Murderock
- Uccide a passo di danza. Lucio Fulci. 1984. ITALIA.
Attori: Olga Karlatos, Ray
Lovelock, Claudio Cassinelli, Cosimo Cinieri, Giuseppe Mannajuolo
Durata: 92’
USA. New York. Un corpo di ballo
è sotto osservazione: una grossa produzione deve, infatti, scegliere tre
ballerine, con il rischio di aumentare la competizione tra i partecipanti alla
selezione. Tra loro s’insinua un assassino che uccide le più brave con un colpo
di spillone al cuore dopo averle addormentate con del cloroformio. All’apparenza
sembra che l’omicida possa essere uno qualsiasi del corpo di ballo, in realtà
si tratta dell’istruttrice la quale, spinta dalla voglia di vendicarsi contro
l’uomo che investendola le aveva stroncato la carriera da giovane, uccideva le
ragazze per far cadere i sospetti proprio su di lui.
Siamo, purtroppo, nella fase
calante della carriera del regista e quasi niente (doppio purtroppo) si può
salvare di questa pellicola. Diminuiscono i colpi di scena, diminuisce
l’aspetto splatter, diminuisce il genio ed aumentano solo i nudi inutili
(l’assassino uccide colpendo poco sotto la mammella): indice tutto questo che
si tratta di un periodo di forte carenza ispirativa. Dimostrazione ulteriore ne
è il fatto che il film oltre a prendere mossa dallo stesso ambiente che il
regista Dario Argento aveva utilizzato per realizzare il più riuscito Suspiria
(1977), ne ripete alcuni stereotipi come l’uomo addetto alle musiche affetto da
invalidità (il cieco è sostituito da uno zoppo). In realtà non è l’unica cosa
“saccheggiata” dall’immaginario argentiano perché come non vedere nell’uccello
ucciso con lo spillone la povera fine dei corvi di Amanda Righetti, la
scrittrice sfigurata con l’acqua bollente in Profondo rosso (1974)? Se a
questo si aggiunge la sequenza di ballo della seconda vittima (con tanto di
pioggerellina durante l’esibizione) ispirata al successo americano Flashdance
(1983) di Adrian Lyne siamo di fronte ad un vero e proprio calderone ai limiti
del parodistico. Unico elemento di novità di questa pellicola è la
partecipazione del musicista Keith Emerson, compositore delle melodie
principali, membro dello storico trio Emerson, Lake & Palmer. Una
delusione, nonostante la citazione finale, “Spesso il delitto non è che una
forma distorta di impegno umano”, tratta da Giungla d’asfalto (1950)
di John Huston.
Bucci Mario
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