Il
monello. Charles
Spencer Chaplin. 1921. USA.
Attori: Charles S. Chaplin,
Jack (Jackie) Coogan, Edna Purviance, Chuck Reisner, Lita Grey
Durata: 83’
Titolo
originale:
The kid
Un’immagine allegra e forse
una lacrima. Una donna abbandona il figlio appena partorito in un’auto che
è rubata da due balordi. La coppia, accortasi del neonato, lo abbandona ad un
angolo di strada. A trovarlo è un vagabondo che, non riuscendo più a
liberarsene, decide di portarlo con sé a casa sua. Cinque anni dopo.
Entrambi riescono a portare avanti la bandiera con piccoli mezzucci: il
fanciullo rompe i vetri delle case a sassate e l’adulto si offre come
riparatore. La donna che aveva abbandonato il figlio, nei cinque anni trascorsi
è riuscita a fare carriera come attrice e va in giro per i quartieri poveri
elargendo con gioia l’elemosina. Senza
saperlo regala una mela ed un pupazzo a suo figlio. Il pupazzo però diventa
contenzioso tra fanciulli e la lite si sposta anche fra gli adulti. Passando lì
per caso, la donna si preoccupa per la salute del fanciullo ed invia un medico
a far visita a casa del barbone. Il dottore scopre che quello non è il suo
padre naturale ed informando le autorità fa in modo che gli ufficiali
giudiziari gli portino via il bambino per consegnarlo all’orfanotrofio. Dopo
una fuga sui tetti il barbone riesce a recuperare il piccolo prima che venga
consegnato alla struttura d’accoglienza. Nel frattempo la donna scopre che
quello è suo figlio. Intanto il barbone ed il bambino vanno a dormire in uno skid
row dove però, di notte, il proprietario sequestra il fanciullo spinto da
una lauta ricompensa. Lo consegna alla polizia dove a ritirarlo si reca la
donna. Il barbone si lascia abbandonare a sogni e disperazione ma un poliziotto
lo recupera e lo conduce alla casa della donna dove è accolto.
Guardando alla lunga biografia
del regista attore, Il monello costituisce una delle pietre miliari del
suo percorso (soprattutto alla luce delle sue esperienze personali, abbandonato
anch’egli in un orfanotrofio di Londra per due anni mentre sua madre fu
rinchiusa in una casa di cura) nonché una differenza da tutti gli altri lavori.
Sorta di summa di tutte le gags che lo avevano fatto approdare al grande cinema
e che avevano reso celebre il suo personaggio, la pellicola (il primo
lungometraggio da lui interpretato e diretto, con 6 bobine ed oltre 1700 metri
di pellicola) si pone come obiettivo quello di toccare corde che spesso la
comicità da sola non riesce a far vibrare, ma anche di giocare con lo scambio
di emozioni tra melodramma, patetismo [i]
e comicità. Il monello diventa così un insieme d’allegre situazioni,
semplici allegorie, ma soprattutto triste rappresentazione del quotidiano
(tutto si svolge nel sobborgo degradato e popolato dagli esclusi della società)
al quale il regista aggiunge una speranza (la famiglia). Nello scambio dei
ruoli e nel loro incontrarsi, l’adulto diventa bambino ed il monello adulto,
entrambi come un’unica persona alla ricerca di quella felicità che nel cinema
di Chaplin spesso si raggiunge solo attraverso l’infelicità e dis-avventure
interminabili [ii]. Impagabile
l’interpretazione del piccolo Jack (Jackie) Coogan. Scritto, diretto,
interpretato e montato dallo stesso Chaplin, nel 1971 ne fu presentata una
riedizione alla quale egli stesso mise mano, tagliando alcune scene e
componendo personalmente la musica. Nella sequenza del sogno, i diavoli che
appaiono e scompaiono attorno ai protagonisti sembrano alludere ai Seleniti di
vaga memoria mèliésiana de Il viaggio nella luna (1902) di
Georges Mèliés. De Il monello è in corso un restauro con tecniche
fitochimiche e digitali da parte dell’Immagine Ritrovata di Bologna e della
Dyte [iii].
Bucci Mario
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