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Manhatta.
Paul Strand e
Charles Sheeler. 1921. USA.
Attori:
Durata: 10’
Baia di New
York. Un traghetto approda a Staten
Island e scarica migliaia di persone. La macchina da presa osserva
la città dall’alto dei grattacieli, costruiti da muratori. Operai e vapori che
si mischiano alle nuvole, la baia e la stazione dei treni. Un gruppo di
battelli aiuta la grande nave Aquitania a
girarsi nella baia.
Fotografato a quattro mani, Manhatta è un importante documento per
la necessità mostrata da parte dei due registi di dare un punto di vista alla
città in espansione, alla metropoli. Scegliendo infatti i piani alti dei
grattacieli, i due registi hanno offerto uno sguardo straniante della metropoli
americana, freddo, già al crepuscolo, nonostante la piena crescita, il suo
sviluppo. In mano ai due registi dunque, la città supera definitivamente
l’uomo, una formica sulla quale domina l’artificio metropolitano. L’intero
lavoro, considerato come esperimento, si avvicina in un certo senso alla
corrente russa documentaristica, con uno sguardo gelido, freddo, su cose e
persone, sul quale però si sente il forte punto di vista di chi lo ha girato. A
questo senso della metropoli si potrebbe anche aggiungere anche il senso
crepuscolare del progresso (le immagini del cimitero poco dopo lo sbarco dei
lavoratori). Manhatta influenzò altri
prodotti simili nei contenuti come Rien
que les heures (1924) di Alberto Cavalcanti e Berlin: Symphony of a city (1927) di Walter Ruttmann, ed è
considerato da parte della critica cinematografica come antesignano della
corrente del Free cinema [i].