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Ghost world
Anno: 2001
Regista: Terrry Zwingoff;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA; GB; Germania;
Data inserimento nel database: 24-11-2004


La grande guerra

Ghost world. Terry Zwingoff. 2001. USA-GB-GERMANIA.

Attori: Thora Birch, Scarlet Johansson, Steve Buscemi, Brad Renfo, Illeana Douglas, Bob Balaban, Stacey Travis.

Durata: 110’

 

 

New York. USA. Enid e Rebecca, due amiche d’infanzia dalla critica facile e cinica, hanno appena completato gli studi. Vorrebbero affittare un appartamento per andare a viverci da sole, e quindi si danno da fare per trovare un lavoro. Il resto del tempo però, come hanno sempre fatto, lo trascorrono prendendo in giro chiunque gli capiti sotto tiro, e soprattutto si divertono a pedinare quelli che più di tutti gli danno l’impressione di essere perdenti. Fra loro capita Seymour, un inserzionista in cerca dell’anima gemella, al quale entrambe tendono uno scherzo. Pedinando anche lui, Enid e Rebecca scoprono che si tratta di un solitario collezionista di dischi jazz dei primi decenni del secolo, ma soprattutto, Enid se ne innamora. Questo nuovo interesse di Enid per Seymour, allontana Rebecca e rovina i loro progetti, ma quello che Enid vuole ormai è proprio Seymour. Pur di stargli accanto Enid gli offre di aiutarlo a trovarsi una ragazza ed un giorno, quando risponde la vera donna che aspettava all’inserzione, anche per Enid arriva il momento della separazione. Convinta però a non cedere, Enid riesce ad andare a letto con Seymour, ed a farlo innamorare di lei. Ancora indecisa però sulle sorti della propria vita, mentre Rebecca ormai ha un lavoro ed ha affittato l’appartamento per andare a vivere con lei, Enid si allontana dalla città prendendo un autobus.

Pellicola di formazione d’ispirazione fumettistica (tratto, infatti, dalle tavole dell’omonimo fumetto) delicata e irriverente al contempo, cinica e sentimentale. Ghost world, dopo il documentario sul disegnatore Crumb (1994), è il ritorno del regista dietro la m.d.p., ancora una volta grazie ad uno stimolo fatto di carta e inchiostro colorato. Ghost world è la rappresentazione di un mondo di fantasmi, di una condizione della crescita che porta due ragazze (le complementari Enid e Rebecca) a fare delle scelte e nel quale mare di scelte una, Enid, la più eccentrica delle due, sembra perdersi, smarrirsi. La coppia Enid\Rebecca (bravissime tutte e due le attrici) rappresenta la maggior parte delle condizioni adolescenziali al termine degli studi, a metà strada tra il processo di normalizzazione (che spinge Rebecca a trovarsi un lavoro e ad omologare i suoi sogni e desideri in base alla nuova morale post-scolastica) ed il rifiuto di un modello (che invece assilla il personaggio di Enid, costantemente indecisa su quello che vuole nella vita). Entrambe partono da una condizione chiara e disillusa, sono convinte cioè di ciò che non gli piace, hanno coscienza del no che impongono all’aggressione della civiltà che le circonda (hanno un chiaro gusto retrò infatti), ma sono costrette a dividere il loro percorso a causa dell’indecisione cronica di Enid a fare delle scelte, a capire a chi o cosa dire invece (prima chiede a Seymour di vivere da lui e poi convince Rebecca a fare pace ed a accettarla nella nuova casa). Questa sua indecisione la fa arrivare in ritardo alla maggior parte degli appuntamenti della vita (la borsa di studio, l’amore di Seymour), ma come se stesse aspettando il pullman giusto, alla fine è costretta a prendere proprio quello che la porterà via dal suo mondo. Per certi versi proprio il finale, ricorda non poco quello de I vitelloni (1953) di Federico Fellini, con Alberto Sordi che torna a casa dalla madre (Seymour) e Federico che si allontana dalla sua Rimini (Enid). Non è un’allusione anzi, forse è più di una coincidenza (nella videoteca ad un certo punto un ragazzo chiede al commesso il film 8 e ½ di Fellini). E non può non leggersi in questa chiave l’insieme di personaggi che gira attorno al mondo di queste due terribili ragazze, ai loro occhi tutti pazzi e perdenti, esclusi ed inseriti. Questo mondo è anche l’America della caduta dei costumi, e un modo come un altro di mettere in strada figure grottesche (l’uomo senza maglietta che spara la musica a palla e che poi si difende sostenendo che è libertà d’espressione americana), falsificate dal consumo (il ristorante anni cinquanta) lontane dalla verità (la docente di arte). Enid parte con l’ultimo pullman, quello meno probabile, che non arriva mai (e che porta via l’anziano uomo sulla panchina) e che probabilmente rappresenta la sua scelta solitaria di respingere un mondo difficile nel quale ogni scelta ha troppo valore. Un bel film delicato, irriverente e divertente, dal sapore amaro e ottimamente interpretato da tutti i protagonisti. Niente in questo film è fuori luogo e la comicità di Zwingoff appartiene ad un modello assolutamente suo. Da porre attenzione ai titoli di coda dopo i quali la scena dell’aggressione a Steve Buscami è realizzata in maniera assolutamente diversa…

 

Bucci Mario

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