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Red dragon
Anno: 2002
Regista: Brett Ratner;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 30-11-2004


La grande guerra

Red dragon. Brett Ratner. 2002. USA.

Attori: Edward Norton, Anthony Hopkins, Ralph Fiennes, Emily Watson, Harvey Keitel

Durata: 130’

 

 

La storia in realtà dovrebbe essere esattamente quella di Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986) di Michael Mann, ma se è vero che cambiando i fattori (attori) il risultato non dovrebbe cambiare, in realtà questo nel cinema non ha mai confermato la regola, soprattutto quando si parla di remake. Con una mediocre introduzione, che vuole il dottor Lecter libero e successivamente catturato dal poliziotto, ed un'altrettante deludente finale aggiunto che introduce l’arrivo dell’ispettrice Clarice Strarling de Il silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme, il film di Retner si presenta come primo capitolo di una trilogia fortemente voluta dal suo protagonista, il terribile Hannibal Hopkins, quasi a voler eliminare Manhunter dall’elenco e dalla memoria dei cinefili. Il prodotto, oltre che ad essere fortemente pensato per il mercato del dvd, e che sicuramente vedrà uscire un bel cofanetto con tutti e tre i capitoli di Hopkins, ha anche il difetto (è troppo difficile definirlo merito) di stravolgere l’impianto narrativo, descrivendo il poliziotto troppo sicuro di sé (Edward Norton non è debole come lo era Petersen) ed il folle eccessivamente sensibile psicologicamente ed ambiguo quasi per definizione (anche in questo caso Ralph Finnies non è Noonan). Esempi di distorsione del linguaggio rispetto all’originale sono in realtà seminati un po’ ovunque, nella fredda scena della tigre (in Manhunter è quasi un amplesso quello tra la cieca, l’animale e Dente di fata che li osserva), nella scelta di musiche affini solo al dolby surround, e nella mancanza di tutti quei dettagli, quelle inquadrature sui particolari, che nel primo lavoro definivano e si collegavano con i frammenti di specchi che il killer utilizzava per rivedersi. Mancanza di soggettive, soprattutto quella del killer, ed un’eccessiva presenza del dottor Lecter sulla scena, dimostrano un progetto e difetto di fondo che probabilmente non hanno niente a che fare con il cinema. Davvero pochi i momenti di tensione, ed anche la scena del giornalista in fiamme sulla sedie a rotelle, che in Manhunter finiva sulla cinepresa e quindi sugli spettatori in sala, in questo lavoro, ripresa di fianco, dimostra che il colpo è stato decisamente mancato. Harvey Keitel per giunta, che spesso ho apprezzato per come lavora, in questo lavoro non è riuscito ad essere meglio di Dennis Farina, il poliziotto che chiama Graham per risolvere il caso. Un brutto rermake, forse solo Hannibal ne sentiva il bisogno (e Thomas Harris, dal quale ed al quale la trilogia ha dato tutto e troppo).

 

 

Bucci Mario

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