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Il marchio dell’assassino (Storia di una meretrice) - Koroshi no rakuin
Anno: 1967
Regista: Seijun Suzuki;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 27-09-2005


La grande guerra

Il marchio dell’assassino (Storia di una meretrice). Seijun Suzuki. 1967. GIAPPONE.

Attori: Jo Shishido, Anne Marie, Mariko Ogawa, Koji Nambara, Isao Tamagawa, Hiroshi Minami

Durata: 92’

Altro titolo conosciuto: Farfalla sul mirino

Titolo originale: Koroshi no rakuin

 

 

Il killer professionista Hanada, numero tre nella graduatoria, è assoldato per una missione. Ad affiancarlo un collega dedito all’alcool, che rimane ucciso. Tornando dalla missione conosce la giovane Misako, una ragazza affascinata dall’idea della morte. Hanada torna ugualmente a casa della moglie fino a che un giorno non è assoldata dalla stessa Misako per uccidere un uomo. Hanada fallisce il colpo ed uccide un innocente: l’Organizzazione decide che è giunto il tempo di farlo fuori. Ci prova prima sua moglie, assoldata dal boss Yabuhara, ma senza successo, e Hanada si rifugia da Misako. Dopo essere riuscito a sconfiggere tutta l’Organizzazione, Hanada torna dalla moglie e la uccide ma quando rientra nell’appartamento di Misako trova un filmato che la mostra morire. Deciso a vendicarsi, Hanada accetta la sfida del numero uno dell’Organizzazione, che si firma centrando le vittime in fronte, il quale prima lo tiene sotto tiro nel suo appartamento ed alla fine, dopo aver convissuto con lui per un po’ di tempo, gli lancia la sfida finale in una palestra. Hanada accetta e riesce ad ucciderlo, ma rimane ferito. Entra Misako, risparmiata dall’Organizzazione, ma Hanada spara prima che possa riconoscerla, morendo.

Gangster movie originale, astratto, unico del regista regolarmente distribuito nel nostro paese, che parla della perdita dell’identità maschile, in special modo proprio nel genere. Un killer professionista, Hanada, un sicario dalla faccia triste affascinato dalla morte e dalla solitudine (la lunga digressione sul rapporto sessuale tra lui e la moglie, tra masochismo e sado-misoginia) che non è in grado però di uccidere la donna della quale s’innamora (la farfalla che si posa sul mirino e gli fa sbagliare il colpo e poi tutti i tentativi falliti). È la caduta del mito, la furia cieca che si ritorce contro se stessa (delirio finale), l’incapacità di abbandonare l’orgoglio (Hanada potrebbe evitare di morire, ma accetta la sfida perché non è un vigliacco), l’impossibilità di sfuggire al destino, la parodia triste di un genere intero. Dotato di grande capacità nel saper dosare senza abuso quasi tutti i linguaggi visivi a disposizione (soggettive, introduzione dei fumetti, uso del negativo, costante uso del cambio fuoco, carrelli, visione nella visione, rallenty, montaggio a stacchi, sonoro in e off) il regista Seijun Suzuki si concentra sui diversi sottotesti della storia quali su tutti amore e morte (soprattutto in chiave Naghisa Oshima), vincita e sconfitta della propria morale, e fedeltà e tradimento, attraverso una messinscena di stampo quasi teatrale (la città scompare, diventa muta, un fondale privo d’anima ma dotato di grande presenza scenica) e con un senso costante della provocazione, si potrebbe dire alla Carmelo Bene, senza Carmelo Bene (passione per il vapore di riso, ellissi incompiute, stacchi narrativi), quasi un Godard (scavalcamenti di campo). C’è quasi tutto il regista di Hong Kong John Woo in questa pellicola, in special modo in quelle del periodo a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, e molto di più (il primo e l’ultimo Quentin Tarantino), come ad esempio mezzo Fernando Di Leo de Il boss (1972) con il rapporto privato uomo-donna all’interno dell’appartamento, e Senza un attimo di tregua (1967) di John Boorman, con l’isolamento dell’eroe braccato dall’Organizzazione. “Siamo bestie, e le bestie stanno bene con le bestie”. Lo dice la moglie di Hanada, in un momento d’amore. È questa forse la migliore chiave di lettura della pellicola, l’ultima, la 39°, che il regista diresse per la casa di produzione Nikkatsu [i].

 

 

Bucci Mario

        [email protected]



[i] Morando Morandini. Dizionario dei film 2004. Zanichelli.