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Non aprite quella porta - The Texas Chainsaw Massacre
Anno: 2003
Regista: Marcus Nispel;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 13-07-2004


La grande guerra

Non aprite quella porta. Marcus Nispel. 2003. USA.

Attori: Jessica Biel, Jonathan Tucker, Eric Balfour, Erica Leerhsen, Mike Vogel

Durata: 98 min.

Titolo originale: The Texas Chainsaw Massacre

 

 

Travis. Texas. USA. 18 agosto 1973. Un gruppo di ragazzi, proveniente dal Messico a bordo di un furgoncino, sta andando verso Dallas ad assistere ad un concerto. Sulla strada accolgono una ragazza all’apparenza scossa che dopo pochi metri essere stata caricata sull’auto si ammazzaida sparandosi un colpo alla testa. I ragazzi, che trasportano un chilo d’erba con loro, non sanno come liberarsi del corpo. Giungono presso un’anziana signora per chiedere di chiamare la polizia della contea per togliersi dagli impicci. Poiché lo sceriffo dice di recarsi ad un vecchio mulino, i ragazzi gli vanno incontro. Nella deserta ed abbandonata struttura incontrano un bambino che conduce due di loro direttamente a casa dello sceriffo. In realtà la tetra casa alla quale vanno a chiedere aiuto è abitata da un uomo sulla sedia a rotelle e da un mostruoso essere con la faccia ricoperta di pelle umana che uccide il ragazzo. La ragazza, convinta che quello se ne sia tornato indietro, torna dagli altri dove intanto lo sceriffo è passato ed ha caricato nella sua macchina il cadavere della suicida. Convinta che Kerbert sia lì, scopre invece che quello non ha fatto ritorno dalla casa e così con un altro amico torna dal vecchio sulla sedia a rotelle. Qui anche il suo amico è aggredito dall’uomo con la faccia di cuoio ed armato di motosega e solo la ragazza riesce a fuggire e tornare dagli altri due suoi amici.  Mentre cercano tutti e tre di mettere in moto il pulmino e partire, sopraggiunge lo sceriffo che, piuttosto che dargli retta, li mette sotto torchio per uno spinello trovato sul cruscotto del pulmino. L’uomo porta via il ragazzo con sé mentre chiama con la radio della macchina per avvertire che due ragazze sono rimaste al pulmino. A raggiungerle è l’uomo con la motosega che ne ammazza una mentre l’altra riesce a fuggire. Si rifugia in una casa dove due donne la narcotizzano facendole perdere i sensi. La ragazza si risveglia in uno scantinato (dove l’ha buttata anche la signora anziana che avevano incontrato subito dopo il suicidio della ragazza) dove trova un suo amico appeso come un pezzo di carne, e che uccide su sua richiesta, e quello portato via dallo sceriffo, con la schiena bucata ma ancora in grado di camminare. A trovargli un nascondiglio dal quale fuggire è il bambino che avevano incontrato sulla strada, ma l’uomo con la faccia di cuoio se ne accorge e li insegue entrambi. I ragazzi si vanno a nascondere in una casa abbandonata dove però l’uomo li raggiunge e massacra il maschio. La ragazza, in fuga, riesce a nascondersi in un macello dove, munita di un coltellaccio, riesce a tagliare la mano che quello usa per tenere la motosega. Datasi alla fuga è accolta da un camionista che però sta andando nella direzione sbagliata. L’uomo, infatti, senza saperlo, si ferma presso la casa degli Hewitt ma lei, che conosce l’incubo nel quale sta tornando, riesce a rubare l’auto dello sceriffo e dopo averlo investito a fuggire. Due giorni dopo, due poliziotti in perlustrazione sul luogo degli omicidi rimangono vittime della ferocia dell’uomo con la motosega. Di questa violenza rimane un filmato girato dagli stessi poliziotti massacrati. Leatherface è ancora in libertà.

Remake di un classico dell’horror generazionale che ha fatto scuola non solo per i personaggi che ha portato sul grande schermo, ma soprattutto per i contenuti che esso custodiva: Non aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper. A distanza di 30 anni dall’originale, qualche elemento è messo da parte (la teoria degli hamburgers fatti di carne umana come presa di coscienza della società dei consumi, cannibalismo commerciale) per sollevare ed allargare il discorso ad un’intera cittadina, rappresentante la provincia stolta, violenta e folle dell’America, società di pazzi cannibali che miete le sue vittime fra i giovani della cultura alternativa. Qualche volta si salta dalla sedia, altre volte si assiste al gusto inutile per l’eccesso (la pseudo crocifissione sulla quale infierisce la protagonista) ma di follia originale davvero non v’è l’ombra: le movenze disumane che animavano la bestia con la motosega sono ridotte a veloci cambi d’inquadratura che esaltano le tecniche del montaggio, ma non aiutano a dilatare suspence ed ad inchiodare lo spettatore alla sedia. Questo remake per giunta, mette insieme sia il primo che il secondo episodio originali (diretto anche questo da Tobe Hooper nel 1980), soprattutto nel momento in cui introduce la figura dello sceriffo (davvero malvagia la sua responsabilità nei riguardi della legge) che nel secondo film dedicato al massacro della motosega era interpretato da un folle Dennis Hopper. Poche davvero le trovate linguistico-narrative di questo film, tra le quali si può apprezzare il carrello all’indietro, nel pulmino, che passa attraverso il foro in tesa della ragazza suicida ed esce dall’auto dal foro sul retro, davvero fulciana come immagine. Finale alla Blair witch project (1999) di Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez, per chi è di ultima generazione, assolutamente alla Cannibal holocaust (1980) di Ruggero Deodato per chi è di più lunga memoria. In sintesi un film che si lascia vedere e che comunque, in quest’annata di remakes, è più godibile di altri.

 

 

Bucci Mario

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