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Attori: Nanni Moretti, Margarita Lozano, Ferruccio De
Ceresa, Enrica Maria Modugno, Marco Messeri
Durata: 95'
Michele Apicella è diventato
prete. Forse con quest’affermazione si rischia di ridurre eccessivamente il
lavoro del regista romano perché non è solo così. Nanni Moretti abbandonando il
personaggio che gli aveva permesso di mettere in scena le sue inconcludenti
contraddizioni, decide di rappresentarne uno nuovo, sbarbato, che questa volta
ha il coraggio di confrontarsi con il viso pulito in un ruolo istituzionale
come quello appunto della Chiesa. È la rappresentazione di una metamorfosi
quella di Michele-Nanni-Giulio (quest’ultimo il nome del suo personaggio) che
decide di parlare più con il cinema che con il pubblico, che abbandona il ring
di Io sono un autarchico (1976) e veste i panni di un messia che accusa
tutto e tutti, che non ascolta, che ha i suoi problemi e che ha individuato
nella solitudine la morte dell’uomo. Don Giulio, appena assegnato ad una chiesa
di borgata romana, decide di ritornare a casa e, preoccupato per la situazione
di alcuni suoi amici ma soprattutto di quella della sua famiglia, cerca di
ricomporne il significato secondo un rigido esempio del pensiero cattolico
(quando la sorella gli dice che vuole abortire Giulio risponde “…prima
ammazzo te e poi mi ammazzo…oppure quando la mamma muore “…non ti
perdonerò mai…”). Diminuisce l’aspetto ridicolo del suo cinema-personaggio
ed aumenta la tristezza dei suoi pensieri (come al solito, la sceneggiatura
ancora una volta è del regista stesso e dell’amico Sandro Petraglia). Un film
sulla sgradevolezza della morale, un lavoro sull’impotenza, sui gesti inutili.
La pellicola si chiude con un ballo sulle note di Ritornerai di Gino
Paoli, nella chiesa dove don Giulio ha finito di celebrare il matrimonio
dell’amico Cesare. Vincenzo Salemme (regista) compare come l’amico terrorista;
Luigi Moretti, padre del regista, è il magistrato del processo. Orso d’argento
al Festival di Berlino.