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Velluto blu - Blue Velvet
Anno: 1986
Regista: David Lynch;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 01-04-2004


La grande guerra

Velluto blu. David Lynch. 1986. USA.

Attori: Kyle MacLachlan, Isabella Rossellini, Dennis Hopper, Dean Stockwell, Laura Dern, Hope Lange, Jack Nance, Brad Dourif.

Durata: 120’

Titolo originale: Blue Velvet

 

 

North Carolina. USA. Lumberton, il posto dove la gente sa di quanti tronchi è fatto il pasto di un castoro. Il signor Tom Beaumont è colto da un infarto. Jeffrey, suo figlio, di ritorno dalla visita in ospedale trova, in un prato, un orecchio umano. Il ragazzo lo porta all’investigatore Williams. Mosso dalla curiosità, la stessa sera ritorna a casa Williams per offrire al detective il suo contributo. Conosce Sandy, la figlia, che dice a Jeffrey di aver ascoltato il padre parlare dell’orecchio e di una donna, la cantante Dorothy Vallens. La mattina Jeffrey dopo torna da Sandy e le chiede di aiutarla ad introdursi nell’appartamento di quella. Travestito da disinfestatore riesce a farsi aprire la porta ed approfittando dell’arrivo di un uomo in abito giallo, riesce a sottrarle un mazzo di chiavi in cucina. Quella sera i ragazzi vanno allo Slow Club, il locale dove la donna si esibisce contando il brano Blue Velvet. A metà canzone decidono di tornare nell’appartamento di lei, utilizzando le chiavi che Jeffrey ha sottratto. Sandy lo attende in auto facendo da palo. Poco dopo Dorothy Vallens torna a casa e Jeffrey non riesce a sentire il richiamo di Sandy. È costretto a nascondersi nell’armadio da dove vede la cantante svestirsi e ricevere una telefonata che la sconvolge. A causa di un rumore è scoperto da quella che lo costringe a denudarsi e a finire con lei sul divano. Sono interrotti dall’arrivo di Frank Booth. L’uomo la picchia ed abusa di lei, consenziente. Quando se ne va, Jeffrey esce dall’armadio e la donna chiede anche a lui di picchiarla. Il ragazzo lascia l’appartamento ma prima di andarsene, sbirciando una fotografia che quella tiene nascosta sotto il divano, scopre che la donna è sposata e con un bambino. La mattina dopo Jeffrey racconta le sue impressioni a Sandy: l’orecchio che ha trovato è del marito della cantante e sia lui che il figlio sono ostaggi di Frank Booth, un uomo cattivo che abusa della cantante con questo ricatto. La sera Jeffrey torna a casa di Dorothy e poi la va ad ammirare al locale dove canta. Qui si accorge della presenza di Frank e decide di pedinarlo all’uscita dal locale. Il ragazzo scopre dove abita e per un paio di giorni scatta alcune fotografie. Torna a vedere Sandy per metterla al corrente su quanto ha scoperto: l’uomo vestito di giallo s’incontra con Frank Booth, e poi con un altro uomo che sembra collegato all’omicidio di uno spacciatore. Sandy è preoccupata ma lui, dopo averla baciata, è convinto di andare fino in fondo. Torna ancora una volta a casa di Dorothy che questa volta riesce a convincerlo a fare l’amore picchiandola. Quando sta per uscire dall’appartamento di lei sopraggiunge Frank con tutta la banda. L’uomo porta Dorothy ed il ragazzo a casa dell’amico Ben, in un ambiguo appartamento dove è nascosto il figlio della cantante. Dopo averglielo fatto vedere se ne vanno. Fermi in un parcheggio, Frank vuole possedere Dorothy e Jeffrey lo colpisce. Frank e la banda lo pestano abbandonandolo sul posto. La mattina dopo Jeffrey chiama Sandy per riferirle quanto accaduto e quella gli consiglia di raccontare tutto a suo padre. Jeffrey va a cercarlo nel dipartimento di polizia dove scopre che l’uomo in giallo è un poliziotto. La sera va direttamente a casa del detective Williams e gli consegna le fotografie che ha scattato sotto casa di Frank. Trascorrono un paio di giorni ed il ragazzo torna dai Williams per uscire con Sandy. Quella sera scopre che il detective è amico dell’uomo vestito di giallo. I ragazzi vanno a ballare ad una festa e si baciano. All’uscita sono però inseguiti da Mike, il ragazzo al quale Jeffrey ha soffiato Sandy. Il ragazzo vuole picchiarlo ma sopraggiunge Dorothy nuda e piena di lividi. Il ragazzo si reca nel suo appartamento e scopre il cadavere del marito di lei e dell’uomo vestito di giallo. L’arrivo di Frank costringe ancora una volta Jeffrey a nascondersi nell’armadio ma quando quello lo scopre e vuole ucciderlo, è Jeffrey a sparargli in fronte. Il ragazzo si sveglia fuori da casa propria, chiamato da Sandy. Suo padre si è rimesso dopo l’infarto e Dorothy riabbraccia suo figlio. Un pettirosso sul davanzale della casa tiene in bocca uno scarafaggio.

