Una
notte all’Opera.
Sam Wood. 1935. USA.
Attori: Chico Marx, Groucho
Marx, Harpo Marx, Margaret Dumont, Sig Ruman
Durata: 92’
Titolo originale: A night at the Opera
L’impresario Herman Gottlieb, in viaggio a Milano,
vorrebbe scritturare il promettente cantante lirico Rodolfo Lasparri per una
stagione a New York. L’uomo ottiene un contratto e porta con se la cantante
Rosa Castaldi, innamorata in verità di un altro collega, Riccardo Baroni.
Quando la nave salpa, nel baule dell’impresario Otis Driftwood, corteggiatore
maleducato della ricca vedova Claypool, si ritrovano Riccardo, il suo
improvvisato impresario Fiorello e il costumista Tommaso. Mentre in prima
classe si festeggia sfarzosamente la partenza, in seconda classe i tre
clandestini danno prova della loro arte intrattenendo il pubblico di
viaggiatori. Vengono però scoperti proprio da Rodolfo che li denuncia al
capitano della nave il quale li rinchiude in una cabina di detenzione. Tommaso
riesce roccambolescamente a scappare e tutti, tagliando la barba a tre eroi
italiani dell’aviazione ospiti della nave, sostituiscono la loro identità.
Giunti a New York però devono sostenere un comizio a nome di quelli, ma vengono
scoperti dalla polizia e di nuovo costretti a fuggire. Si nascondono
nell’appartamento di Otis e Riccardo, sfuggito all’ennesimo controllo della
polizia, riesce ad entrare nell’appartamento di Rosa, dove poi fa il suo
ingresso Rodolfo, colpito in faccia da un pugno di Riccardo. Alla prima a
teatro Otis è licenziato da madame Claypool, colei che finanzia l’intero
progetto, e poco dopo capita la stessa cosa a Rosa su pressione dell’offeso
Rodolfo. Otis allora decide di sostituirsi a Gottlieb, mentre Tommaso e
Fiorello prima sostituiscono gli spartiti dell’opera, poi si sostituiscono ad
alcuni musicisti ed infine, cercati dalla polizia allarmata da Gottlieb, si
nascondono fra le comparse. Tra il caos generale e lo scompiglio, la
rappresentazione lirica si salva solo con l’ingresso sulla scena di Rosa e
Riccardo, una volta che anche Rodolfo è fatto sparire dal trio. Il grande
successo della coppia convince sia Gottlieb che madame Claypool a scritturarli entrambi,
a riassumere Otis e a far guadagnare a Fiorello come impresario.
Giunto ad un periodo di piena saturazione, il cinema
comico degli anni Trenta vive una seconda stagione proprio grazie all’ingresso
dirompente dei fratelli Marx i quali, abbandonati ormai da tempo dal quarto
fratello Zeppo, e sfruttando tutte le potenzialità del sonoro, scrissero per il
cinema battute sagaci, freddure memorabili e sketch che ben presto fecero
scuola. Basato su una struttura drammaturgia classica (la coppia che si ama e
che il lavoro/Rodolfo divide) il film è arricchito da diversi momenti cantati,
da una danza coreografica (il ballo nella seconda classe) ma soprattutto si
poggia sulle verbose interpretazioni di Groucho, accompagnate dai surreali caratteri
degli altri due fratelli (in questo film vere e proprie spalle). Ai limiti del
paradosso, la comicità dei fratelli Marx (i cui caratteri cinematografici erano
ormai ben definiti) scrive con questo lavoro (il quinto film della loro
carriera) pagine di storia del cinema comico, con sketch appunto memorabili
(quello del contratto; quello della stanza riempita di gente e quello
dell’appartamento ispezionato dal poliziotto) destinati a fare scuola a tutti coloro
che vorranno cimentarsi con il genere. Non si tratta più di torte in faccia o
di facili ammiccamenti (Keaton e il primissimo Chaplin) o di folli inseguimenti
senza capo e coda alla Sennett, ma di una nuova comicità che rasenta l’assurdo,
costruita su sceneggiature che non danno tregua allo spettatore, costretto a
ridere per tutta la durata del film (quando cioè si ripete lo sketch del
contratto ma con la variante di Harpo questa volta). Una notte all’Opera diventa allora una summa generale dei migliori
lavori del trio, un giusto mix di comicità surreale, sentimentalismo e forza
dissacrante (il teatro dell’Opera che viene letteralmente smembrato) con la
quale i fratelli Marx, diretti dal pulito (forse troppo) Sam Wood (che aveva
iniziato una carriera negli oleodotti petroliferi prima di raggiungere il mondo
del cinema), ed approdati alla Metro Goldwyn Mayer grazie alla volontà del
produttore Irving Thalberg, possono dimostrare le loro infinite capacità
(vedere le composizioni musicali di Harpo e Chico). I caratteri sono ormai
definiti: la surreale verbosità cinica di Groucho contrasta con l’ottimismo
angelico e silenzioso di Harpo, mediati entrambi dal pragmatismo folle ma
ottimistico di Chico. Dopo questa pellicola però, per i tre autori (mai
accreditati come tali) comincerà il lento declino che li vorrà spesso ospiti di
programmi radiofonici ed infine separati.
Mario Bucci
[email protected]