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Il coltello di ghiaccio
Anno: 1972
Regista: Umberto Lenzi;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 25-04-2005


Il coltello di ghiaccio

Il coltello di ghiaccio. Umberto Lenzi. 1972. ITALIA-SPAGNA.

Attori: Carroll Baker, Alan Scott, Ida Galli, Eduardo Fajardo, Silvia Monelli, Carla Mancini,

Durata: 92’

 

 

Montseny. Francia. Nel piccolo paesino arriva Jenny, la cugina di Marta, una donna rimasta muta da quando ha perso entrambi genitori in un incidente ferroviario. Le due donne vanno a casa di Marta dove ad attendere l’arrivo di Jenny c’è l’anziano zio ed un gruppo di domestici. La notte Jenny viene assassinata e poiché vi è stato un altro omicidio nei pressi della villa, il commissario sospetta di un serial killer. Alla morte di Jenny segue quella della governante ed i sospetti ricadono su un tossico satanista che viene arrestato. Quando una bambina, assidua frequentatrice della casa, viene anch’ella ammazzata, la polizia è costretta a ricominciare tutto da capo. Con l’aiuto del medico di famiglia, l’ispettore scopre che ad uccidere Jenny è stata proprio Marta, invidiosa del fatto che quella fosse diventata una brava cantante, e che aveva ucciso le altre donne per depistare le indagini.

La paura è un coltello di ghiaccio che lacera i sensi fino al fondo della coscienza. Forse la citazione che introduce la storia, direttamente tratta dagli scritti di E.A. Poe, sembra la cosa migliore del film, perché Il coltello di ghiaccio è uno dei peggiori gialli realizzati da Umberto Lenzi, mestierante che ha dato prove migliori al cinema di genere. Allusioni ovvie e scontate all’incubo di Alice nel paese delle meraviglie (anche uno specchio che viene rotto dalla stessa assassina) ed i soliti buchi nella sceneggiatura rendono la storia scontata ma al tempo stesso complicata, involontariamente. Attori distanti, tensione impalpabile, il film non gode nemmeno di una buona musica (di Marcello Giombini) solitamente una delle prime cose che si fa apprezzare in pellicole come questa. Derivativo dei vari successi di Mario Bava, il film è stato scritto dallo stesso regista con l’aiuto di Antonio Troisio in fase di stesura della sceneggiatura. Se non fosse che si tratta di una produzione italospagnola, non si spiegherebbero i titoli di testa girati durante una corrida, anche perché la storia è ambientata in Francia (al confine ovviamente con la Spagna). Nessuno spunto creativo nella rappresentazione visiva, l’unica cosa divertente è il personaggio del tossico satanista, il cui riferimento alla figura di Charles Manson non è nemmeno nascosto. È l’ultimo film di Lenzi con la Baker.

   

 

Bucci Mario

        [email protected]