Irrèversible.
Gaspard Noè. 2002. FRANCIA.
Attori: Monica Bellucci,
Vincent Cassel, Albert Dupontel, Jo Prestia
Durata: 95’
Due uomini, uno mezzo nudo e
l’altro vestito, filosofeggiano nell’appartamento sopra la discoteca Rectum.
Dal locale esce, trasportato in barella, Marcuse. Egli vi era entrato in
compagnia dell’amico Peter, alla ricerca de Il Tenia, per compiere una
vendetta. A condurli in quella discoteca era stata l’informazione di un
travestito che una coppia di malavitosi del quartiere aveva riconosciuto
trovando una borsetta nel sottopassaggio. Il transessuale, infatti, era stato
picchiato proprio pochi minuti prima da Il Tenia, ed aveva assistito alla
violenza sessuale che questo aveva poi compiuto su Alex, la ragazza di Marcuse.
Alex aveva deciso di tornare da sola da una festa alla quale aveva partecipato
in compagnia di Marcuse e Peter, e per attraversare la strada aveva scelto
proprio il sottopasso. Poco prima di andare alla festa, Alex aveva anche
scoperto di essere in cinta di Marcuse.
Secondo lungometraggio per il
franco-argentino Noè, all’insegna del cinema teorico per spettatori duri di
stomaco. L’idea principale, infatti, ruota tutta attorno alla frase che l’uomo
mezzo nudo pronuncia all’inizio del film “Il tempo distrugge ogni cosa”.
In questa sua sfida personale, Noè riesce, non senza difficoltà, nell’impresa
di distruggere il percorso narrativo temporale comune, partendo dalla fine
della storia e ripercorrendo la trama al contrario (partendo da dietro, dal
Rectum che è la discoteca dove si consuma l’ultima violenza) attraverso
espedienti dell’immagine che ruota tra una sequenza e l’altra, confondendo così
anche le coordinate spaziali. Appoggiando tutto il peso del film sulle due
scene aggressive (quella dell’estintore e quella della violenza sessuale sulla
Bellucci) egli arriva al lungometraggio con diverse sequenze da chiacchiericcio
tra i protagonisti. In questo suo percorso all’indietro (la pellicola termina
come se fosse rientrata nel proiettore in sala) egli passa dalla veemenza narrativa
del finale (videocamera che confonde le immagini, le deforma fino a disturbare
lo spettatore) fino alla calma che anticipa la serata che attende i
protagonisti, fino a quando cioè la storia deve ancora cominciare (utilizzando
così una patinata classicità dell’inquadratura). Forte rimane comunque la
scelta di piazzare la m.d.p. a terra, immobile, a pochi passi dalla Bellucci
mentre è violentata (in una sequenza lunga oltre dieci minuti). Percorrendo il
cammino all’indietro però, egli non rinuncia alla simmetria e così, il rapporto
anale che Marcuse confessa di voler avere con Alex, si consuma nella violenza
de Il Tenia, e la vendetta che sempre lo stesso Marcuse vorrebbe compiere, è
invece concretizzata da Peter, il compagno precedente di Alex, colui che alla
fine è quello che più di tutti è toccato dalla violenza che quella ha subito.
Presuntuosa l’ultima immagine sul poster di 2001: odissea nello spazio e
quel frammento d’universo che si coglie nell’ultimo fotogramma. Due parole,
pronunciate nei dialoghi della sceneggiatura, pongono un’unica domanda:
Marcuse, quando si presenta ad una ragazza durante la festa, dice di chiamarsi
Vincent (poi correggendosi) e quando è da solo in casa con Alex, fa
apprezzamenti positivi al suo posteriore italiano. È una scelta
volontaria da parte del regista quella di rompere per un attimo la trama della
pellicola ed inserire due elementi reali (i due attori, Vincent Cassel e Monica
Bellucci, fanno coppia anche nella vita) o si tratta di un eccessiva libertà
nei dialoghi? Il personaggio che all’inizio si racconta nudo nell’appartamento
sopra la discoteca per gay, è il protagonista della pellicola precedente del
regista, Il macellaio, inedita in Italia. Monica Bellocci, con questo
lavoro, ha forse trovato l’unico regista che l’abbia fatta apparire quasi
un’attrice (anche se il meglio di sé lo da proprio nella scena della violenza,
quando cioè non può parlare).
Bucci Mario
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