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Tenebre
Anno: 1983
Regista: Dario Argento;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Tenebre. Dario Argento. 1983. ITALIA.

Attori: Anthony Franciosa, Daria Nicolodi, Giuliano Gemma, Veronica Lario, John Steiner, Lara Wendel, Anja Pieroni, John Saxon, Carola Stagnaro, Eva Robin's, Lamberto Bava

Durata: 110’

 

 

U.S.A. New York. Lo scrittore Peter Neal, autore del romanzo Tenebrae, parte alla volta della capitale italiana lasciando la fidanzata Jane negli Stati uniti. Italia. Roma. Elsa Magni, una giovane donna, è scoperta a rubare il romanzo in un megastore. Lasciata libera di tornare a casa, la ragazza è massacrata da un assassino che le infila le pagine del libro in bocca. Giunto in Italia, lo scrittore, dopo una breve conferenza stampa, si accorge che qualcuno ha scambiato la sua valigia all’aeroporto di N.Y. ed una volta in albergo è raggiunto dal capitano Germani della questura che lo informa sull’omicidio, avvenuto cinque ore prima, con modalità descritte proprio nel romanzo. Nella stanza d’albergo poi, il capitano Germani trova una lettera anonima, presumibilmente dell’assassino e poco dopo è proprio il folle a mettersi in contatto con lo scrittore, chiamando nell’appartamento. Nella memoria dell’assassino intanto, compaiono immagini di una giornata in spiaggia durante la quale un ragazzo subisce le violenze di una donna e di un gruppo di ragazzi. L’istinto omicida porta l’assassino ad uccidere ancora, scegliendo come vittime una coppia di ragazze lesbiche fra le quali una, Tilde, è amica dello scrittore. La mattina dopo un’altra lettera anonima è lasciata dall’assassino sotto la porta della camera d’albergo di Peter, prossimo a sostenere un’intervista con il pignolo critico Cristiano Berti. Poco dopo, Ann, segretaria personale dello scrittore e amante segreta di lui, e lo stesso Peter hanno l’impressione di vedere Jane a Roma, sotto l’albergo. La sera l’assassino esce di casa per rimorchiare una prostituta ma si accorge di aver lasciato le chiavi inserite nella toppa. Intanto Maria, la figlia del custode dell’albergo, lasciata sola dal suo ragazzo in mezzo alla strada, è assalita da un dobermann scappato da un giardino. Costretta a scappargli, si rifugia nell’appartamento dell’assassino. Scoperte alcune fotografie che ritraggono le vittime massacrate, la ragazza ne prende qualcuna convinta di poter aiutare la polizia nelle indagini ma poco dopo, al rientro dell’assassino in casa, è massacrata con un’accetta. L’ennesima lettera dell’assassino mette in guardia lo scrittore, questa volta minacciato personalmente. Convinto che l’assassino sia Cristiano Berti, Peter e Gianni, un giovane aiutante dello scrittore, vanno nel suo appartamento ed il ragazzo assiste all’omicidio del critico con un’ascia, compiuto da uno sconosciuto. Peter non ha potuto assistere perché stordito da un colpo in testa. Nella memoria dell’assassino affiorano i ricordi di una vendetta sanguinaria nei confronti della donna che da giovane l’ha umiliato. Il giorno dopo, la sua fidanzata Jane e Bulmer, l’agente letterario, s’incontrano nell’ufficio di questo, perché amanti, dopo che Bulmer ha convinto Peter ad allontanarsi dalla città. I due amanti si danno appuntamento in piazza dove tra la folla sbuca l’assassino che accoltella l’uomo. Gianni, intanto, torna la sera nella casa di Berti perché convinto che la verità sia in quell’appartamento. Lì ricorda che il critico si assumeva la responsabilità degli omicidi, quindi qualcun altro era stato ad ucciderlo. Tornato nella sua auto è strangolato da uno sconosciuto. La sera stessa Jane chiama Ann e le chiede di andare a casa sua perché tentata dal togliersi la vita. L’assassino arriva prima e la uccide a colpi d’ascia. Poco dopo una donna fa ingresso nell’appartamento e l’assassino l’abbatte con la stessa arma: è Peter Neal che si dispera perché crede di aver colpito Ann che invece arriva poco dopo con il capitano Germani. Ad essere stata uccisa è l’aiutante del poliziotto che ha scoperto una relazione tra Bulmer e Jane. La verità viene fuori: l’assassino era Cristiano Berti, ma Peter ne aveva approfittato per uccidere lui e poi usare l’idea del serial killer per eliminare Jane ed il suo amante. Disperato, Peter si toglie la vita tagliandosi la gola con un rasoio. Germani dice ad Ann di aver scoperto nel passato dello scrittore un probabile delitto di una ragazza uccisa per vendetta. Il capitano rientra nell’appartamento dove lo scrittore, che in realtà ha utilizzato un rasoio finto, è ancora vivo e lo abbatte con un colpo d’ascia. Anna fa per rientrare anche lei nell’appartamento e spingendo una statua piena d’aculei, infilza involontariamente Peter, un istante prima che sia lui ad uccidere proprio Ann. Piove e le grida della donna sfumano al nero.

