Malizia.
Salvatore Samperi. 1973. ITALIA.
Attori: Laura Antonelli, Turi
Ferro, Alessandro Momo, Tina Aumont, Pino Caruso, Angela Luce
Durata: 99’
Catania. Anni ‘50. La famiglia La Brocca è colta da un lutto:
la moglie di Ignazio è da poco deceduta lasciando anche tre figli, il grande
Antonio, il piccolo Enzino e Nino, il medio. Arriva però in casa la domestica
Angela La Barbera,
contattata proprio dalla moglie di Ignazio prima di morire per avere un aiuto
in casa. La presenza di Angela, educata, servizievole, pulita e
involontariamente provocante, dapprima scalda gli animi dei tre maschi più
adulti e poi, diventa oggetto del desiderio sia del vedovo Ignazio, che la
corteggia, che di Nino, che invece la ostacola nel possibile matrimonio con suo
padre. Per evitare che quella possa sostituire la defunta, Nino la ricatta
evocando lo spirito della madre tutte le volte che Angela si rifiuta di
mostrargli le sue bellezze. Approfittando dell’assenza del padre, in campagna a
convincere sua madre del futuro matrimonio, Angela dopo l’ennesimo ricatto di
Nino decide di possederlo. Finalmente la domestica può diventare moglie di
Ignazio e madre dei tre ragazzi.
Una donna che finisce in una casa
meridionale di soli uomini. L’idea base di questo film è tutta qui, in un plot
semplice raccontato senza troppi sottotesti (Che c’entra Freud adesso? dice Ignazio al prete di famiglia) ma che
involontariamente spinge a riflessioni più profonde. Si tratta, infatti, di un
triangolo, composto da una donna e da due uomini che a modo loro decidono di
amarla, entrambi in fondo spinti al desiderio dal suo corpo, ma con scopi e
modalità diverse. Da un lato la donna accetta le gentilezze ed il rispetto del
padre Ignazio, ma dall’altro accetta anche le provocazioni, i ricatti ed i
soprusi di un ragazzo ancora incapace di comprendere veramente il mondo degli
adulti, e soprattutto quello legato al sesso. La sua condizione di donna, la
porta a sottomettersi ad entrambi, ma alla fine, soffocata da questa
esasperante ambiguità, affronta le sue paure (il buio nel quale possiede Nino).
Dal lato di Nino invece, interpretato dal debuttante Alessandro Momo, vicino di
casa del regista, si tratta di un quasi completo complesso edipico, risolto il
quale il ragazzo è pronto per passare alla fase adulta. Il tema dell’incesto,
in realtà solo accennato poiché Angela non è ancora effettivamente madre, il
regista lo aveva sfiorato anche nella sua prima pellicola, esordendo con Grazie zia (1968) a soli 24 anni. Soprattutto
riguardo a primi aspetti descritti del film, Malizia evoca brevi (forse improprie) similitudini con una grande
pellicola uscita nello stesso anno nelle sale, Amarcord (1973) di Federico Fellini dove tra i tanti temi trattati
c’era anche il sesso nell’età adolescente, la figura della donna procace di
paese, l’immagine provinciale delle relazioni famigliari. Considerato non a
torto come il miglior film di Salvatore Samperi (oltre cinque miliardi
d’incasso dopo essere uscito il 29 marzo 1973 nelle sale), Malizia però si discosta molto dal lavoro del regista romagnolo,
poiché più di quello è diventato esempio di commedia erotica italiana degli
anni Settanta, prologo a tutta una produzione di pellicole che dopo questa
invasero le sale cinematografiche per oltre un decennio, e tutte mai troppo
distanti da questo modello caratterizzato soprattutto da voyeurismo casereccio
(gambe spiate da sotto una scala, sguardi che entrano nelle scollature) ed
ambientazione provinciale con relative regole (onore famigliare, lutto,
condizione della donna, concetto del matrimonio e il prete di famiglia). A
renderla una pellicola accattivante, la fotografia
d’autore di Vittorio Storaro e le musiche di Fred Buongusto, ma anche una
sorta di aggiornamento della commedia meridionale e famigliare degli anni
Sessanta, senza veri eccessi erotico-pruriginosi, elementi non indifferenti che
riescono a mantenere alto il livello del film, su tutto l’universo di cloni da
questo generati. Dopo l’uscita in sala, la protagonista Laura Antonelli divenne
in brevissimo tempo simbolo dell’erotismo italiano (due anni prima aveva
sfiorato lo stesso successo con Il merlo
maschio (1971) di Pasquale Festa Campanile), grazie soprattutto a Samperi
che la volle per il ruolo di Angela, contraddicendo le richieste del produttore
Silvio Clementelli che avrebbe voluto invece Mariangela Melato [i] per
il ruolo della domestica. Laura Antonelli ottenne così il premio speciale della
giuria alla consegna dei David di Donatello, mentre la pellicola fu selezionata
per rappresentare l’Italia al XXIII Festival di Berlino. Alessandro Momo
invece, perse la vita a diciotto anni (quando fece Malizia ne aveva
quattordici) in un incidente stradale. A distanza di parecchi anni, il regista
decise di dirigere il sequel, Malizia
2000 (1991), sempre con Laura Antonelli e Turi Ferro, ma non riscuotendo
alcun successo questa volta. In una
classifica comparata su un valore medio costante del 1995, Malizia risultava
ancora al decimo posto assoluto tra le pellicole italiane di ogni tempo [ii]. Il
primo titolo pensato per il film era stato Senza
malizia.
Bucci Mario
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