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Kohi jikou - L'ora del caffè
Anno: 2004
Regista: Hou Hsiao-Hsien;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 10-09-2004


Kohi jikou

Kohi jikou - L’ora del caffè
Regia: Hou Hsiao-Hsien; Sceneggiatura: Hou Hsiao-Hsien, Chu T’ien-wen; Fotografia: Lee Ping-Bing; Scenografia: Tashiharu Aida; Montaggio; Liao Ching-Sung; Suono: Tu Duu-Chih; Costumi: Kazumi Hoshino, Yoji Yamada; Interpreti: Yo Hitoto, Tadanobu Asano, Masato Hagivara, Kimiko Yo; Produttori: Hideshi Miyajima, Fumiko Osaka, Liao Ching-Sung, Ichiro Yamamoto; Produzione: Shochiku Co., The Asahi Shimbun, Sumimoto, Eisei Gekijo, Imagica; Distribuzione internazionale: Shochiku Co., Wild bunch; Anno di produzione: 2004; Durata: 104’; Formato: 1:1,85; Altre indicazioni: 35 mm, colore; Sonoro: Dolby Digital; Versione originale: giapponese; Origine: Giappone
Sinossi (dal catalogo): La scrittrice Yoko è appena rientrata da Taiwan, ma prima di tornare a casa, visita la libreria di Hajime. hajime e Yoko sono amici da quando lei è andata in negozio per delle ricerche. In visita dal padre, annuncia di essere incinta. A Hajime, un fanatico delle ferrovie, Yoko ha portato in regalo un orologio da taschino appartenuto a un macchinista delle ferrovie di Taiwan 50 anni prima. Yoko sa di poter confidare qualsiasi cosa al calmo e silenzioso Hajime e che quando è con lui si trova in un insolito stato di calma e di pace. Ma Hajime, che si è affezionato a Yoko, è scosso dalla notizia della sua gravidanza. I genitori di Yoko vengono a Tokyo e le chiedono insistentemente del padre del bambino: si tratta di uno degli studenti a cui insegnava giapponese a taiwan. Yoko si è addormentata sul treno e al risveglio vede Hajime osservarla e se ne sente rassicurata. Nella luce di un normale pomeriggio, Yoko fa i conti della propria vita e riflette sulla famiglia e sulla nuova vita che le cresce dentro.

L’eredità più grande di Ozu è nel cinema di Hou Hsiao-Hsien, un cinema che scommette totalmente sul tempo di esposizione delle scene. Hou Hsia Hsien guarda nel tempo dell’evento e appare ininfluente rispetto ad esso. La mdp è un dispositivo assente perché si rende assolutamente trasparente rispetto alla luce catturata dall’obiettivo. Il senso di spaesamento e voragine dato dal cinema di Hou Hsiao-Hsien consiste in questa rara, pressoché unica dote di chi filma: non esserci, scomparire. Cosicché in ogni film di Hou Hsia Hsien la proiezione (nell’immagine) di chi guarda è totale, non è né sorretta, né accompagnata dagli strumenti volgari delle narrazioni. Non ci sono tempi per ridere né per piangere, perché lo spettacolo nel film di Hsien è giocoforza l’assenza di spettacolo. Il cinema di Hou Hsiao-Hsien non solo opera per sottrazione e “nullificazione” del dispositivo, ma si lancia in avanscoperta di altri territori percettivi. Anzi prospetta un’esplorazione ulteriore dello sguardo nelle vari porzioni, sezioni dello spazio tempo. Kohi jikou è costruito su quersti segmenti di spazio tempo, proponendo uno scivolamento comune del senso nei vari abissi percettivi, affidandosi ad altri dispositivi di registrazione come i microfoni direzionali in un superfluo, vano tentativo di catturare piccolissime briciole del Tutto.