Ray. Taylor Hackford. 2004. USA.
Attori: Jamie
Foxx, Kerry Washington, Regina King, Clifton
Powell, Harry J. Lennix, Bokeem Woodbine, Curtis Armstrong
Durata: 152’
Stato della Georgia. Ray Charles
è un musicista che ha perso la vista all’età di sette anni, dopo aver perso
anche il fratello minore in un incidente domestico. Cresciuto con il senso di
colpa per non aver fatto nulla per salvarlo, Ray Charles diventa presto un
genio della musica leggera, stravolgendone i canoni. Raggirato spesso dai suoi
produttori e dalle sue amanti, invischiatosi con l’eroina, osteggiato dai
sostenitori più ortodossi del gospel religioso (che lui aveva sdoganato nella
musica leggera), Ray riuscirà a scalare la cima del successo solo liberandosi
della sua dipendenza dall’eroina.
Moralista incursione del regista
Taylor Hackford nel panorama cinematografico dedicato alle biopic… Ray, infatti, è
una pellicola che, pur avvalendosi di alcuni flashbacks per ampliarne il raggio
biografico, si concentra solo negli anni in cui il musicista e cantante cieco
scala la cima del successo, fino alla sua decisione di chiudere con le droghe,
punto dove il film si esaurisce ed il mito inizia. Costruito con un forte senso
religioso, didascalico e privo di vere intuizioni narrative, il film scivola su
una biografia conosciuta ed alla quale non apporta nulla di nuovo e che invece
viene trainata dall’interpretazione sublime di Jamie Foxx, quasi una
reincarnazione del defunto genio della musica black. È infatti grazie alla sua strepitosa somiglianza, alla quale
va aggiunta un’interpretazione mai sopra le righe, che la pellicola deve il suo
successo, nonché ovviamente ad una colonna sonora che può permettersi di
pescare tra centinaia di composizioni che hanno reso celebre l’artista cieco.
Tra brani storici estratti dalla lunga discografia e qualche inquadratura che
cita momenti di vita veri vissuti dal protagonista di questa storia, il film
scorre sul grande schermo sospinto anche da un’ottima fotografia (di Pawel
Edelman) e qualche momento veramente forte (la morte del fratello minore).
Rimane in ogni modo una mezza delusione, o se si vuole, un buon film ben
impacchettato e di facile consumo, nonostante le oltre due ore di filmato.
Eccessivo nella sua pratica moralista, il film ha il grosso difetto di non
riuscire a scaldare gli animi come era in grado di fare la voce e la musica del
vero Ray Charles. Un documentario avrebbe ottenuto di più… Jamie Foxx ha
ottenuto un Golden Globe per questa interpretazione, mentre il film si è
guadagnato ben sei nomination agli Oscar: miglior film, attore, regia,
montaggio, costumi e suono.
Bucci Mario
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