Batman. Tim Burton. 1989. USA.
Attori: Michael Keaton,
Jack Nicholson, Kim Basinger, Pat Hingle, Robert Wuhl, Jack Palance
Durata: 126’
Duecentesimo anniversario della
città di Gotham City, sinonimo della delinquenza. Due balordi derubano una
famiglia ma l’intervento dell’uomo pipistrello fa sì che si sparga la notizia
che c’è un mostro nella città che se la prende contro i delinquenti. Le
autorità non ci credono e l’unico a prenderlo sul serio è il giornalista
Alexander Knox, affiancato dalla fotografa Vicki Vale. Il boss Carl Grissom
intanto, per liberarsi del suo galoppino Jack Napier, che lo tradisce con la
sua donna, gli tende un’imboscata in una fabbrica chimica, nella sera in cui il
giornalista e la fotografa s’introducono nella casa del miliardario Bruce Wayne
per carpire dalle autorità presenti qualche segreto sull’uomo pipistrello. La
polizia ha una soffiata e l’intervento anche di Batman nella fabbrica crea lo
scompiglio: Jack Napier cade nell’acido, ma riemerge mutato, ancor più folle ed
assetato di vendetta. Dopo essersi fatto aiutare da un medico, diventa Jocker e
sostituisce il suo boss dopo averlo ucciso. Jocker minaccia dapprima gli
abitanti di Gotham City introducendo un suo preparato chimico, lo Smilex, nei
prodotti cosmetici, capace di uccidere lasciando un sorriso sul volto dei
malcapitati, ma dopo che il suo piano è stato sventato da Batman, lo minaccia
pubblicamente in televisione annunciando anche alla cittadinanza di voler
organizzare egli stesso i festeggiamenti dell’anniversario. Presentandosi in
città con la sua gang, viene bloccato da Batman che allontana palloni
aerostatici carichi di Smilex e poi, rifugiatosi sulla cima della cattedrale
con la fotografa come ostaggio, viene sconfitto dall’uomo pipistrello che lega
il suo corpo in fuga su un elicottero ad una statua della cattedrale. Gotham
City è salva ed ha un nuovo difensore: Batman.
Non poteva avere padrino migliore
la prima grande trasposizione al cinema del celebre fumetto realizzato da Bob
Kane, il regista Tim Burton, uomo dalla sensibilità dark caratterizzato da
un’infelice visione del mondo: ambienti scuri, prevalentemente notturni, ed
esaltazione della tragedia (il dramma che spinge l’uomo pipistrello a diventare
tale), sono infatti le caratteristiche principali di un film che non esalta
l’azione eroica (il primo nome della lista è quello di Nicholson/Jocker e non
di Keaton/Batman) ma che anzi crea la sua storia proprio negli interstizi
narrativi, complicati da collegare fra loro, ma di sicuro effetto e riuscita.
Nella tradizione dei fumetti infatti, l’eroe solitario rappresenta solitamente
l’incapacità del cittadino e dell’uomo più in generale di debellare la violenza
insita nella società (incapacità di Bruce di fronte a Vicki), ma l’eroe di
Burton mantiene sempre un sottotesto malinconico, misto di debolezza e
romantico vittimismo, caratteristiche che, introdotte dal regista, agiscono
appunto sulla svalutazione eroica del personaggio. Il cattivo Jocker invece,
interpretato da un Jack Nicholson assolutamente superbo, esalta soprattutto
l’aspetto folle e liberatorio del male (il deturpamento del viso della sua
donna; l’aggressione artistica) e più in generale rappresenta la voglia di
distruzione del bello in nome di un decadentismo tipico di fine millennio. Il
Jocker di Tim Burton infatti è l’automatica irruzione del grottesco nell’orrore
quotidiano, quando cioè la cattiveria (poliziotti corrotti e boss chimici)
raggiunge il suo più alto grado di soddisfazione, in un processo che sa di
liberatorio. Oltre gli aspetti drammaturgici, la critica alla società dei
consumi ed al modello edonistico che negli anni Ottanata aveva caratterizzato
l’intero panorama cinematografico americano: l’aggressione ai consumi di Jocker
si concentra infatti sui beni legati alla bellezza, la cui morte provocata,
caratterizzata da un sorriso stampato sulle labbra, mostra tutta la follia di
un uomo che con il denaro è convinto di acquistare l’intera città in festa (la
promessa di far piovere soldi all’anniversario). La critica al sistema
cosmetico\edonistico era stata già al centro delle attenzioni del regista
canadese David Croneberg nel suo secondo mediometraggio Crimes of the future
(1970). Il finale, da Gobbo di Notre-Dame, chiude giustamente un film che nasce
e muore come con un autentico riconoscimento della natura gotica delle strisce
disegnate da Bob Kane. La resa della città infine, strizza l’occhio soprattutto
a pellicola come Metropolis (1927) di
Fritz Lang e Blade Runner (1982) di
Ridley Scott, contribuendo ad una visione sempre più scura e pessimistica delle grandi città, simbolo del
progresso, realizzata da Alan Furst, autore del finto set vietnamita del film Full Metal Jacket (1987) di Stanley Kubrick,
e che proprio con il film di Tim Burton ottenne un premio Oscar. La colonna
sonora del film fu affidata a Prince il quale compose un album apposito, anche
per sfruttare l’enorme battage pubblicitario cui fu sottoposta la pellicola. Seguito
da almeno altri quattro episodi, Batman –
Il ritorno (1992) dello stesso Tim Burton, Batman forever (1995) e Batman
e Robin (1997) entrambi di Joel Schumacher, e Batman begins (2005) di
Christopher Nolan, rimane indubbiamente
il migliore della serie, costato quaranta milioni di dollari ne incassò 250
milioni solo in America.
Bucci Mario
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