Un montaggio molto originale ancora oggi mescola situazioni diverse con un unico intento: riversare nelle menti il concetto di comunità multietnica. Si persegue l'obbiettivo mescolando caratteristiche nere con atteggiamenti bianchi, il ritmen blues, suprema contaminazione della cultura africana fa da sottofondo al costante ballo di cui è fatto il film, che è inanellato su un ballerino creolo in coppia con una bionda, i quali si aggirano per la città, unendo come nel romanzo Mumbo Jumbo di Ishmael Reed (uscito proprio nello stesso anno), tutte le persone prese dal bisogno di unire in ogni senso (soprattutto fisico) i propri corpi e i propri desideri. I due ballerini sono lo spirito di liberazione dei costumi che si aggirava per Parigi e per il mondo.

Tutto inizia con una famiglia mista che va in Africa a trovare i parenti, che sono altrettanto curiosi e diffidenti degli europei; la grande forza di questo film è proprio nello sforzo di non distinguere tra le chiusure e proporre una vera unità multietnica. A quella situazione fa da contraltare un francese che sembra avere un atteggiamento razzista (pur assicurando di non esserlo, come tutti i razzisti), che poi subisce un'illuminazione assistendo al ballo di corpi sinuosi da cui riceve l'impressione di assistere alla concentrazione di "tutta la sensualità del mondo" in ciò che è africanità. Da quel momento segue le ragazze che si accompagnano a uomini europei e sono sempre riprese nel b/n della pellicola dividendo ogni inquadratura in macchie indifferenziate di aspetti e persone provenienti dalle innumerevoli culture diverse: e allora si alternano le cadenzate mosse di danza della splendida ragazza d'oltremare con le dita nere di un africano che carezzano ripetendo lo stesso ritmo la pelle eburnea di una donna nuda; ma sono riprese altre mescolanze degne di rilievo: una ragazza nera con i riccioli afro biondi è affiancata ad una bianca che si traveste con pantaloni di pelle nera, soggiogata dalla sensibilità africana

La provocazione del ballo per strada della coppia mista colpisce anche un nero elegantissimo con bombetta, che viene coinvolto dalla danza, ovvero dall'avvenenza di una ragazza con tratti misti, non etichettabile come appartenente ad una razza precisa, che non riconosce la poesia di Leopold Senghor ("Donna nuda, donna oscura…"), confondendolo con Malraux. Bellissima e riassunto fisico dell'ideale universalistico del film, ancora oggi ben lungi dall'essere realizzato, nonostante la frase finale sul ballo collettivo nei suburbi: "Tien, je ne sais pas que l'Afrique est ci proche".

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A nous deux, France!
Anno: 1971
Regista: Désiré Ecaré;
Autore Recensione: Adriano Boano
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 25-11-1998


The Interview
Visto al

      The Interview

Regia: Craig Monahan
Fotografia: Tristan Burgess
Musica: Memphis Slim
Interpreti: Pierre Garnier, Frédérique Layne, Marie Gabrielle N'Guipie, Fabienne Fabre
Produzione: Argos Film e Le films de la Lagune (Abidjan)
Formato: 16 mm. b/n
Provenienza: Costa D'Avorio
Anno: 1970 Durata: 60'