suo paese parecchi anni, (con due film in Europa)
e non si può dire che in questo suo film non vi siano ulteriori e più profonde
riflessioni politiche, in questo caso sull’atteggiamento persecutorio del suo
paese nei confronti del più proletario (e abbandonato alla delinquenza ed al
vizio) paese confinante. Girato in circa quaranta giorni, è un lavoro
pregiatissimo anche per il ricco cast, con uno strabordante (nel vero senso
della parola) Orson Welles, ed una partecipazione davvero straordinaria come
quella di Marlene Dietrich, che entra in scena direttamente con un primo piano,
capelli scuri e l’immancabile sigaretta fra le dita: fa la prostituta ed
ammonisce subito Quinlan “è chiuso”. E dire che all’inizio la Universal, la casa di
produzione, lo aveva scelto solo per interpretare Quinlan, e fu proprio Charlton
Heston che consigliò di passargli anche la regia. Quel che Orson Welles ha
aggiunto ad una storia esile come quella scritta da Whit Masterson è il suo
odio per l’abuso di potere della polizia, e che di fronte a questo, egli
preferisce il delitto impunito [ii]. Si
tratta comunque del crepuscolo del genere noir, quello più accreditato [iii],
iniziato con Il mistero del falco
(1941) di John Huston e concluso proprio con il lavoro di Orson Welles. Nel
1975 la casa di produzione fece circolare una versione in 16mm, di quindici
minuti più lunga, perché quella precedente (originale) in realtà era stata
modificata in fase di post-produzione, ed alcune scene erano state rigirate da
Harry Keller. La casa di produzione infatti non avendo apprezzato il lavoro
finale, considerato eccessivamente cupo, aveva messo mano la girato
(modificandone la morale) ed aveva posto guardiani al cancello per evitare che
Orson vi entrasse. Fu questa l’ultima esperienza americana del regista [iv]. Dal
1990 al 1998 il produttore Rick Schmidlin ha finanziato il restato della
pellicola e la sua versione integrale, quella cioè girata completamente da
Orson Welles, in Italia è stata distribuita dalla Sacher del regista Nanni
Moretti. È divertente pensare che qualche anno dopo la realizzazione delle riprese
e dell’uscita del film, la stessa Janeth Leigh avrà a che fare con un nuovo
motel, ed un ragazzo magro come il custode notturno che in questo film
l’accompagna in camera, perché in Psyco
(1960) di Alfred Hitchcock, Janeth Leigh verrà uccisa nella shower sequence dal magro e folle Norman
Bates.
Bucci Mario
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