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2046
Anno: 2004
Regista: Wong Kar Wai;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Hong Kong; Francia;
Data inserimento nel database: 25-04-2005


2046

2046.  Wong Kar Wai. 2004. HONG KONG-FRANCIA.

Attori: Tony Leung, Gong Li, Zhang Ziyi, Maggie Cheung, Faye Wong, Kimura Takuya, Carina Lau, Chang Chen

Durata: 120’

 

 

Hong Kong. Lo scrittore Cho Mo-wan ripensando alle proprie avventure, e vivendone di nuove, scrive un romanzo ambientato nel futuro, nel 2046, ricostruendo i suoi amori, le sue donne, e cercando di ipotizzare cosa possa accadere ai protagonisti di cui scrive in questo percorso verso il futuro. Interpreti dei suoi racconti soprattutto le donne, che lo hanno convinto a scrivere d’amore.

Nel precedente lavoro del regista, In the mood for love (2000), la cifra che questa volta è usata come titolo, indicava invece la stanza nella quale l’amore dei due protagonisti non riusciva ad incontrarsi. Prendendo spunto da quella storia questa volta Wong Kar-wai sceglie di parlare ancora una volta d’amore, ma forse in maniera biografica, costruendo un film che parla di ricordi, avventure perse e segreti celati ancora una volta fra le nodosità d’alberi centenari. Il protagonista principale, infatti, oltre ad avere lo stesso nome e la stessa professione di quello precedente, ed interpretato sempre dall’eccellente Tony Leung, raccoglie in sé un’energia che forse lo stesso regista ha vissuto e che ad un certo punto della sua carriera ha sentito necessario tirar fuori. Da un certo punto di vista 2046 mi sento di vederlo come la versione di Hong Kong di 8 ½ (1963) di Federico Fellini, ricca di passaggi temporali, capace di parlar d’amore, di scrittura (che è anche cinema) e soprattutto di parlare del presente in chiave futura, perché 2046 è soprattutto la data in cui Hong Kong tornerà definitivamente a far parte della Cina, e in qualche modo allora 2046 diventa già un ricordo, proiettato nel futuro, di quella che era Hong Kong durante gli anni Sessanta. Sensuale come il precedente film (ma anche come la maggior parte delle pellicole di questo regista), il film sembra ripercorrere lo stesso tragitto, tra sinuose donne che attraversano il campo dell’immagine sospinte da un tangibile (seppur accennato) erotismo, ed un uomo la cui sola presenza affascina, tra pensieri, anelli di fumo, ed immaginazione che attraversa i tempi, storici quanto narrativi. Rispetto alla costruzione di questa nuova storia, il regista si è detto felice soprattutto di aver contraddetto tre delle principali regole del cinema di casa, cioè quella di aver utilizzato un personaggio che svolge un’attività intellettuale, di aver adottato la voce narrante fuori campo ed infine di aver utilizzato brani musicali operistici (tre cose che solitamente il cinema di Hong Kong non fa) [i]. Proprio facendo riferimento a quest’ultima particolarità, l’uso delle musiche, il regista questa volta si è avvalso sia della collaborazione originale di Umebayashi Shigeru (leader del gruppo giapponese Ex) sia di brani rimpastati come tema musicale dell’intera pellicola (Siboney di Xavier Cugat rifatta in diverse arie) che di altri ripresi da pellicole precedenti come Finalmente domenica! (1983) di François Truffaut. Il film è stato presentato a Cannes ancora incompleto di alcune inquadrature, poi aggiunte nella versione definitiva uscita in tutte le sale.

 

 

Mario Bucci

[email protected]



[i] Articolo di Marco Borroni sulla rivista FilmTv.