Lo
strano vizio della signora Wardh. Sergio Martino. 1971. ITALIA.
Attori: George Hilton, Edwige
Fenech, Ivan Rassimov, Cristina Airoldi
Durata: 98'
La signora Wardh (E. Fenech)
custodisce come segreto un passato particolare con un suo ex uomo, Jean, basato
sulla violenza ed il sesso (vizio al quale il titolo si riferisce). La signora
Wardh da quasi un anno è anche moglie di un uomo sposato per dimenticare
proprio quella burrascosa e difficile precedente relazione. Di ritorno a
Vienna, città spaventata dalla presenza di un assassino che uccide donne con un
rasoio, la coppia dovrà scontrarsi con il passato della signora Wardh, perché
Jean dimostrerà in diverse maniere di non aver ancora accettato la loro
separazione. Durante una festa, la signora Wardh conosce un terzo uomo, George
(G. Hilton), ereditiere, prestante e di classe. Dopo un esaurimento nervoso, a
causa della morte di Jean e della sua immagine ossessiva, la signora Wardh
decide di fuggire in Spagna con George, mollando il marito a Vienna, dove intanto
l’assassino è stato ucciso da una delle sue stesse vittime. In Spagna invece
Jean fa di nuovo la sua apparizione…..
C’è un po’ di tutto nel film
esordio di Sergio Martino, a partire dalla citazione freudiana con la quale si
apre il film e che richiama alla violenza come gene presente nel DNA d’ogni
essere umano (dalle particolari relazioni tra Jean e la signora Wardh, alla
caccia subacquea, alla lite di due donne ad una festa….). Impresso attraverso
inquadrature ora simmetriche ora deformanti e coraggiose, quasi carnali per
come sono attaccate ai corpi degli attori, il film forse pretende troppo
dall’intricatissima trama, ed il colpo di scena finale si rifà troppo alla
volontà di stupire che fu de I diabolici (1954) di H-G. Clouzot. La
definizione dei personaggi risente sin dalle prime immagini
l’influenza/coincidenza con Dario Argento nella descrizione dell’assassino
secondo gli stereotipi più comuni: guanti neri, inquadratura delle scarpe o
poco sotto il collo, rasoio come arma. Musiche psichedeliche e d’effetto (Nora
Orlandi) come si facevano una volta e come non si sanno più rifare. La più
bella sequenza di tutto il film è il primo flashback di Edwige Fenech in taxi,
quando ricorda un rapporto con Jean all’aperto sotto una pioggia incessante.
Bello. Più giallo che sexy, s’inserisce perfettamente nella lista dei thriller
all’italiana.
Bucci Mario
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