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Lo spione - Le doulos
Anno: 1962
Regista: Jean-Pierre Melville;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Francia; Italia;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Lo spione.  Jean-Pierre Melville. 1962. FRANCIA-ITALIA.

Attori: Jean-Paul Belmondo, Serge Reggiani, Fabienne Dali, Michel Piccoli, Jean Desailly

Durata: 108’

Titolo originale: Le doulos

 

 

Parigi. Maurice Faugel raggiunge il covo dell’amico Gilbert Varnove, che trova intento a smontare i gioielli del colpo di viale Mozart. Lo uccide e s’impossessa dei preziosi e del denaro. Torna a casa ed attende l’amico Silien, grazie al quale sta per preparare l’ultimo colpo della sua carriera in una ricca villa. Le cose si mettono male invece e, raggiunto dalla polizia, Maurice è costretto a sparare ed ad uccidere l’ispettore Salignari, amico di vecchia data di Silien, che nel frattempo ha approfittato dell’assenza di Maurice per entrare in casa sua e picchiare Therese, la sua donna. Al mattino, Maurice si risveglia a casa dell’amico Jean, senza sapere chi lo abbia condotto lì poiché era svenuto durante la fuga, colpito da un proiettile alla spalla. Convinto che a tradirlo sia stato proprio Silien, Maurice medita di vendicarsi. Intanto un altro commissario convoca Maurice convinto che egli sappia qualcosa della sparatoria che ha visto la morte di Salignari e Maurice, sotto ricatto, è costretto a rintracciare per la polizia Maurice che è così arrestato in un bar proprio mentre apprende della morte di Therese in un incidente stradale.  La sera Maurice si reca nel club di Armand dove ritrova Anita, una vecchia fiamma che adesso è la donna di Nuttheccio, un altro malavitoso. I due si danno appuntamento a casa di lei e lui ottiene che la donna faccia una falsa testimonianza sull’omicidio di Gilbert Varnove, compare di Armand e Nuttheccio nel colpo di viale Mozart.profondamente innamorata di lui, Anita accetta. Maurice allora si reca nuovamente nel club e con l’aiuto della donna ottiene che sia Nuttheccio che Armand si ritrovino nel club. Entrambi muoiono per mano di Maurice ma questo riesce ad imprimere le impronte di entrambi sulle pistole in modo che siano tutti e due, i cadaveri, colpevoli della morte dell’altro. Maurice esce di prigione ed a prenderlo vanno Silien e Jean per spigargli i fatti: la spia era Therese e Maurice aveva organizzato tutto il resto per salvare l’amico e per spartirsi il bottino di viale Mozart con lui e Jean. Entrambi hanno intenzione di ritirarsi dalla scena, ma Maurice ha già organizzato la sua vendetta. Anticipando Silien nel rientro in casa, Maurice è ucciso da un galeotto che aveva assoldato in prigione per vendicarsi di Silien e quando questo entra in casa e trova il corpo di Maurice, riesce ad uccidere il sicario, ma rimane vittima a sua volta. il tempo di telefonare ad Anita e dire che farà ritardo, ma anche lui muore.

Uno dei più bei gialli europei che guarda ai modelli americani di genere gangster senza mai sentirsi inferiore. Realizzato con una regia esemplare e mai invadente, Lo spione ha il suo punto di forza nella storia, tratta dall’omonimo romanzo di Pierre Lesou, ma soprattutto nella sceneggiatura e nel montaggio, entrambe impegnati a decostruire i fatti ed a capovolgere, nel finale, una storia che per tutto il tempo si poggia sul sospetto, la violenza ed il profumo acre del tradimento. Fatale a tutti i suoi personaggi, il percorso di due delinquenti si risolve solo nella morte, nell’impossibilità di verificare la fiducia e l’amicizia durante questa vita fatta di lunghi silenzi e colpi che dovrebbero andare a segno. Noir all’americana si diceva, e così è, senza alcun dubbio, ma con una corposità ed una capacità interpretativa degli attori che non ha nulla da invidiare ad altri classici del genere. Virile, maschio, ambiguo, predestinato, l’atteggiamento dei protagonisti coinvolge senza respiro, in una faccenda basata sull’equivoco e che per questo si risolve in maniera fatale. Per come la storia è stata costruita, impossibile non fare un accostamento a Rapina a mano armata (1955) di Stanley Kubrick, forse per la fotografia (che attraverso la luce riesce ugualmente ad evidenziare l’oscurità di alcuni ambienti e situazioni) o per la composizione del gruppo di rapinatori, nel quale s’insinuano sospetti e bionde fatali. Melville riesce ad ogni modo a realizzare due pellicole (questo è il vero pregio de Lo Spione), una fatta d’immagini che raccontano la storia e l’altra fatta dalla confessione di Silien, che permette così allo spettatore di avere a che fare con tutta un’altra storia. Da questo punto di vista, la lezione sembra essere stata ben imparata dal regista Brian Singer quando ha realizzato I soliti sospetti (1995), pellicola costruita sulla menzogna e l’equivoco che solo nel finale si scioglie liberando lo spettatore di ogni dubbio. Non un buco, non un momento in cui si possa avvertire un calo, non una pausa, niente di tutto questo: Lo spione è un film tutto d’un pezzo, inossidabile ed indistruttibile, come il destino che un gruppo di malviventi (interpretato da un cast superlativo) si ostina ad affrontare sul filo del rasoio.                   

 

 

Bucci Mario

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