Per molti, non a torto, il miglior film di David Lynch, da lui anche sceneggiato prima dell’insuccesso di Dune (1984) e prodotto da De Laurentis. Velluto blu è una canzone [1], un tessuto liscio che lega un mondo oscuro, a metà strada fra il sogno e l’incubo. È il lato oscuro delle cose, il masochismo dell’amore di fronte al suo fascino (l’incubo di Jeffrey dopo il primo incontro con Dorothy “è buio” + “picchiami” = nero masochismo), è il cammino incerto di Jeffrey, che ha scelto di addentrarsi nel cuore delle tenebre (“Fino a dove vuoi arrivare Jeffrey?” gli chiede Sandy), in un appartamento in cui scopre la violenza ed il sesso, l’oscurità e la follia. Il suo cammino, infatti, che indugia, incassa e fantastica, non si sa se soddisfa la sua curiosità come fosse un detective o un pervertito. David Lynch costruisce, grazie all’uso dei suoni off di Alan Splet, di dettagli oscuri, e all’ambiguità dei messaggi, una storia originale senza manierismi o strizzatine d’occhio. Velluto blu è un noir masochista sui generis, alla Lynch insomma. È lo sguardo che entra, che approfondisce, che simula, che ascolta (l’ingresso nell’orecchio mozzato, simbolo di un equilibrio perso) che partecipa al fatto entrando nella stanza del mistero, intrufolandosi nell’appartamento, come non riusciva a fare invece James Stewart in La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock, bloccato sulla sua sedia a rotelle da una gamba ingessata (dall’eccessivo rigore del suo regista) senza riuscire a soddisfare personalmente il suo voyeurismo. Disse a tal proposito il regista “Ho sempre desiderato intrufolarmi nella stanza di una ragazza per guardarla di notte e forse, a un ceto punto, vedere qualcosa che fosse un indizio in un caso d’omicidio” [2]. Velluto Blu è la pellicola che meglio di tutte le altre mette in chiaro le scelte tematiche del regista: mostrare il lato oscuro della provincia americana, spesso descritta nel cinema come idilliaca e gentile. Il risultato è il contrasto dei modelli e dei mondi apparenti, in superficie, nascosti, soffocati, ambigui come è ambigua la stessa figura di Jeffrey che di fronte all’amore, al volo dei pettirossi che Sandy racconta di aver sognato, preferisce avanzare nell’incubo di un gruppo di folli, preferisce immaginare un insetto nero che l’amore stringe come preda, sceglie di condividere la sua malattia con quel mondo (“Adesso la tua malattia è in me” dice Dorothy dopo il rapporto con Jeffrey), assolutamente uno strano mondo, come convengono i ragazzi al bar mentre discutono di quello che Jeffrey man mano scopre, un mondo nero dove ciascuno è succubo di qualcun altro [3]. Superbi Dennis Hopper (premiato al Festival di Montreal) ed Isabella Rossellini (dark lady priva di appeal erotico, fattasi corpo), involontari partner di un incubo nel quale si trova coinvolto come terzo incomodo il ragazzo, il feticcio Kyle MacLachlan, davvero adatto per questo ruolo. Tutta la parte in cui lui s’intrufola nell’appartamento e subentra Dennis Hopper per violentare la Rossellini è costruita sul rapporto tra sguardo e sottomissione dei personaggi: lui che guarda, mentre sia la cantante che lo psicopatico chiedono di non essere guardati.  Molto accurata è anche la fotografia scura e pastosa di Frederick Elmes, e la prima collaborazione con Angelo Badalamenti, compositore del commento musicale in stile jazz. L’appartamento di Ben, nel quale è tenuto nascosto il figlio di Dorothy e dove Frank porta Jeffrey per fargli assaporare il giro del piacere, mostra parte delle influenze cinematografiche del regista: da Federico Fellini a Roger Corman, senza perdere di vista le diversità congenite del cinema di Tod Browning. Velluto blu è il primo film di Lynch in cui non c’è bisogno di corpi mostruosi, in cui la mostruosità è una costante divaricazione del reale, della norma e non dalla norma [4] e che presto si trasformerà nel serial televisivo Twin Peaks. Di questo film si è detto molto, soprattutto che non fu selezionato al Festival del cinema di Venezia perché l’allora direttore Gian Luigi Rondi ritenne osceno il corpo di Isabella Rossellini [5] nei confronti dei genitori Ingrid Bergman e Roberto Rossellini. La pellicola ottenne ugualmente una nomination all’Oscar come miglior regia, vinto quell’anno da Oliver Stone con Platoon (1986).

 

 

Bucci Mario

        [email protected]



[1] La canzone originale è di Bobby Vinton, scritta agli inizi degli anni ‘60

[2] Riccardo Caccia – David Lynch – Il castoro cinema

[3] Morando Morandini – Dizionario dei film 2004 - Zanichelli

[4] Enrico Ghezzi – Paura e desiderio - Bompiani

[5] Riccardo Caccia – David Lynch – Il castoro cinema