Lo
spione. Jean-Pierre
Melville. 1962. FRANCIA-ITALIA.
Attori: Jean-Paul Belmondo,
Serge Reggiani, Fabienne Dali, Michel Piccoli, Jean Desailly
Durata: 108’
Titolo
originale: Le
doulos
Parigi. Maurice Faugel raggiunge
il covo dell’amico Gilbert Varnove, che trova intento a smontare i gioielli del
colpo di viale Mozart. Lo uccide e s’impossessa dei preziosi e del denaro.
Torna a casa ed attende l’amico Silien, grazie al quale sta per preparare
l’ultimo colpo della sua carriera in una ricca villa. Le cose si mettono male
invece e, raggiunto dalla polizia, Maurice è costretto a sparare ed ad uccidere
l’ispettore Salignari, amico di vecchia data di Silien, che nel frattempo ha
approfittato dell’assenza di Maurice per entrare in casa sua e picchiare
Therese, la sua donna. Al mattino, Maurice si risveglia a casa dell’amico Jean,
senza sapere chi lo abbia condotto lì poiché era svenuto durante la fuga,
colpito da un proiettile alla spalla. Convinto che a tradirlo sia stato proprio
Silien, Maurice medita di vendicarsi. Intanto un altro commissario convoca
Maurice convinto che egli sappia qualcosa della sparatoria che ha visto la
morte di Salignari e Maurice, sotto ricatto, è costretto a rintracciare per la
polizia Maurice che è così arrestato in un bar proprio mentre apprende della
morte di Therese in un incidente stradale.
La sera Maurice si reca nel club di Armand dove ritrova Anita, una
vecchia fiamma che adesso è la donna di Nuttheccio, un altro malavitoso. I due
si danno appuntamento a casa di lei e lui ottiene che la donna faccia una falsa
testimonianza sull’omicidio di Gilbert Varnove, compare di Armand e Nuttheccio
nel colpo di viale Mozart.profondamente innamorata di lui, Anita accetta.
Maurice allora si reca nuovamente nel club e con l’aiuto della donna ottiene
che sia Nuttheccio che Armand si ritrovino nel club. Entrambi muoiono per mano
di Maurice ma questo riesce ad imprimere le impronte di entrambi sulle pistole
in modo che siano tutti e due, i cadaveri, colpevoli della morte dell’altro.
Maurice esce di prigione ed a prenderlo vanno Silien e Jean per spigargli i
fatti: la spia era Therese e Maurice aveva organizzato tutto il resto per
salvare l’amico e per spartirsi il bottino di viale Mozart con lui e Jean.
Entrambi hanno intenzione di ritirarsi dalla scena, ma Maurice ha già
organizzato la sua vendetta. Anticipando Silien nel rientro in casa, Maurice è
ucciso da un galeotto che aveva assoldato in prigione per vendicarsi di Silien
e quando questo entra in casa e trova il corpo di Maurice, riesce ad uccidere
il sicario, ma rimane vittima a sua volta. il tempo di telefonare ad Anita e
dire che farà ritardo, ma anche lui muore.
Uno dei più bei gialli europei
che guarda ai modelli americani di genere gangster senza mai sentirsi
inferiore. Realizzato con una regia esemplare e mai invadente, Lo spione
ha il suo punto di forza nella storia, tratta dall’omonimo romanzo di Pierre
Lesou, ma soprattutto nella sceneggiatura e nel montaggio, entrambe impegnati a
decostruire i fatti ed a capovolgere, nel finale, una storia che per tutto il
tempo si poggia sul sospetto, la violenza ed il profumo acre del tradimento.
Fatale a tutti i suoi personaggi, il percorso di due delinquenti si risolve
solo nella morte, nell’impossibilità di verificare la fiducia e l’amicizia durante
questa vita fatta di lunghi silenzi e colpi che dovrebbero andare a segno. Noir
all’americana si diceva, e così è, senza alcun dubbio, ma con una corposità ed
una capacità interpretativa degli attori che non ha nulla da invidiare ad altri
classici del genere. Virile, maschio, ambiguo, predestinato, l’atteggiamento
dei protagonisti coinvolge senza respiro, in una faccenda basata sull’equivoco
e che per questo si risolve in maniera fatale. Per come la storia è stata
costruita, impossibile non fare un accostamento a Rapina a mano armata
(1955) di Stanley Kubrick, forse per la fotografia (che attraverso la luce
riesce ugualmente ad evidenziare l’oscurità di alcuni ambienti e situazioni) o
per la composizione del gruppo di rapinatori, nel quale s’insinuano sospetti e
bionde fatali. Melville riesce ad ogni modo a realizzare due pellicole (questo
è il vero pregio de Lo Spione), una fatta d’immagini che raccontano la
storia e l’altra fatta dalla confessione di Silien, che permette così allo
spettatore di avere a che fare con tutta un’altra storia. Da questo punto di
vista, la lezione sembra essere stata ben imparata dal regista Brian Singer
quando ha realizzato I soliti sospetti (1995), pellicola costruita sulla
menzogna e l’equivoco che solo nel finale si scioglie liberando lo spettatore
di ogni dubbio. Non un buco, non un momento in cui si possa avvertire un calo,
non una pausa, niente di tutto questo: Lo spione è un film tutto d’un
pezzo, inossidabile ed indistruttibile, come il destino che un gruppo di
malviventi (interpretato da un cast superlativo) si ostina ad affrontare sul
filo del rasoio.
Bucci Mario
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