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La grande rapina al treno - The great train robbery
Anno: 1903
Regista: Edwin Stanton Porter;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USa;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

La grande rapina al treno.  Edwin Stanton Porter. 1903. U.S.A.

Attori: Max “Broncho Billy” Aronson, George Barnes, Frank Hanaway, Mark Murray

Durata: 12’

Titolo originale: The great train robbery

 

 

Un gruppo di delinquenti fa irruzione nell’ufficio di una stazione ed imbavaglia il funzionario telegrafista. Appostandosi sotto una cisterna vicino alla ferrovia, salgono furtivamente sul treno quando questo si ferma a fare rifornimento. Uccidono il custode del vagone merci e fanno saltare in aria una cassa di valore. Riescono a conquistare anche la locomotiva dopo aver ucciso uno dei due macchinisti. Fatto fermare il treno, derubano prima tutti i passeggeri, uccidendone uno che aveva provato a darsi alla fuga, e poi si fanno trasportare dal macchinista in un punto della foresta dove hanno nascosto i cavalli. Il funzionario imbavagliato riesce comunque a liberarsi grazie all’intervento della figlia e ad avvertire alcuni pistoleri della rapina al treno. Inseguendo i malviventi, il gruppo di pistoleri riuscirà ad ucciderli tutti ed a recuperare il malloppo.

Riconosciuto come il primo western della storia del cinema, ricco di elementi drammatici (l’irruzione del fatto nella scena del ballo), prodotto dalla Edison Company, il film di Edwin Porter, artigiano di origini scozzesi, si rifà ad una storia vera (a sua volta utilizzata anche per una rappresentazione teatrale) e della quale si assume l’incarico di scriverne la sceneggiatura e di farne da fotografo. Sebbene manchi ancora una teoria del linguaggio narrativo cinematografico, ne sono presenti già parecchi elementi: c’è già la profondità di campo (il treno che arriva alla stazione e che s’intravede dalla finestra, il movimento degli attori in direzione della macchina da presa nelle scene in cui c’è la colluttazione sul treno e quando un passeggero cerca di fuggire, tutti campi medi e lunghi); si utilizza un set mobile per rendere reale quanto accade sul treno (il vagone aperto fa vedere il fondale che scorre velocemente); ci si avvale per la prima volta del montaggio per le 14 sequenze (Porter è considerato lo scopritore del montaggio secondo Franco La Polla su Cinema di tutto il mondo di Alfonso Canziani, il primo a rivoluzionare il tempo narrativo slegandolo dalla sua coincidenza con quello reale) e soprattutto si cerca di colpire lo spettatore, in questa pellicola quasi nel vero senso della parola, con i sei colpi sparati dal bandito (interpretato da George Barnes) direttamente in macchina, sul pubblico, a fine pellicola. Proprio a tal riguardo si ricorda che questa scena fu aggiunta all’opera originale e che una volta distribuita, nelle istruzioni per i protezionisti, si diceva che poteva essere messa in testa, in coda o nel mezzo (Enrico Ghezzi – Paura e desiderio), senza che avesse avuto un contesto temporale e narrativo legato al resto del lavoro. Questa particolarità contribuì a rendere celebre non più la pellicola in quanto tale (che comunque ottenne un grosso successo) ma l’idea che del cinema se ne poteva fare un’arte in movimento (il movimento del segmento cinematografico all’interno dello stesso film). Elementi di finzione rimangono le scenografie (la porta che si richiude dell’ufficio è visibilmente di cartone come il resto del set) ed il fantoccio che sostituisce lo stunt (quando un bandito scaraventa il macchinista giù dal treno). Quella che Porter riprende è comunque una realtà che ha elementi di finzione estremamente violenti (guardare i colpi del bandito al macchinista) e che fece di questa drammatica ferocia il proprio successo: costato 150 dollari fu stampato in centinaia di copie e venduto a 11 dollari a copia (il Morandini 2003). Le riprese furono girate nel settembre del 1903 a Dover, nel New Jersey, lungo la ferrovia della Delaware-Lackawanna and Western. Alcuni dizionaristi si riferiscono a questa pellicola con il titolo di Assalto al treno (Paolo Mereghetti e Alfonso Canziani)

 

 

                                                                                                                      Bucci Mario

                                                                                                     [email protected]