Eraserhead
– La mente che cancella. David Lynch. 1977. USA.
Attori: John
Nance, Charlotte Stewart, Jeanne Bates, Judith Anna Roberts, Jack Fisk, Laurel
Near.
Durata: 90’ min.
Titolo
originale: Eraserhead
La testa di Henry, sulla quale si sovraimprime un pianeta.
Un uomo ricoperto di cicatrici aziona delle leve su un macchinario, un feto è
sparato in una pozza di liquido scuro. La m.d.p. attraversa un cratere e si
ferma sul volto del protagonista: Henry che torna a casa. Sul pianerottolo del
suo appartamento la vicina gli dice che Mary ha chiamato e lo aspetta a cena a
casa sua. Lui non la vedeva da tempo e conservava ancora una sua foto,
strappata in due pezzi. A cena Mary gli presenta la sua famiglia, composta di
una madre e di un padre, ed una nonna che in stato catatonico fuma sigarette
senza muovere nemmeno le labbra. A tavola gli viene servito un pollo sintetico
che si rianima non appena Henry prova a tagliarlo, mentre la madre di Mary è
colta da un attacco epilettico brevissimo. Chiamato in disparte da quella,
Henry è messo al corrente che Mary ha partorito un feto prematuro e che la
coppia deve sposarsi. Mary ed Henry vanno così a vivere insieme, e lei
trascorre le giornate ad accudire il feto-embrione che ha partorito. Una notte
Mary decide di andarsene via di casa perché non riesce a dormire a causa dei
pianti del feto ed i due litigano definitivamente. Rimasto solo, la mattina
dopo Henry si accorge che il feto sta male, ma non sa che fare. La notte, sogna
una donna con due tumori sul viso che balla su un piccolo palco mentre intona
una canzone che parla della bellezza del Paradiso. Ai suoi piedi c’è il feto
che la donna calpesta alla fine della canzone. Henry si risveglia e trova la
moglie accanto a lui che espelle altri feti e lui li getta tutti contro la
parete. Prende allora un verme che custodiva in un cassettino e vede che questo
si anima fino a che nel suo lamento egli non si ritrova, come se stesse nello
steso appartamento ma in una situazione differente. Difatti la moglie è sparita
e la sua vicina di casa gli chiede se può dormire da lui visto che è rimasta
chiusa fuori e mentre i due si baciano a letto, affondano fra le coperte, in un
liquido biancastro. Sogna ancora una volta la donna con il tumore alle guance,
e questa volta è con lei sul palco. La testa di Henry schizza via ed al suo
posto spunta quella del figlio-feto. La sua testa vera invece, cade dal cielo
sulla strada dove un bambino la raccoglie e la vende ad una fabbrica che ne
produrrà gomma per matite. Henry si sveglia ancora, solo in casa questa volta
ed ancora con il feto. Prova a bussare alla porta della vicina ma questa in un
primo momento è fuori e poi fa ritorno con un altro uomo. Henry decide allora
di tagliare le fasce del feto e dopo uccide quello pugnalandolo con le forbici.
Dal corpo del feto è espulsa una sostanza che minaccia invadere la stanza. Il
pianeta che all’inizio era in sovrimpressione sulla sua testa, esplode, mentre
l’uomo addetto alle leve non riesce più a controllarle. Immerso dalla luce,
Henry abbraccia la donna con i tumori.
Raccontare la trama di Eraserhead è impresa
inevitabilmente votata al fallimento (Riccardo Caccia. David Lynch. Il castoro
cinema). Il primo lungometraggio del regista americano, è un parto
difficile e lungo, totalmente visionario e avanguardista. Quando vi fu la prima
(a quattro anni dall’inizio dei lavori) Variety pubblico la recensione
concludendo “Prospettive commerciali nulle”. Concentrato a raccontare
attraverso il postmoderno (linguaggio cinematografico e l’ambiente nel quale si
muovono i protagonisti) una storia che è un inestricabile rompicapo, un insieme
di scatole cinesi che aprono sempre sulla prospettiva del dubbio, e sul quale
incombe un’incongruenza di suoni off (e nemmeno tali in realtà) Eraserhead
è un film che immerge spettatore e protagonista nel medesimo vuoto. Fu proprio
nel circuito off, quello dei midnight movie che in quel periodo faceva
grande un film come The Rocky Horror Picture Show (1975) di Jim Sharman,
che la pellicola ottenne successo sino a raggiungere il livello di cult
movie. In questo viaggio onirico
nel realismo postindustriale, il cinema di Lynch si mostra asciutto ed al tempo
stesso ridondante, corretto ed al tempo stesso baro. In questa pellicola, il regista ha riassunto la maggior parte
delle idee, degli embrioni, che più in la svilupperà con estro a volte
maggiore: tema dell’alterità (inteso non come l’altro, ma come insieme
di diversi e dove non esiste l’idea della normalità); partecipazione degli
oggetti, delle cose, come se potessero animarsi (ed a volte lo fanno davvero),
oggetti che prendono e perdono il loro significato ordinario; modello noir
fatto di vuoti, bui, mancanze e neri dai quali affiorano pallidi personaggi;
predilezione per la composizione del film e non solo per il girato.
Un matrimonio forzato, un parto non voluto, la morte di una famiglia, Eraserhead
è anche un brandello della memoria biografica del regista, l’esperienza con la
prima moglie Peggy e la figlia, a Philadelphia, vissuta in un quartiere ghetto
e ricco di violenza. Eraserhead è una pellicola che ha la sua forza
però, nel quasi paranoico rispetto delle regole cinematografiche (tutte le
inquadrature ripetono un modello non originale senza interventi davvero
visionari) dilatate in tempi che le trasformano in non cinematografiche, non
commerciali, addirittura violente. Suono e tempo sono i veri elementi che
scuotono lo spettatore, producono angoscia, in un mondo che il regista mostra
come assolutamente normale. Lynch ha definito questa pellicola come un sogno
di cose oscure e inquietanti (il Morandini 2003 – Dizionario dei film).
In molti sono coloro che hanno letto soprattutto il tema della sterilità nella
pellicola, riconoscendo molte affinità con l’esordio dietro la m.d.p. di Luis
Bunuel, Un chien andalou (1929) nel quale confronto però, il regista
americano perde concretamente sul piano della poetica. Per Enrico Ghezzi Eraserhead
non ha nulla della facilità delle inversioni ed invenzioni surrealiste, né
della studiata figuratività espressionista (Enrico Ghezzi - Paura e desiderio).
Per gli effetti speciali utilizzati per il feto, Lynch non ha mai voluto dire
come egli stesso li ha realizzati. Jack Fisk, amico di vecchia data e
collaboratore del regista, è l’uomo con le cicatrici addetto alle leve.
Bucci Mario
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