Non
aprite quella porta. Marcus Nispel. 2003. USA.
Attori: Jessica Biel,
Jonathan Tucker, Eric Balfour, Erica Leerhsen, Mike Vogel
Durata: 98 min.
Titolo originale: The Texas Chainsaw Massacre
Travis. Texas. USA. 18 agosto
1973. Un gruppo di ragazzi, proveniente dal Messico a bordo di un furgoncino,
sta andando verso Dallas ad assistere ad un concerto. Sulla strada accolgono
una ragazza all’apparenza scossa che dopo pochi metri essere stata caricata
sull’auto si ammazzaida sparandosi un colpo alla testa. I ragazzi, che
trasportano un chilo d’erba con loro, non sanno come liberarsi del corpo.
Giungono presso un’anziana signora per chiedere di chiamare la polizia della
contea per togliersi dagli impicci. Poiché lo sceriffo dice di recarsi ad un
vecchio mulino, i ragazzi gli vanno incontro. Nella deserta ed abbandonata
struttura incontrano un bambino che conduce due di loro direttamente a casa
dello sceriffo. In realtà la tetra casa alla quale vanno a chiedere aiuto è
abitata da un uomo sulla sedia a rotelle e da un mostruoso essere con la faccia
ricoperta di pelle umana che uccide il ragazzo. La ragazza, convinta che quello
se ne sia tornato indietro, torna dagli altri dove intanto lo sceriffo è
passato ed ha caricato nella sua macchina il cadavere della suicida. Convinta
che Kerbert sia lì, scopre invece che quello non ha fatto ritorno dalla casa e
così con un altro amico torna dal vecchio sulla sedia a rotelle. Qui anche il suo
amico è aggredito dall’uomo con la faccia di cuoio ed armato di motosega e solo
la ragazza riesce a fuggire e tornare dagli altri due suoi amici. Mentre cercano tutti e tre di mettere in
moto il pulmino e partire, sopraggiunge lo sceriffo che, piuttosto che dargli
retta, li mette sotto torchio per uno spinello trovato sul cruscotto del
pulmino. L’uomo porta via il ragazzo con sé mentre chiama con la radio della
macchina per avvertire che due ragazze sono rimaste al pulmino. A raggiungerle
è l’uomo con la motosega che ne ammazza una mentre l’altra riesce a fuggire. Si
rifugia in una casa dove due donne la narcotizzano facendole perdere i sensi.
La ragazza si risveglia in uno scantinato (dove l’ha buttata anche la signora
anziana che avevano incontrato subito dopo il suicidio della ragazza) dove
trova un suo amico appeso come un pezzo di carne, e che uccide su sua
richiesta, e quello portato via dallo sceriffo, con la schiena bucata ma ancora
in grado di camminare. A trovargli un nascondiglio dal quale fuggire è il
bambino che avevano incontrato sulla strada, ma l’uomo con la faccia di cuoio
se ne accorge e li insegue entrambi. I ragazzi si vanno a nascondere in una
casa abbandonata dove però l’uomo li raggiunge e massacra il maschio. La
ragazza, in fuga, riesce a nascondersi in un macello dove, munita di un
coltellaccio, riesce a tagliare la mano che quello usa per tenere la motosega.
Datasi alla fuga è accolta da un camionista che però sta andando nella
direzione sbagliata. L’uomo, infatti, senza saperlo, si ferma presso la casa
degli Hewitt ma lei, che conosce l’incubo nel quale sta tornando, riesce a
rubare l’auto dello sceriffo e dopo averlo investito a fuggire. Due giorni
dopo, due poliziotti in perlustrazione sul luogo degli omicidi rimangono
vittime della ferocia dell’uomo con la motosega. Di questa violenza rimane un
filmato girato dagli stessi poliziotti massacrati. Leatherface è ancora in
libertà.
Remake di un classico dell’horror
generazionale che ha fatto scuola non solo per i personaggi che ha portato sul
grande schermo, ma soprattutto per i contenuti che esso custodiva: Non
aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper. A distanza di 30 anni
dall’originale, qualche elemento è messo da parte (la teoria degli hamburgers
fatti di carne umana come presa di coscienza della società dei consumi,
cannibalismo commerciale) per sollevare ed allargare il discorso ad un’intera
cittadina, rappresentante la provincia stolta, violenta e folle dell’America,
società di pazzi cannibali che miete le sue vittime fra i giovani della cultura
alternativa. Qualche volta si salta dalla sedia, altre volte si assiste al
gusto inutile per l’eccesso (la pseudo crocifissione sulla quale infierisce la
protagonista) ma di follia originale davvero non v’è l’ombra: le movenze
disumane che animavano la bestia con la motosega sono ridotte a veloci cambi
d’inquadratura che esaltano le tecniche del montaggio, ma non aiutano a
dilatare suspence ed ad inchiodare lo spettatore alla sedia. Questo remake per
giunta, mette insieme sia il primo che il secondo episodio originali (diretto
anche questo da Tobe Hooper nel 1980), soprattutto nel momento in cui introduce
la figura dello sceriffo (davvero malvagia la sua responsabilità nei riguardi
della legge) che nel secondo film dedicato al massacro della motosega era
interpretato da un folle Dennis Hopper. Poche davvero le trovate
linguistico-narrative di questo film, tra le quali si può apprezzare il
carrello all’indietro, nel pulmino, che passa attraverso il foro in tesa della
ragazza suicida ed esce dall’auto dal foro sul retro, davvero fulciana come
immagine. Finale alla Blair witch project (1999) di Daniel Myrick ed
Eduardo Sanchez, per chi è di ultima generazione, assolutamente alla Cannibal
holocaust (1980) di Ruggero Deodato per chi è di più lunga memoria. In
sintesi un film che si lascia vedere e che comunque, in quest’annata di
remakes, è più godibile di altri.
Bucci Mario
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