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Rocky
Anno: 1976
Regista: John G. Avildsen;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: U.S.A.;
Data inserimento nel database: 02-12-2004


La grande guerra

Rocky. John G. Avildsen. 1976. U.S.A..

Attori: Sylvester Stallone, Talia Shire, Burt Young, Carl Weathers, Burgess Meredith, Thayer David.

Durata: 119’

 

 

Fildelfia. 25 novembre 1975. Il pugile dilettante Rocky Balboa, che si fa chiamare lo stallone italiano, vince un incontro di quart’ordine. È un uomo solitario e silenzioso ed il pugilato più che una passione è un modo come un altro per tirare a campare. Tra le altre cose, Rocky fa il picchiatore per un boss del quartiere. Rocky però conosce la commessa di un negozio per animali, Adriana, della quale è innamorato. Ad intromettersi nell’eventuale relazione è il fratello di lei, Paulie, ma tra i due nasce ugualmente qualcosa che spinge Rocky ad impegnarsi per cambiare il suo aspetto trasandato ed a cercare un altro modo per organizzare la sua vita con lei. Intanto l’imbattuto campione di boxe Apollo Creed organizza un incontro con uno sconosciuto e viene sorteggiato proprio Rocky. Grazie all’aiuto dell’anziano Mickey, Rocky si sottopone ad un estenuante allenamento fino al giorno dell’incontro. Sul ring le cose vanno diversamente da come le aveva pensate Apollo ed il match finisce in parità, anche se alla fine è Apollo a vincere ai punti.

Discreto film con un inaspettato successo planetario, capace di ottenere ben quattro sequel ufficiali ed un sottobosco di plagi e citazioni (della musica soprattutto). Si tratta di una sorta di favola al contrario, di un desiderio, quello di riuscita, che svanisce proprio sul più bello, con la semplice consolazione della sopravvivenza. Il destino beffardo, infatti, dà al protagonista l’occasione della vita ma, nonostante tutto l’impegno, lo ricaccia nella sua condizione. È questa una delle migliori metafore di un’America che proprio in questi anni esportava modelli di selfmade man, uomini che si costruiscono il successo da soli e che però, alla fine, alla conta dei fatti, si devono accontentare solo di non rimanere soli. La riuscita sentimentale con Adriana, infatti, pareggia il conto sulla bilancia dell’insuccesso, forse alla ricerca di un happy end che altrimenti non avrebbe permesso alla pellicola di ottenere ben tre premi Oscar (miglior regia, miglior film e miglior montaggio per Richard Halsey) e altre sei nominations. Il dosaggio squilibrato dunque pende a favore di un eccesso di sentimentalismo (che culmina proprio nell’abbraccio finale tra il pugile e la sua donna) ma il film è comunque ben girato ed il risultato davvero buono. Su tutte valgono le sequenze del lungo allenamento di Rocky (con culmine sulle scale, simbolo del massimo impegno raggiunto) e la parte finale dell’incontro con Apollo. Scritto dall’attore Sylvester Stallone (ex attore porno) lo lancerà nel firmamento edonistico anni ottanta sviluppato dal sistema di Hollywood, grazie anche al posteriore successo di Rambo (1982) di Ted Kotcheff. Molto brava è anche Talia Shire, sorella del regista Francis Ford Coppola, nel ruolo di Adriana. Il regista non si è mai distinto dopo (e prima) di questo film, a dimostrazione del fatto che la maggior parte del successo ottenuto da Rocky è di Sylvester Stallone, autore ed interprete dal volto triste e dal fisico possente.

 

 

Bucci Mario

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