Essi
vivono. John Carpenter. 1988. U.S.A.
Attori: Roddy
Piper, Keith David, Meg Foster, Raymond St. Jacques, Peter Jason, Jason Robards
III
Durata: 97’
Titolo
originale: They
live
Los Angeles. U.S.A.. Un disoccupato e vagabondo arriva in città in cerca di
lavoro e lo ottiene come muratore. Sul posto fa la conoscenza di Frank, un
altro operaio che lo porta in una baraccopoli dove molti altri disoccupati o
precari del lavoro sopravvivono. Qui l’operaio, dopo che una retata della
polizia ha distrutto la baraccopoli e ha dato fuoco alla chiesa, scopre un
cartone pieno d’occhiali indossati i quali è in grado di vedere un altro mondo
davanti ai suoi occhi. Molte delle persone che all’apparenza sembrano normali,
infatti, appaiono come sono, alieni, e la maggior parte delle scritte che lo
circondano sono in realtà messaggi subliminali che inducono al consumo ed alla
sottomissione. L’operaio così ingaggia dapprima una sua battaglia personale
fino a quando non riesce a convincere anche Frank a guardare il mondo da dietro
le lenti. Entrambi, decisi a capire meglio le cose, sono rintracciati dal
vecchio responsabile della baraccopoli ed invitati ad una riunione segreta dove
altri cittadini che hanno scoperto dell’esistenza di questi alieni, si stanno
organizzando per respingere la loro colonizzazione. L’ennesima retata della
polizia distrugge i piani dei ribelli ma grazie ad un particolare orologio in
dotazione agli alieni, l’operaio e Frank riescono ad entrare nel sistema
principale dove gli alieni s’incontrano, si organizzano e da dove trasmettono
il segnale che istupidisce gli umani e li piega al consumo, un’emittente
televisiva. Entrambi danno l’assalto all’emittente ma, una volta raggiunto il
tetto dove è posizionata l’antenna, sono traditi da Holly, una ragazza che
l’operaio aveva conosciuto pochi giorni prima. L’operaio è costretto ad
ucciderla ed interrompendo il segnale permette, prima di essere ucciso da altri
alieni, di smascherare i colonizzatori con le loro vere apparenze.
Ad un passo dalla caduta del muro di Berlino, ma saturo
d’esperienza reaganiana, John Carpenter scrive e dirige forse il suo film più
politico, e comunque uno dei più interessanti della sua filmografia.
Abbandonate le violenze truculente che avevano caratterizzato la più vicina
produzione, il regista sceglie la strada dei fatti mettendo in secondo piano
quella degli effetti (sebbene siano davvero convincenti i suoi alieni) ed
omaggiando un certo tipo di cinema che grazie alla fantascienza riusciva a
parlare del presente e soprattutto della condizione politica ed economica.
Capostipite del genere era stato sicuramente L’invasione degli ultracorpi
(1956) di Don Siegel, e Carpenter non si discosta molto dal prototipo, ma gli
anni sono diversi, e piuttosto che cercare di mettere contro i due principali
monumenti dell’economia, il pensiero comunista contro quello capitalista, il
regista sceglie la strada più coraggiosa e diretta, quella interna al sistema,
la strada del cittadino americano, operaio e vagabondo, che apre gli occhi e
critica il modello che lo circonda: un intrigo interplanetario gestito da
alieni sfruttatori e umani smaniosi di lusso e ricchezza. Con i giusti dosaggi,
quasi si trattasse di vera alchimia, Carpenter riesce a trasformare una
pellicola convenzionale in un ridotto manifesto marxista contro il consumo (a
tratti brigatista). Purtroppo qualche cedimento della struttura narrativa si
avverte forse un po’ troppo spesso (sceneggiatura scritta da Frank Armitage, in
realtà pseudonimo dello stesso Carpenter), ma molte idee suppliscono ai difetti
maggiori (notevole quella di mostrare i messaggi subliminali nascosti in ogni
angolo della nostra vita). Molti invece gli innesti cinematografici per un film
che inizia con una scritta su un muro (“Essi vivono” che ricorda un po’
la scritta “Noi siamo ovunque” in Cruising (1980) di William
Friedkin) e si apre come Rambo (1982) di Ted Kotcheff, con un uomo
solitario che cerca lavoro e si scontra con una realtà sociale dura e
respingente, prosegue come Videodrome (1983) di Cronenberg, sulla critica
al messaggio televisivo (ma anche come Scanners (1981) con la riunione
assaltata dai cattivi) e si muove per il resto del tempo come fosse uno zombie
movie alla George A. Romero (al quale sottrae anche il topos del
prete) intriso per giunta di moniti dickiani. Nonostante tutto, la pellicola si
lascia vedere, non annoia, e conserva ancora qualche fascino (sicuramente non
quello degli attori, terribili come quasi sempre è capitato nei film di
Carpenter). Punto più alto del film, l’operaio che nel finale punta la pistola
contro l’obiettivo della m.d.p. e dice “Ora tocca a voi!”.
Bucci
Mario
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