La
ragazza che sapeva troppo. Mario Bava. 1963. ITALIA.
Attori: Leticia Roman, John
Saxon, Valentina Cortese, Dante Di Paolo, Robert Buchanan, Gianni Di Benedetto,
Lucia Modugno
Durata: 85’
Roma. Nora Davis, una
ventenne americana in viaggio verso la capitale, conosce un uomo che le offre
una sigaretta e le regala un pacchetto. Poco dopo, alla dogana, l’uomo è
arrestato per contrabbando di marijuana. In città la ragazza è ospite di
un’anziana amica di famiglia, seguita dal dottor Marcello Passi, un medico che
si prende cura del suo debole stato di salute. La sera stessa l’anziana donna
muore e Dora, scesa in strada per domandare aiuto, viene scippata e cade in
terra perdendo i sensi. Poco dopo si riprende ed assiste all’omicidio di una
donna ma sviene ancora. Al mattino la ragazza è ritrovata da un poliziotto e
condotta in una clinica dove credono che sia ubriaca. A riportarla a casa è
proprio Marcello Passi. Dora informa l’uomo di aver assistito ad un omicidio ma
Marcello crede che sia l’effetto del trauma seguito allo scippo. Al funerale
dell’amica di famiglia Dora conosce la signora Laura che la invita a
trascorrere il resto della vacanza nel suo appartamento poiché lei è costretta
a partire per raggiungere il marito in Svizzera. Dora apprende dalla cameriera
che la sorella della signora Laura è stata ammazzata dieci anni prima nello
stesso punto e con le stesse modalità al quale omicidio lei ha assistito.
Interessata a risolvere i problemi che questi ricordi le suscitano, Dora,
appassionata lettrice di libri gialli, s’improvvisa investigatrice e scopre di
un assassino che sceglieva le sue vittime in senso alfabetico. L’assassino si
era fermato alla lettera D e la più indiziata a diventare la nuova vittima
sembra essere proprio lei, Dora, alla quale l’assassino fa pervenire un nastro
registrato attirandola in un appartamento con una telefonata anonima.
Attraverso la proprietà dell’appartamento, Dora e Marcello si mettono sulle
tracce di Landini, un ex giornalista che aveva seguito il caso dell’assassino dell’alfabeto
e che assieme al marito di Laura era riuscito a far arrestare e condannare
Straccianeve, un poveraccio, anche se poi ne aveva scoperto l’innocenza. Mosso
dalla voglia di trovare il vero colpevole, Landini si mette sulle stesse tracce
di Dora ma quando arriva vicino alla soluzione viene ritrovato morto suicida.
Qualche giorno più tardi, guardando il giornale, Dora scopre del ritrovamento
del cadavere di una donna, la stessa che aveva visto morire la notte a Trinità
dei monti. È la figlia di Straccianeve e la polizia informa Dora anche di aver
ritrovato un bottone stretto fra le mani di quella. A casa di Laura, convinta
di sapere dove cercare, Dora entra nello studio del marito e trova l’uomo
accoltellato. L’assassina è proprio Laura, psicolabile, che il marito ha
cercato in tutti i modi di salvare da ogni accusa. Minacciata, Dora è salvata
però proprio da questo che con le ultime forze riesce a sparare alla moglie.
Per Dora è Marcello finisce un incubo (forse frutto della sigaretta alla
marijuana) ed inizia una relazione.
Divagazione nel giallo per
uno dei maestri del terrore made in Italy. Costruito interamente su una
vicenda che sembra non avere sostanza, con riferimenti quindi (per la verità
molto vaghi) al paranormale, Mario Bava, all’ultima direzione della fotografia
con questa pellicola, mette in scena una serie di delitti già commessi e che
man mano tornano ad occupare le indagini romane grazie ad un personaggio di
natura hitchcockiana, Dora, alla quale gli avvenimenti sembrano tutti cadere addosso.
Spalleggiata da un medico e più tardi da un giornalista (modelli anche questi
del giallo e del thriller) Dora trova l’assassino nell’unica persona che le si
mostra davvero comprensiva, Laura, psicolabile magistralmente interpretata da
una cangiante Valentina Cortese. Sebbene le irrazionali motivazioni omicide
dell’assassino (che uccide seguendo l’ordine alfabetico) tendono a rendere poco
caratteristiche le sue patologie, è vero anche che il continuo depistaggio (al
quale contribuisce una voce narrante) fatto dal regista in sede di
sceneggiatura riesce a confondere lo spettatore fino al colpo di scena finale.
Poiché però qualcosa manca in questo film, costruito su una bellissima
fotografia in bianco e nero ma molto solare, la stessa formula fu ripresa dal
regista per la più riuscita realizzazione di Sei donne per l’assassino
(1964). Lo stesso modello venne ripreso qualche anno più tardi anche da Dario
Argento che costruì il suo più riuscito L’uccello dalle piume di cristallo
(1970) (anche in questo film è la moglie l’assassina ed il marito, il più
indiziato, colui che agiva per difenderla). Davvero pulite tutte le sequenze: i
brevi carrelli di Bava sono assolutamente inconfondibili e difficili da imitare
(mancano infatti tutta una gamma di piccoli movimenti della m.d.p. nelle
pellicole argentiniane). Per molti La ragazza che sapeva troppo può
essere considerato il capostipite del thriller all’italiana, fatto cioè
di giallo a enigma con elementi forti di paura, e l’accento messo su suspense e
ammazzamenti [i]. La canzone
che fa da tema del film, Furore, è cantata da Adriano Cementano.
Bucci Mario
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