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Flesh
Anno: 1968
Regista: Paul Morrissey;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 25-04-2005


Flesh

Flesh.  Paul Morrissey. 1968. U.S.A.

Attori: Joe Dallesandro, Geraldine Smith, Barry Brown, Candy Darling, Jackie Curtis, Patti D'Arbanville

Durata: 105’

 

 

New York. Il biondo e bello John viene svegliato da sua moglie che gli chiede, come favore, di procurarle 200$ per far abortire la sua amica rimasta incinta. John decide allora di fare qualche marchetta. Prima va con un giovane timido, poi con un anziano patito di statue greche, poi da una ragazza che frequenta due trans, ed infine da un vecchio compagno di palestra. Quando torna a casa si mette a dormire nello stesso letto con sua moglie e l’amica incinta.

Costato tremila dollari e prodotto da Andy Warhol, Flesh è uno di quei film che soprattutto grazie alla forza che lo circonda e lo ha generato è riuscito a passare indelebile il vaglio del tempo. Buttato giù od osannato dalla critica, il film, come la maggior parte dei lavori di Morrissey, gode di una genialità spicciola e naturale come poche altre pellicole. Scritto di getto, senza eccessivo impegno drammaturgico (la moglie al mattino gli chiede di fare marchette per un’amica rimasta incinta) il film pedina il personaggio di John (Joe Dallesandro) in questa sua giornata tipo, sonnacchiosa e distaccata, disillusa ma comunque gentile, ambigua ma schietta, e che senza risposte si chiude su se stessa (il film inizia e finisce con il p.p.p. del protagonista). Dotato di un montaggio interessante, soprattutto per l’epoca in cui fu girato (e che oggi rispetterebbe la maggior parte delle regole del Dogma, il manifesto cinematografico che ha reso celebre il regista danese Lars von Trier) e caratterizzato da un’assoluta mancanza di commento musicale, il film si poneva l’obiettivo di scandalizzare, rompere le regole, descrivere l’eccesso, scendendo nei bassifondi di una New York ancora poco raccontata (e questa fu una delle principali originalità del film) e da una certa cinematografia cercava di stare lontana. Sebbene l’ispirazione sia stata ufficialmente riconosciuta al film Una giornata balorda (1960) di Mauro Bolognini (al quale collaborarono Moravia e Pasolini), si possono trovare non poche affinità tra questa pellicola e Un uomo da marciapiede (1969) di John Schlesinger, che descrive (con vero cinema) il percorso marchettaro di un provinciale nella grande mela. Ebbene, i film in realtà si potrebbero considerare uno fratello dell’altro, poiché il circuito nel quale andarono a pescare fu lo stesso (vedasi la scena della festa nel film di Schlesinger, dove c’è tutta la Factory di Andy Warhol) anche se i risultati ottenuti furono evidentemente differenti. La capacità narrativa di Morrissey è ancora molto limitata in questa pellicola, ma è comunque intelligente la ricostruzione dei dialoghi, tra bozze di sceneggiatura ed improvvisazioni (la maggior parte) spesso vuoti di fatti ma ricchi di umane condizioni che sfiorano semplicemente temi borghesi quali il matrimonio o l’omosessualità (stiamo parlando dei dialoghi) lasciando che la promiscuità o la differenza emerga dal contesto narrativo e non dalle battute dei personaggi, che altrimenti sarebbero assolutamente didascaliche. Fu questa una delle forze del regista, riuscire ad allontanarsi dal suo progetto e farlo vivere attraverso tutta la sua spontaneità, assentandosi cioè come regista\autore, rifiutando così un modello cinematografico e narrativo omologato ed artefatto. Malgrado gli sforzi del movimento che accompagnò l’uscita di questa pellicola (che girò per le sale appunto nel 1968), considerando la condizione di arretratezza culturale di alcuni stati dell’America (e di alcuni pensieri borghesi duri a cedere), il film può considerarsi ancora attuale e provocatorio. Fu distribuito nelle sale italiane solo nel 1978, con i dialoghi tradotti da Alberto Arbasino [i], quando in America era rimasto in cartellone al Garrick Theater, sulla Bleecker, dall’ottobre del ’68 all’aprile del ’69 [ii], trasformando Joe Dallesandro in attore e piccola star del circuito underground.

 

 

Bucci Mario

        [email protected]



[i] Morando Morandini. Dizionario dei film 2003. Zanichelli

[ii] Andy Warhol, Pat Hackett. Pop. Meridiano zero