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Oscenità.
Renato Polselli (Ralph Brown). 1973-1979. ITALIA.
Attori: Isarco Ravaioli, Dean
Stratford, Mirella Rossi, Brad Euston, Luciano Conti, Franca Grey
Durata: 80’
Tavola rotonda tra uno
pseudo giornalista con aspirazioni sociologiche ed alcuni personaggi (un
avvocato, un’attrice, un attore, ed altri) circa il ruolo della donna, del suo
corpo, e degli inerenti tabù che l’hanno costretta a vivere una condizione che,
nel 1973, anno in cui la pellicola venne realizzata, ancora con difficoltà
potevano essere affrontati. Partendo dal concetto di oscenità il regista
realizza un porno soft di bassa fattura con aspirazioni altissime e risultati
davvero effimeri, ai limiti del ridicolo. Una finta inchiesta che segue le
regole del più finto dei documentari, in realtà scorre come un delirante
maquillage di episodi assurdi (satanismo sessuale, masturbazioni di ogni sorta,
ricostruzione ed abbattimento di tabù religiosi, accoppiamenti di gruppo e con
animali, violenze carnali) che non lasciano traccia d’intellettualismo nemmeno
nel più volenteroso degli spettatori. Tristemente rieditato in chiave
femminista, poiché al primo tentativo di uscita fu bloccato dalla censura, Oscenità
passa per un porno psicanalitico, ma in realtà conserva solo il fascino del suo
tempo e qualche bella idea, purtroppo assolutamente fuori contesto (il vetro
che chiude una ragazza nella vasca da bagno e qualche inquadratura stretta alla
Russ Meyer). A tal proposito, avrebbe potuto funzionare meglio se il regista
avesse seguito un percorso unico, scegliendo tra la strada esistenziale e
psicanalitica cui fa capo la scuola porno di Gerard Damiano o quella godereccia
e carnosa di Russ Meyer, i risultati sarebbe stati sicuramente altri e più
felici. Sebbene oggi tutto può apparire scontato, immagino che l’effetto si sia
verificato anche all’epoca della sua uscita.