Demoni
3. Umberto Lenzi. 1990. ITALIA.
Attori: Keith Van Hoven, Sonia
Curtis, Joe Balogh
Durata: 84’
Brasile. Un gruppo di ragazzi si
ferma in una fazenda dopo che uno di loro ha assistito ad un rituale pagano,
registrando l’audio su nastro magnetico, e dopo che ha ricevuto una collana con
simbolo un serpente da uno stregone cieco. Una sera, sceso nei sotterranei
della fazenda, il ragazzo scopre un vecchio cimitero di schiavi ed azionando il
registratore sul quale aveva inciso le formule magiche, riporta in vita questi
che, come degli zombi, massacrano i proprietari della fazenda, domestici
compresi. Solo una giovane coppia scamperà ai mostri, ma la cultura pagana non
verrà comunque debellata.
Una delle pellicole più brutte
del regista e del genere, che prende ispirazione dai due più riusciti capitoli
precedenti, Demoni (1985) e Demoni 2 … l’incubo ritorna (1986)
entrambi diretti da Lamberto Bava (ma scritti in fase di stesura della
sceneggiatura anche da Dario Argento e Dardano Sacchetti), ma senza che a
questi sia possibile collegare questo terzo episodio. Se infatti la volontà
degli autori dei primi episodi era quella di collegare cinema e realtà horror
nella stessa opera, in questa diretta da Lenzi non vi è nessuna pretesa
metacinematografica ma solo la necessità di portare a casa un lavoro che in
realtà non uscì mai nelle sale e che fu utilizzato solo per il mercato delle
home video. Tante dunque le citazioni sulle quali si regge una sceneggiatura
scialba e per giunta mal realizzata: Zombi
2 (1989) di Lucio Fulci (l’ambientazione esotica e lo scontro finale a suon
di molotov), Poltergeist (1982) di
Tobe Hooper (il cimitero sul quale è costruita la casa), La casa (1983) di Sam Raimi (la registrazione che riporta in vita i
demoni) e Shining (1980) di Stanley
Kubrick (la scontata scena della porta e dell’ascia). Strano a dirsi, ma potrebbe aver influenzato Candyman – terrore dietro lo specchio
(1992) di Bernard Rose (anche se in
realtà questa pellicola si è ispirata al racconto The forbidden di Clive Barker). Nonostante tutte queste citazioni,
il film è davvero brutto, ai limiti dell’inguardabile, e per giunta male
musicato da Franco Micalizzi.
Bucci Mario
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