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Blade runner
Anno: 1982
Regista: Ridley Scott;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 01-04-2004


La grande guerra

Blade runner. Ridley Scott. 1982. USA.

Attori: Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Edward James Olmos, William Sanderson, Daryl Hannah, Joe Turkel, Joanna Cassidy

Durata: 124’

 

 

Los Angeles. Anno 2019. La Tyrell Corporation ha sviluppato una forma d’androide, il Nexus 6, così simile all’uomo (ed a volte anche superiore) da essere chiamato replicante. La loro funzione principale è quella di lavorare per l’uomo nelle colonie off world, ma dopo una rivolta, il modello è stato dichiarato fuori commercio ed è tata sviluppata la Blade Runner Units, una polizia specializzata nella caccia agli androidi che tornano sulla terra. Nel palazzo della Tyrell Corp., l’operaio Leon Kowalski è sottoposto al test Voig-Kampff che analizza la reazione emotiva per individuare gli androidi. A sottoporlo al test è il cacciatore di taglie Dave Holden, che però rimane colpito dall’androide Kowalski. Un ex cacciatore, Rick Deckard, è chiamato dal capitano Bryant per sostituire Holden e dare la caccia ad altri modelli Nexus 6 che sono in circolazione nella città. Per provare il test su un modello simile, il capitano lo manda alla Tyrell Corp. dove Rick fa la conoscenza di Rachael, una donna dell’azienda che, una volta testata, ha il dubbio di essere un’androide (ed infatti lo è). Rick si reca immediatamente dopo nell’appartamento di Kowalski ed ispezionandolo trova una squama di pesce nella vasca da bagno ed una serie di fotografie nascoste in un cassetto. Kowalski se ne accorge ed informa Roy Batty, il leader del gruppo d’androidi arrivati sulla terra, del quale fanno parte altre due donne, Pris e Zhora. Roy e Leon si rivolgono ad un anziano che ha fabbricato i loro occhi e questo li informa di Sebastian, progettista genetico della Tyrell Corp, è l’uomo che può introdurli direttamente dentro l’azienda. Ad attendere Deckard nel suo palazzo intanto, si fa trovare Rachael la quale gli pone il suo dubbio. L’uomo gli confessa che quella è un androide. Una donna si accascia tra i rifiuti vicino ad un portone. L’arrivo del padrone di casa la sveglia. Si presentano: Pris è il nome di lei, Sebastian quello di lui, che la invita a casa sua. Su una foto sottratta a Kowalski e passata ad uno scanner, Deckard individua la presenza di un’altra donna. Facendo analizzare la squama che ha trovato da Kowalski, scopre che non è di pesce ma di serpente. Rivolgendosi al produttore di serpenti sintetici, Deckard finisce nel locale Taffey, nel quarto settore. Da qui chiama Rachael invitandola a bere qualcosa, ma quella rifiuta. Il cacciatore di taglie, attirato dallo spettacolo di miss Salomè ed il serpente, la raggiunge nel camerino. Con un pretesto, alla presenza di quella, indaga per la stanza. Uscita dalla doccia, la donna lo aggredisce per poi darsi alla fuga. Corsole dietro, Deckard riesce a freddarla in un centro commerciale, sotto gli occhi di Kowalski. Pochi minuti dopo il replicante lo blocca in strada e quando sta per ucciderlo, rimane freddato alla testa da un colpo di pistola esploso da Rachael, giunta proprio in quell’istante. A casa da soli, Deckard confessa a Rachael che lui non le darebbe mai la caccia e concludono la serata teneramente. Nell’appartamento di Sebastian, colpito dalla sindrome di Matusalemme a causa della sua permanenza sulla terra, giunge anche Batty. Lui e Pris si amano, e sono gli ultimi modelli Nexus 6 sulla terra. Entrambi convincono Sebastian a condurre Roy dal dr. Tyrell, colui che li ha progettati.  Alla presenza di quello, l’androide gli chiede di allungare loro la vita ma di fronte alla risposta negativa del loro creatore, lo uccide stringendogli la testa in un bacio mortale. Poco dopo, alla radio, Deckard apprende della morte di Tyrell e di Sebastian e va a casa di quest’ultimo. Nascosta tra i pupazzi costruiti dal progettista genetico, Pris riesce a colpire il cacciatore, ma alla fine muore colpita a morte da quello. Sopraggiunge Roy che trova la sua donna morta. Risparmia per ben due volte la vita a Deckard, ma alla fine si consegna anch’egli alla morte. Tornato a casa Deckard trova Rachael, androide fuggita dalla Tyrell, nel suo letto. Decidono di fuggire assieme verso un futuro ecologico.

