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Man on fire - Il fuoco della vendetta
Anno: 2004
Regista: Tony Scott;
Autore Recensione: Andrea Caramanna-
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 03-09-2004


Man on fire

Man on Fire - Il fuoco della vendetta

Venezia 61 Mezzanotte
Regia: Tony Scott; Sceneggiatura: Brian Helgeland; Fotografia: Paul Cameron; Scenografia: Benjamin Fernandez, Chris Seagers Montaggio: Christian Wagner; Musica: Harry Gregson-Williams; Costumi: Louise Frogley; Interpreti: Denzel Washington, Dakota Fanning, Christopher Walken, Giancarlo Giannini ,Radha Mitchell, Produttori: Arnon Milchan, Tony Scott, Lucas Foster; Produzione: Twentieth Century Fox; Distribuzione internazionale: World Sales Twentieth Century Fox International; Distribuzione italiana: Twentieth Century Fox Italia; Anno di produzione: 2004 Durata: 146’ Formato: 1:2,35 scope Altre indicazioni: 35 mm, colore; Sonoro: DTS Digital; Versione originale: inglese; Origine: USA
Sinossi: Un’ondata di rapimenti sconvolge il Messico. In sei giorni ci sono stati ventiquattro sequestri di persona, il che spinge molte famiglie ad assumere guardie del corpo per proteggere i bambini. È questo il mondo in cui viene catapultato John Creasy, un ex agente della CIA ormai bruciato. Il suo amico Rayburn lo porta a Città del Messico come guardia del corpo di Pita, la figlia di nove anni dell’industriale Samuel Ramos. A Creasy non interessa fare la guardia del corpo, ma per mancanza di meglio da fare accetta l’incarico. Tollera a stento la ragazzina e le sue petulanti domande su di lui e sulla sua vita. A poco a poco, però, la piccola riesce a scalfire la sua apparentemente inattaccabile corazza: l’uomo allenta le sue difese e si apre con lei. Ma non appena sembra aver trovato un nuovo scopo per la sua vita, è proprio Pita a essere rapita. Nonostante le ferite riportate nel corso del sequestro, Creasy è ora spinto dal “fuoco della vendetta” e giura di uccidere chiunque sia coinvolto nel rapimento. E nessuno può fermarlo.

In questa ennesima versione di “La bella e la bestia”, Tony Scott mostra la piena maturità di cineasta in grado di agire minimamente sulla traccia psicologica del racconto. In effetti il cinema contemporaneo (e quello di Scott ne è un esempio luminoso), cercando di rendere più estrema possibile la funzionalità del genere (action in questo caso), ha definitivamente trovato il cuore della messa in scena nella virtualità stessa della lettura visiva. Qui Scott usa molto le didascalie, mentre tutte le scene più concitate, visibilmente in grana digitale, si destrutturano di fronte agli occhi delle spettatore, si sdoppiano, si moltiplicano come in una sorta di delirio tremolante. Ne deriva una percezione ormai alterata del quadro. Nella seconda parte questo meccanismo diventa parossistico, sottolinea la violenza totale, ormai non più pornografica, ma violentata a sua volta per esser resa ancora più spettacolare come nelle sequenze in cui il protagonista uccide ferocemente i colpevoli del sequestro (la più sconvolgente è senz’altro quella in cui Creasy mutila le dita e le brucia con l’accendino per fermare le emorraggie). Scott è alla ricerca di espressioni cinetiche ancora più sconvolgenti della stessa esposizione nuda e cruda del gesto. Un’ipotesi che troviamo anche nel robotizzato protagonista di Collateral, il Tom Cruise “terminator” di Michael Mann (di cui parleremo in altra recensione).
Tutto il resto appare abbastanza superfluo: l’opposizione iniziale tra la tenerezza della piccola Pita e il rude carattere di Creasy,il riferimento alla cronaca terribile dei sequestri in Messico, e pure la presenza di grandi comprimari come Walken e Giannini.