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Gli ultimi fuochi - The Last Tycoon
Anno: 1976
Regista: Elia Kazan;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 01-04-2004


La grande guerra

Gli ultimi fuochi. Elia Kazan. 1976. USA.

Attori: Robert De Niro, Tony Curtis, Robert Mitchum, Jeanne Moreau, Ingrid Boulting, Jack Nicholson, Donald Pleasence, Theresa Russell, Dana Andrews, Ray Milland, John Carradine, Anjelica Huston

Durata: 125’

Titolo originale: The Last Tycoon

 

 

California. USA. Anni ’30. Un anziano custode porta un gruppo di turisti a visitare gli studios di una grossa produzione cinematografica. Una sera un grosso terremoto distrugge le tubature idrauliche di un set. Accorso sul luogo, Munroe Stahr, capo rampante della produzione, rimane affascinato dalla presenza di un’intrusa che assomiglia alla sua defunta moglie. Ordina allora alla segretaria di rintracciarla mentre Cecilia, la figlia del magnate d’origine irlandese Pat Brady, collega anziano di Munroe, riesce a farsi promettere un ballo alla prossima serata di gala. Ad una riunione con i più grandi ed anziani rappresentanti della casa di produzione, anche Munroe sembra contrario a venire a patti con il nascente sindacato degli scrittori e degli sceneggiatori, mosso da una rivendicazione di tipo comunista. Rintracciata intanto la donna, non riesce ad approfondire la sua conoscenza. Il giorno dopo, alle prese con una pellicola dalla difficile gestazione, affianca allo sceneggiatore principale due collaboratori, dopo aver insegnato a questo il cinema secondo la sua particolare teoria del nichelino. Alla serata di gala incontra nuovamente la donna e dopo aver danzato con lei, riesce ad ottenere un appuntamento per la mattina dopo. Munroe porta Kathleen, questo il suo nome, a visitare un appartamento in costruzione sulla scogliera, di sua proprietà. La donna si concede. Trascorso del tempo, Munroe riceve una sua lettera nella quale ella lo informa d’essere pronta al matrimonio con un altro uomo. Cecilia, innamorata di Munroe, discute con lui nel suo ufficio della serata di gala e poi scappa in lacrime nell’ufficio del padre dove lo scopre con una donna nascosta nell’armadio. Dopo l’ennesima insoddisfazione della pellicola che stanno producendo, Munroe riceve una telefonata ed un nuovo appuntamento da Kathleen, ancora una volta per mettere fine alla loro brevissima relazione. Alla sera della prima della pellicola, Munroe torna alla casa sulla scogliera con Cecilia, senza approfittare di lei. Kathleen, in risposta ad una lettera scritta di pugno da Stahr, torna a farsi sentire ma dopo aver preso appuntamento per l’intero weekend, gli invia un telegramma nel quale gli annuncia di essersi appena sposata. A casa della famiglia Brady, Stahr incontra il rappresentante del nascente sindacato degli sceneggiatori, il comunista di New York, Brimmer, con il quale, dopo essersi ubriacato, cerca di battersi dopo una partita a ping pong. Brimmer lo stende con un pugno e lui si addormenta ubriaco fra le braccia di Cecilia. A mezzogiorno della mattina dopo è convocata un’assemblea straordinaria dei grandi nella quale lo informano che è sostituito nella contrattazione con N.Y. e gli consigliano di godersi una vacanza. Munroe, preso atto delle decisioni del gruppo, torna nel suo ufficio e rivede la teoria del nichelino come se fosse egli stesso a parteciparvi e Kathleen la donna protagonista. Fuori, mentre vaga solo tra i desolati set della produzione, scompare nell’ombra di uno di questi.

Dal romanzo incompiuto The Last Tycoon (1941) di Francis Scott Fitzgerald, un bell’esempio di teoria del cinema. Dotato di un montaggio superlativo (di Richard Marks) ed al quale ruolo spesso si fa riferimento nel film (la morte del montatore dopo l’esempio del nichelino fatto da De Niro), l’ultimo lavoro del regista di origini turche (chiamato a sostituire Mike Nichols) ha alle spalle una solida sceneggiatura scritta da Harold Pinter ed un’ottima fotografia diretta da Victor Kemper (il cui punto più alto è nella partita a ping pong tra De Niro e Nicholson), nonché una manica di grandi professionisti perfettamente calati nei panni dei protagonisti. Il probabile declino di un impero rappresentato dal suo m miglior rampollo, Munroe Stahr, un personaggio modellato su Irving Thalberg (1899-1936), giovane genius della MGM [1]. Sarcastico (“Che genere di rivoluzione vogliono i finocchi?” “Una comunista, naturalmente!”), cinico (la breve scena della morte del montatore “Forse non voleva disturbarci…”), sintetico e schietto (“Ho sempre desiderato toccare dieci milioni di dollari” Brimmer dopo aver colpito Munroe), Gli ultimi fuochi è un film che si costruisce su se stesso (la vita di Munroe e la pellicola che si sta producendo, la doppia scena del nichelino, il cinema nel cinema ovviamente), moltiplicando così i diversi piani d’interpretazione delle immagini, mantenendo sempre una contestualità narrativa costante. Per il critico Antonio Costa, l’intera scena in cui Munroe spiega allo scrittore Boxley che cosa è il cinema, rappresenta una perfetta sintesi del linguaggio cinematografico legato al suo scopo. Per l’intero dialogo sono state sfruttate più di quaranta cambiamenti d’inquadratura, con uso di tutte le variazioni di scala e angolatura possibili in quel determinato ambiente [2]. Ottimo l’incastro tra la cronaca maccartista, l’ambiguo intreccio sentimentale, e la coraggiosa intenzione di svelare il cinema dal suo interno, dalle viscere. In questa pellicola Robert De Niro è doppiato da Luigi Proietti; comparsata per Theresa Russell (è la ragazza che sbuca dall’armadio). Chi è l’uomo che abbraccia Kathleen nella seconda ricostruzione di Munroe? È Pat Brady? Un altro uomo? O il nichelino?

 

 

Bucci Mario

        [email protected]



[1] Morando Morandini – Dizionario dei film 2004 - Zanichelli

[2] Antonio Costa – Sapere vedere il cinema – Bompiani