Ottava pellicola per il regista romano, e ritorno al giallo dopo il passaggio nell’oscurità parapsicologica e metafisica del precedente Inferno (1980), anticipato da Suspiria (1977). Tenebre, infatti, è un buon thriller che oltre ad indagare gli aspetti violenti della natura umana, circoscritti al senso dell’omicidio ed alla necessità della vendetta, prende spunto soprattutto dai classici del genere per giocarvi, sovrapponendo su diversi piani i temi principali (amore e morte per esempio) e mischiando le carte nei rapporti dinamici (doppio finale e passaggio dall’omicidio seriale a quello passionale). Truculento, carico di suspence, spietato con le sue tante vittime, il film di Dario Argento esalta lo spettatore ed il fan per l’aria folle che traspira, rancida di morte. Tanti comunque i ripescaggi nella personale filmografia del regista, dall’omicidio nel parco a quello in pubblico nella piazza, dal personaggio principale che a metà percorso sceglie di partire, fino a quella particolare e macabra attrazione del regista per i vetri: per l’ennesima volta, infatti, un corpo di donna ne rimane trafitto. Estremamente acrobatico l’uso della m.d.p. (vedi l’omicidio delle lesbiche, durante il quale la m.d.p. agganciata ad un braccio meccanico chiamato Louma, gira attorno a tutto l’appartamento, avvolgendolo lentamente). La sequenza del dobermann, che costringe Maria a rifugiarsi nel covo dell’assassino, è d’altissimo livello emotivo, nonché geniale ed esasperante. A questo punto tornano utili le musiche dei Goblin in chiaro stile progressive anni ottanta, con tanto di vocoder di Simonetti che sibila paura, paura, paura… (nella pellicola non firmano Goblin perché manca il batterista Agostino Marangolo). Infine l’uso del flashback, in realtà la cosa più originale del film, che sembra pertinente all’omicida e che invece fa parte delle memorie dello scrittore (anche lui omicida). Convincente l’interpretazione di Giuliano Gemma, tra i protagonisti figura anche Veronica Lario (Jane) moglie del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e Lamberto Bava, figlio del grande regista di genere Mario e regista anche lui. Non perfettamente riuscito lo scambio tra letteratura e cinema, fantasia e realtà, sebbene le intenzioni siano davvero buone. La voce che legge il testo del romanzo Tenebrae, all’inizio della pellicola mentre scorrono i titoli di testa, è proprio di Dario Argento, che spesso si è divertito ad impersonificare l’assassino, almeno fino a che era necessario introdurre solo mani guantate o voce narrante. Nella versione televisiva del film solitamente manca la scena nella quale a Veronica Lario è amputato il braccio: i motivi sono tutti da ricercare nella sua relazione matrimoniale con il proprietario delle televisioni sulle quali è trasmessa la pellicola.

 

 

Bucci Mario

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