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Interceptor - Mad Max
Anno: 1979
Regista: George Miller;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Australia;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Interceptor. George Miller. 1979. AUSTRALIA.

Attori: Mel Gibson, Joanne Samuel, Steve Bisley, Hugh Keays-Byrne

Durata: 93’

Titolo originale: Mad Max

 

 

Australia. Prossimo futuro. Una banda di motociclisti capeggiata dal grosso Toecutter semina il panico per le strade desolate del paese e la polizia, ridotta all’impotenza dall’autorità, non può accusare uno dei colpevoli pizzicati sul fatto. Jim Goose, uno dei poliziotti, è quello che più si accanisce e diventa immediatamente obiettivo della banda che riesce a farlo ribaltare prima con la sua moto e poi con un furgone sulla quale trasportava il mezzo rovinato. La banda gli dà fuoco. Max, suo amico e collega, spaventato da tanta violenza decide di lasciare il lavoro e di prendersi una vacanza con la moglie ed il figlio. Ad una stazione di servizio però, la banda importuna la moglie di Max e la coppia con bambino è costretta a rifugiarsi a casa di un’anziana signora. Qui i malviventi riescono ad introdursi nella proprietà ma l’anziana donna, armata di fucile, riesce a spaventarli ed a permettere alla moglie ed al bambino di fuggire a bordo della loro auto, che però si ferma a pochi chilometri di distanza. Il gruppo capeggiato da Toecutter riesce a raggiungerli sulla strada e investe la donna in fuga con il bambino in braccio. Per il piccolo non c’è salvezza mentre per la donna si tratta solo di fortuna se riesce a rimanere in vita. Max decide allora di farsi giustizia da solo eliminando tutti i componenti della banda durante un lungo inseguimento.

Esordio alla regia per George Miller, e grande fortuna per un soggetto che, visto il successo riscosso, si è guadagnato ben due seguiti con Interceptor – Il guerriero della strada (1981) e Mad Max oltre la sfera del tuono (1985) entrambi diretti sempre dallo stesso regista (il secondo con la collaborazione di George Ogilvie) ed interpretati tutti dall’attore australiano Mel Gibson che già grazie al primo episodio riesce ad essere accettato nel circuito di Hollywood con i favori di pubblico e critica. Tornando ad Interceptor, invece, si tratta di un campione d’incassi in Australia che diventa da subito icona di un collage di generi che ben presto verrà a sua volta copiato, plagiato e citato da mille altri cloni. Chiave di svolta nella rappresentazione di un futuro non troppo lontano dal nostro, tanto da essere così simile all’oggi eterno, il film ha diversi ingredienti esplosivi che lo hanno reso celebre: il tema della giustizia vigilante (pubblica e privata) tanto caro all’America cinefila cresciuta all’ombra dei vari Callaghan (Dirty Harry e Mad Max, Harry lo sporco e Max il pazzo, la similitudine dei titoli non è del tutto casuale) e dei giustizieri notturni; l’immagine apocalittica di un futuro dominato dalla mancanza di risorse e di mozioni pure e genuine da un punto di vista morale; l’alta velocità e la forza di nuove culture (quella rock punk soprattutto, alla quale gli abiti dei motociclisti sembra alludere) che spesso sfociano in semplici manifestazioni di violenza. A stretto contatto con la cultura fumettistica, stretto tra alcune critiche che lo tacciano di vigilantismo fascistoide, il film è a sua volta, come si è detto, un insieme di tante altre pellicole, spesso dimenticate dalla critica ufficiale ed osannate invece nel cosiddetto circuito underground: Motorpsycho! (1965) di Russ Meyer sembra quella che più di tutte abbia subito questo saccheggio. Comunque originale invece, nel rinnovare l’ultima frontiera del western (che altro sarebbe se no questo film?) il film si poggia su arie desolate ed emozioni forti che non lasciano indifferente lo spettatore (la corsa della moglie di Max prima di essere investita) e che fanno apprezzare il regista per un lavoro che riesce a rimanere nel genere (nei generi) senza troppe pretese d’autore. Una sfida ad altissima velocità e di forte impatto visivo (è questo il punto forte del film) che con coraggio e qualche strizzatine d’occhio di più si conclude così come doveva, senza pretesa appunto. La pellicola è sta realizzata con il procedimento Todd-AO 35, che permette l’effetto di dilatazione dello schermo [i].     

 

 

Bucci Mario

[email protected]

 



[i] Paolo Mereghetti. Dizionario dei film 2000. Baldini & Castoldi