A tre anni di distanza dal grande successo di Alien (1979) Ridley Scott, regista d’origine britannica alla sua terza pellicola, torna a trattare la fantascienza ispirandosi, con qualche libertà, al romanzo di Philip K. Dick Ma gli androidi sognano pecore elettriche? ed alla quale memoria la pellicola è dedicata. Mantenendo la struttura narrativa del racconto, che fino all’adattamento cinematografico di Scott era stato considerato come uno dei minori dello scrittore americano, nella stesura della sceneggiatura (H. Fancher e D. W. Peoples) il regista trova invertiti i rapporti tra la coppia uomo-androide donna, ridipingendo il cacciatore di taglie come un uomo sicuro di sé (mentre nel romanzo è un debole in partenza) e l’androide come la figura che subisce il replicante progresso della genetica (nel romanzo invece la figura di Rachael è più simile a quello di una dark lady al soldo dell’azienda, che addirittura uccide la capra appena acquistata di Deckard per vendetta). Invertendo questo rapporto, egli tiene lontano anche il difficile discorso del Mercerianesimo affrontato nel testo (una traccia forse si trova nell’edipico bacio mortale tra il Creatore ed il Figliol Prodigo), così come manca il riferimento all’uso della scatola empatica che dovrebbe differenziare gli umani dagli androidi e che invece li trasforma, nella loro quotidiana mancanza di pulsioni emotive, in androidi non ancora tali. L’impressione è che il regista abbia volutamente mantenuto una distanza tra i due corpi, ambiguità che si suggerisce nella doppia versione di questa pellicola, riproposta nelle sale nel 1991 come Director’s cut, priva della voce fuori campo di Harrison Ford/Deckard (testo scritto da Bud Yorkin) e che si conclude con più di un sospetto circa la vera natura dello stesso cacciatore. Molto altro però rispetta lo spirito del testo: il vuoto palazzo nel quale vive Sebastian, circondato da un’onnipresente ed irritante foschia, e la mancanza di contatto umano; il rapporto di intelligenza tra Batty, Sebastian e Tyrell, definito nella breve partita a scacchi, definisce anche i diversi livelli di classe; la città come metafora di un futuro senza identità spazio-temporale ed assolutamente priva di luce (ottima a questo proposito la fotografia scura di Jordan Cronenweth che esalta il buio con sottili fasci di luce morbida); il rispetto poetico per la morte (la corsa inutile di Zhoe fra i vetri; la morte di Batty); la crisi del sistema mnemonico (innesti di passato nel cervello, identità altrui vissute come proprie); l’urlo\ululato di Roy nel finale, l’Urlo di Munch che nel testo scritto richiama alla condizione sofferta dell’androide. Con questa pellicola, il genere science-fiction subisce una forte virata al noir, nella rappresentazione di una metropoli babelica che sovrasta il singolo e dove i cattivi sono svelati (evidenti) ed il male che li fa muovere sotto una costante pioggia è tutto da valutare. Esaltante la prova di Rutger Hauer, il leader filosofico dei replicanti: “Tempo bastante” la riflessione con la quale entra in scena, “E’ tempo di morire” quella con cui abbassa il capo sotto la pioggia, “Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare…” il breve monologo con il quale è entrato nella storia il suo modello di Nexus 6. Ultimi titoli di coda prima della dedica all’autore del romanzo: …with thanks to William S. Burroughs and Alan E. Noure for the use of the title Blade runner. Dopo il Metropolis (1927) di Fritz Lang (al quale sembra immolato il palazzo della Tyrell e non solo), la scenografia post moderna pensata dall’artista concettuale Syd Mead e rappresentata da Lawrence G. Paull, è sicuramente quella più interessante, rivoluzionaria e meglio realizzata del cinema di fantascienza. Probabilmente ad essa si deve la grande fortuna della pellicola, grazie a quello che è stato il sopravvento della scenografia, scenografia come regia, trucco coloristico, immagine finta trionfalmente barocca (E.Ghezzi – Paura e desiderio – Bompiani). Musiche dei Vangelis, il film costò 15 milioni di dollari.   

“Una nuova vita vi aspetta nella colonia extra mondo…”.   

 

 

Bucci Mario

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