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Reazione a catena (ecologia del delitto)
Anno: 1971
Regista: Mario Bava;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 22-06-2006


La grande guerra

Reazione a catena (ecologia del delitto). Mario Bava. 1971. ITALIA.

Attori: Claudine Auger, Luigi Pistilli, Claudio Volonté, Laura Betti, Leopoldo Trieste, Isa Miranda, Giovanni Nuvoletti

Durata: 84’

 

 

La contessa Federica Donati, anziana donna su una sedia a rotelle, viene uccisa nella sua casa con un finto il suicidio per impiccagione. L’assassino è il suo compagno Filippo, che però viene pugnalato alle spalle poco dopo ed il suo corpo buttato fra le acque della baia. Una settimana dopo l’entomologo Paolo Fossati ne parla ancora con Simone, il guardiano del luogo, mentre l’architetto Ventura discute al telefono con un onorevole sulle sorti del posto da destinare a ricco e lussuoso night club. Due coppie di giovani arrivano nella baia mentre Anna, la moglie chiromante di Paolo preannuncia altro versamento di sangue. Dei ragazzi tre provano ad introdursi nella villa mentre una decide di fare il bagno nella baia. La bionda tedesca scopre un cadavere affiorare dall’acqua e si dà alla fuga rincorsa da un assassino che, dopo averla raggiunta, la sgozza. Mentre l’altra coppia amoreggia in una stanza della casa, l’amico viene colpito da una falce in pieno volto e l’assassino trafigge poco dopo gli amanti con una lancia. Alberto e Renata, una coppia con figli che vive in una roulotte, si reca dai Fossati per avere ulteriori dettagli sul testamento lasciato dalla contessa. Renata è la figlia di Filippo, e scopre che Simone è il figlio naturale della contessa, nonché l’unico beneficiario del testamento, e che colui che potrebbe sapere meglio come stanno le cose è proprio l’architetto Ventura. Questi due infatti, Simone e Ventura, si trovano nella baracca del primo a discutere e si separano quando vedono i coniugi arrivare. Renata chiede informazioni del padre a Simone e ne scopre il cadavere emerso dall’acqua. Mentre Alberto prepara la macchina, Renata va in villa alla ricerca dell’architetto e scopre in bagno i cadaveri dei quattro ragazzi. Viene aggredita dall’architetto armato di ascia, ma riesce a ferirlo con delle forbici ed a fuggire. Al suo ritorno Alberto si accorge di Paolo in fuga dalla casa e Renata gli dice di inseguirlo poiché si è accorto di quanto accaduto. Alberto strangola Paolo intento a chiamare la polizia e poco dopo è proprio Renata ad occuparsi della moglie Anna, uccidendola con un colpo di accetta alla testa. I due capiscono che l’ultimo ostacolo per impugnare il testamento della contessa è proprio Simone. Nel frattempo giunge sul posto la segretaria (e amante) di Ventura la quale, scoperto il suo uomo ferito in terra, va nella baracca a chiamare Simone. Il ragazzo però, al corrente del fatto che era stata lei a convincere il padre di Renata ad uccidere sua madre Federica, prova ad ucciderla ma questa gli confessa che era stato Ventura a dirle di comportarsi a quel modo. Simonie strangola ugualmente la segretaria ma, una volta fuori dalla baracca, viene ucciso da Alberto con una lancia nello stomaco. Tornati nella villa, la coppia viene aggredita dall’architetto, ma al buio, Alberto riesce ad uccidere l’uomo. Sicuri ormai di avere l’eredità in pugno, Alberto e Renata fanno ritorno alla roulotte dove però i due figli, per gioco, gli sparano contro con un fucile. I bambini sono felici di andare in riva al lago.

Se I vampiri (1957) di Riccardo Freda (dove Mario Bava aveva lavorato come direttore della fotografia, girandone anche il finale) è considerato il primo film dell’orrore prodotto e girato in Italia, Reazione a catena è sicuramente il primo slasher movie con le stesse caratteristiche. Spinto da un pretesto ecologista infatti (si tratta in sostanza di una faida tra chi vorrebbe destinare la baia ad un uso commerciale e chi vorrebbe preservarne la sua bellezza naturale), Mario Bava  costruisce (a dire il vero molto frettolosamente) una storia che semina cadaveri (ben 11) quasi ogni dieci minuti e che soprattutto si caratterizza per l’efferatezza degli omicidi, questa volta portati sullo schermo senza indugio (colpo di falce in pieno volto del ragazzo). Anticipando dunque un filone che in America farà la fortuna del mercato home video (primo fra tutti Venerdì 13 (1980) di Sean S. Cunningham) il film gioca molto sull’uso della soggettiva criminale (che poi diventerà caratteristica di pellicole come Halloween: la notte delle streghe (1978) di John Carpenter) e sullo scambio di sguardi tra i protagonisti, seminando indizi che alla fine si risolvono con un “infantile” colpo di fucile. Partendo da un interessante soggetto di Dardano Sacchetti, la sceneggiatura ne mostra invece un carattere molto esile, anche per il genere, ma poiché come si è detto è l’efferatezza degli omicidi ad emergere, non è nella sua struttura narrativa che vanno cercati gli elementi principali di questo lavoro. Per inserire lo spettatore in questo contesto altamente allucinato infatti, il regista fa un sovrabbondante uso di lenti dalla focale larga e distorta, addirittura incominciando il film con la soggettiva di un insetto. Memorabile è sicuramente tutta la prima sequenza, con l’omicidio dell’anziana che si risolve in tre inquadrature (piedi, viso e dettaglio della ruota) montate tra loro con il giusto dosaggio della tensione (e sulla quale interviene subito il secondo omicidio). Realizzato con davvero pochi fondi (l’uso della sfocatura per il montaggio ne è un esempio, laddove potevano essere girate inquadrature di raccordo) rimane un film importante per lo sviluppo del genere, e come si è detto non solo in Italia. Come la maggior parte dei lavori del maestro Mario Bava, anche questo è stato diligentemente scopiazzato e citato: per esempio il colpo in faccia quando si apre la porta verrà utilizzato per l’omicidio della veggente di Profondo rosso (1975) di Dario Argento (anche se Argento ha il buon gusto di farle cadere il colpo sulla spalla) ma soprattutto nel film americano L’assassino ti siede accanto (1981) di Steve Miner (secondo episodio della saga di Jason) che plagia anche la scena della coppia trafitta a letto da una lancia. Tra i crediti di Reazione a catena, oltre l’ottima interpretazione di Laura Betti nel ruolo della chiromante Anna, compare il figlio di Mario, Lamberto Bava, come aiuto regista, Stelvio Cipriani come compositore delle musiche (che sfrutta il ritmo incalzante delle percussioni per tutte le fughe), Claudio Volontè (fratello del più solido Gian Maria) nel ruolo di Simone e Leopoldo Trieste (interprete de I vitelloni (1953) di Federico Fellini) nel ruolo dell’entomologo Paolo Fossati. Il film uscì in sala con il divieto ai minori di diciotto anni. 

 

 

Bucci Mario

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