La
polizia ringrazia. Stefano Vanzina (Steno). 1972. ITALIA-RFT.
Attori: Enrico Maria Salerno,
Mariangela Melato, Mario Adorf, Franco Fabrizi, Cyril Cusack.
Durata: 99’
Roma. Italia. Il delinquente
Bettarini è scagionato contro il parere del commissario Bertone e l’ennesima
rapina finita in tragedia sommuove i cittadini e infiamma il dibattito sulla
necessità di pene più severe. Bertone ha un parere personale sui metodi
utilizzati dalla giustizia italiana e per dimostrarlo organizza per alcuni
giornalisti un tour notturno tra la delinquenza. Grazie ad una soffiata i suoi
uomini vengono a sapere del ritrovamento della moto utilizzata dai rapinatori,
ma scoprono anche che alcuni uomini hanno sequestrato già il ragazzo. Lo
ritrovano giustiziato in riva al Tevere. Il commissario intuisce che non si
tratta di uno stile malavitoso, soprattutto dopo che quelli uccidono anche
Bettarini. Rende pubblica la sua idea ad una conferenza stampa: l’Anonima
Anticrimine sta facendo giustizia da sé. Nessuno gli crede tranne l’ex questore
Stolfi con il quale il commissario si va spesso a confidare al circolo
Fidelitas. La stessa squadra di uomini intanto uccide prostitute ed operai
dimostranti, lanciando un più chiaro messaggio circa le loro intenzioni,
arrivando infine a minacciare lo stesso commissario. Un’altra soffiata avverte
gli uomini della polizia del luogo in cui è nascosto l’altro rapinatore, con
una ragazza sequestrata. Accorso con i suoi uomini, il commissario è bloccato
dal sostituto procuratore della repubblica Ricciuti che accetta di trattare con
il delinquente, consegnandogli un’auto sulla quale fuggire. Il ragazzo, in fuga
poi su una motocicletta, si libera della ragazza che muore investita da un’auto
della polizia. Intanto Bertone è riuscito a procurarsi alcuni documenti grazie
ad una sua amica giornalista, e grazie ai quali scopre di una serie di
finanziatori di un giornale di destra che avevano accennato alla pena di morte.
Il delinquente della rapina, convinto di finire nelle mani di quelli, chiede di
costituirsi ma solo nelle mani del commissario. Una volta trovato il
rapinatore, sono affiancati dalle auto dell’Anonima, ma riescono a fuggire
nascosti in una fattoria. Il commissario consegna il delinquente a Ricciuti ed
anche le sue dimissioni per il giorno dopo. Va nel circolo di ex poliziotti
dove s’incontrava con il suo confidente e lo dichiara in arresto, svelando il
complotto politico ordito da lui e da facoltosi finanziatori fascistoidi. È
ucciso ed il suo cadavere viene fatto trovare vicino al fiume. Ricciuti,
nonostante il consiglio di un cardinale, decide di mettere in relazione la
morte del commissario con l’Anonima e convoca l’ex questore il giorno dopo per
un interrogatorio.
È difficile collocare questa
pellicola di Steno nella consueta classificazione dei generi. Sebbene abbia
risvolti assolutamente drammatici, infatti, essa è strutturata soprattutto
sugli elementi del poliziesco (avendo
un commissario come protagonista), dei film complottisti,
ed elementi del cinema di denuncia alla Rosi, Damiani e Petri (accenno
all’omicidio Pinelli, agli effetti della legge Merlin, la posizione negativa
rispetto all’amnistia, l’uso del personaggio della giornalista) che
contribuiscono alle definizione di un film torbido, politicamente in bilico
sull’intero filone dei film poliziotteschi,
dei quali in un certo senso è anche precursore. Al regista interessa però svelare
la natura destrorsa della giustizia straordinaria, affidandosi ad un
personaggio scomodo, un poliziotto
borbonico, rude, ambiguo e ben retto da Enrico Maria Salerno. Alcune scelte
o citazioni, elevano comunque la pellicola tra le sue simili, come quella di
evitare scene di sesso fini a se stesse (la ragazza è fatta spogliare solo a
fine narrativo, per non farla cioè fuggire) o di riprendere elementi classici
del tema sulla giustizia che ricordano quelli di M - Il mostro di Düsseldorf (1931) di Fritz Lang. È comunque una
pellicola coraggiosa, capace di accusare tutte insieme autorità politiche,
ecclesiastiche ed economiche. Non da poco, visto il finale, in cui l’ex
questore accetta di presentarsi nell’ufficio di Ricciuti, e dove aleggia l’aria
d’impossibilità che avvolgerà Robert Redford qualche anno più tardi nel film I tre giorni del Condor (1975) di Sidney Pollack. Anche la scena in cui il
commissario Bertone ed il delinquente si rifugiano in campagna ricorda per
alcuni momenti quella del finale del più celebre Il braccio violento della legge (1971) di William Friedkin. Fanno
un’ottima figura infine i commenti musicali di Stelvio Cipriani. Per come è scritto
nei titoli di coda, il film è tratto da un romanzo omonimo pubblicato da
Mondadori. Uscito nelle sale firmato con il nome vero del regista, per la prima
ed unica volta, incassò un miliardo e settecento milioni di lire. Tra gli
interpreti principali doveva comparire anche Lando Buzzanca, che rifiutò [i]. Il
regista diresse di nuovo l’attrice Mariangela Melato un paio d’anni dopo in una
parodia proprio di questa pellicola, con La
poliziotta (1974).
Bucci Mario
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